La prima volta che ho visto una foto di Onomichi ho pensato che fosse una città fluviale. L’abitato si sviluppa infatti su due sponde: una sulla terraferma, dove si trova la parte storica di Onomichi; l’altra sull’isola di Mukaishima, che chiude il mare in uno stretto così lungo da farlo sembrare un fiume. Se poi lo sguardo si sposta sul ponte sospeso che collega le due sponde della città, lo stretto si allarga e il paesaggio diventa chiaramente marino, costellato da un viavai di navi mercantili che trafficano il porto di Onomichi.
La vista dall’alto ci apre lo sguardo sulla storia portuale e mercantile della città, che per lungo tempo ha beneficiato di un’economia comparabile a quella della vicina Hiroshima. La stessa impressione di città mercantile si ha quando, uscendo dalla stazione, ci si incammina verso le banchine del porto.
Addentrandosi invece tra le stradine che risalgono la città vecchia ci si perde in un labirinto creativo di stili. Si attraversa la ferrovia, si salgono i primi scalini e quando poi, voltandosi, si vede passare un treno, si ha la sensazione di trovarsi in un anime. Continuando a salire, i vicoli tortuosi ci portano in un borgo toscano, d’altronde l’odore forte di salsedine è quello del Mediterraneo. Il cielo azzurro e gli alberi di limone confermano questa impressione, ma il tempio buddhista in cima alla scalinata ci porta di nuovo in oriente. E poi quando, sulla via del ritorno, prendi quel vicolo buio sulla sinistra, ti ritrovi in un mondo parallelo, popolato da alberi, ombre e governato dai gatti.
Onomichi ha molte anime, è uno di quei rari luoghi che assomiglia a un sogno e non a caso ha attratto artisti, scrittori e registi. Trascorrere qui anche un solo giorno aggiungerà un capitolo inaspettato al racconto del vostro viaggio in Giappone.
Onomichi in breve
- Nome giapponese: 尾道 (Onomichi).
- Dove si trova: prefettura di Hiroshima, affacciata sul Mare Interno di Seto, a grandi linee tra Hiroshima e Okayama.
- Perché visitarla: è famosa per il suo paesaggio collinare sul mare, i templi antichi, i vicoli pittoreschi e l’atmosfera retrò.
- Come spostarsi: si esplora facilmente a piedi, in una giornata.
- Percorso ciclabile: da Onomichi parte lo Shimanami Kaido, che in 70 km attraversa sei isole fino allo Shikoku.
Come arrivare a Onomichi
Per arrivare a Onomichi da Osaka:
- Recatevi alla stazione di Shin-Osaka.
- Da qui prendete lo Shinkansen fino alla stazione di Fukuyama.
- A Fukuyama, prendete il treno della linea San-yo in direzione Mihara e scendete a Onomichi.
In tutto, ci vogliono poco più di due ore.
Se invece vi trovate a Okayama (o a Kurashiki), avete due possibilità:
- Prendere lo Shinkansen da Okayama, cambiare a Fukuyama e da qui prendere il treno della linea San-yo in direzione Mihara. In tutto, ci vogliono circa 46 minuti.
- Oppure, da Okayama, prendere il treno della linea San-yo. Questa soluzione è più economica e non prevede cambi di treno, ma per arrivare a Onomichi ci vorranno circa 83 minuti. Questo stesso treno (linea San-yo in direzione Itozaki) lo potete prendere anche da Kurashiki.
Cosa vedere a Onomichi: guida di viaggio
1. La via dei templi (temple walk)
Nome giapponese: 古寺めぐりコース (Koji meguri kōsu)
Orari: il percorso è accessibile 24 ore su 24
Orari dei templi: Variano a seconda del tempio, generalmente 8:00 – 17:00
Lunghezza percorso: 2 km circa (solo andata)
Durata: almeno 3 ore
Mappa: link alla mappa (pdf)
Giunti alla stazione di Onomichi, fermatevi un attimo allo sportello informazioni e chiedete una mappa turistica.[1] È gratuita e vi trovate segnato il cammino dei templi, che attraversa la parte vecchia della città e vi connette ai vari punti da vedere a Onomichi.
La passeggiata dei templi è lunga poco più di un paio di chilometri, che vanno dalla stazione fino al tempio più distante, il Jodo-ji. Considerate quindi in tutto almeno quattro chilometri di cammino e un tempo di percorrenza di oltre tre ore, considerando soste, deviazioni e quant’altro. La tentazione di vedere tutto è tanta, ma considerate che in soli due chilometri di cammino si incontrano più di venti templi! Secondo me quelli davvero da visitare sono, in ordine di distanza dalla stazione:
- Jikoji, il più vicino alla stazione, riconoscibile per il suo portale in pietra.
- Senkoji, la principale attrazione di Onomichi, posto sulla parte alta della collina.
- Jodoji, distante dalla stazione, quasi in disparte: è bello arrivare fino a qui.
Nella mappa sotto riporto questi e altri quattro templi notevoli: Tenneiji, Taisanji, Saikokuji e Kairyuji. Nel complesso, formano il percorso dei sette templi (o dei sette Buddha).
2. Il tempio Jikoji
Nome giapponese: 持光寺 (Jikōji)
Orari: 09:00 ~ 16:30
Data fondazione: sconosciuta; forse periodo Jōwa (834-848)
Sito web: https://shichibutsu.jp/temple/jikouji.php
Il Jikoji è la prima tappa del cammino dei templi di Onomichi. Giunti fin qui, la vostra passeggiata vi avrà già regalato i primi attimi di spaesamento, tra vicoli stretti, gatti che sbucano da pertugi misteriosi e scorci paesaggistici non propriamente giapponesi. In cima alla scalinata, vi accoglie un portale in pietra, in netto contrasto con la più comune tradizione giapponese di costruire in legno non solo i templi, ma anche l’ingresso monumentale.
Un tempo Onomichi era famosa in tutto il Giappone come “città della pietra”. Non solo per l’abbondanza di questa materia prima, ma anche grazie ai suoi abili scalpellini. Il portale in pietra del tempio Jikoji, realizzato in stile Ryugu-zukuri, è legato proprio a questa tradizione.
Il tempio è famoso anche per le sue ortensie, che raggiungono il massimo della fioritura nel mese di giugno, durante la stagione delle piogge. Non è male nemmeno il mese di marzo, con le fioriture dei susini (ume, 梅) e del profumatissimo calicanto d’inverno (roubai, ロウバイ), riconoscibile per i suoi abbondanti fiori gialli.
– Leggi anche: Alberi del Giappone: una guida tra natura, storia e viaggio
3. Il tempio Senkoji
Nome giapponese: 千光寺 (Senkōji)
Anno di fondazione: 806, voluto da Kobo-Daishi[2], fondatore del buddhismo Shingon
Religione: buddhismo Shingon
Orari: 9:00~17:00 (verifica sul sito)
Sito ufficiale: https://www.senkouji.jp/
Come arrivare: a piedi o tramite funivia
Si arriva al tempio Senkoji dopo un po’ di salite, soste per fotografie e sguardi curiosi tra i vicoli a volte sgangherati, ma non per questo meno pittoreschi, di Onomichi. Il tempio si trova nella parte alta della città e la fatica di salire le scalinate ripide è ripagata dal panorama marittimo.
Avvicinandosi al Senkoji le abitazioni diventano più rade, il cemento e l’asfalto si fanno meno insistenti per lasciare infine il palcoscenico a rocce granitiche da cui emergono qua e là bassorilievi religiosi. L’edificio principale del tempio sembra una terrazza proiettata sul vuoto, dipinta di un rosso acceso che si staglia sul grigio della montagna e sull’azzurro di cielo e mare.
È bello camminare quassù, tra rocce imponenti, spazi ristretti, edifici religiosi colorati, statue in pietra e improvvise aperture panoramiche. E trovi pure un piccolo santuario scintoista arroccato, con tanto di catena per chi vuole tentare un’arrampicata temeraria. Sembra tutto in equilibrio precario, persino magico se pensiamo alla proverbiale instabilità sismica del Giappone.
Tra le varie rocce se ne trova una sferica chiamata Tama-no-iwa. È il simbolo del tempio e si dice che in passato fosse una palla splendente che illuminava la zona. Per questo motivo il canale di Onomichi è noto anche come “Tamanoura”.
La vista dal tempio è una delle attrazioni più famose di Onomichi.
4. Il tempio Jodoji
Nome giapponese: 浄土寺 (Jōdoji)
Anno di fondazione: 616
Festività: aperto tutti i giorni
Orari: 9:00~16:00 o 8:00~17:00 (in base al periodo dell’anno)
Sito ufficiale: https://ermjp.com/j/temple/
Arrivando a Onomichi in treno da Okayama, guardando sulla destra si rimane colpiti dalla sensazione antica e misteriosa trasmessa dalla pagoda del tempio Jodoji. Il complesso templare svetta isolato nella periferia cittadina e dà l’idea di essere un posto speciale. E in effetti lo è. Si dice che sia stato fondato nel 616 dal principe Shotoku Taishi, un personaggio chiave nella storia giapponese. Siamo nel periodo Asuka (552-710), il Giappone si chiamava Yamato e il buddhismo veniva importato proprio in quegli anni dalla Corea.
Se la storia di questo tempio mette i brividi per la sua antichità, arrivarci riempie il cuore di gioia. Se siete giunti fin qua a piedi, avrete visto buona parte di Onomichi, dalle vette del tempio Senkoji, al mondo in miniatura del vicolo dei gatti, fino alla decadente via commerciale Hondori. Si attraversa quindi un sottopassaggio e si sale su una viuzza sopraelevata rispetto alla ferrovia e al mare, per entrare infine in una delle tante dimensioni speciali di Onomichi. Qui il tempo si è fermato in qualche imprecisa epoca passata e una volta superato il portale di ingresso al Jodoji, gli edifici del tempio sono pronti a raccontarti la loro incredibile storia.
5. Neko no Hosomichi – Il vicolo dei gatti
Nome giapponese: 猫の細道 (Neko no hosomichi)
Orari: aperto 24 ore su 24
Come arrivare: visualizza su Google Maps
Onomichi ha molte anime: snodo logistico marittimo, borgo abbarbicato su una collina, città dei templi, centro d’arte e letteratura, … e città dei gatti. C’è un porto di pescatori da un lato, e dall’altro un dedalo di vicoli stretti e pendii tortuosi: in questo mondo i gatti vagano silenziosi fin da tempi antichi.
Nel 1997, l’artista Sonoyama Shunji ha ristrutturato una vecchia casa quasi abbandonata in un vecchio quartiere di Onomichi, in passato dimora di ricchi mercanti. Ha trasformato la casa in un museo d’arte chiamato “Owl House”, che decise di aprire solo nelle notti di luna piena.
Da allora, numerose case in stato di abbandono sono state ristrutturate, dando vita a Onomichi Ihatov, nome ispirato all’omonima terra immaginaria nata dalla fantasia dello scrittore Miyazawa Kenji. Il vicolo dei gatti, Neko no Hosonomichi, passa proprio da qui e vi trovate, tra le altre cose, gallerie d’arte, caffè e un museo del maneki neko.
Ma quello che più sorprende, passando di qui, è la sensazione di trovarsi in un altrove parallelo, complici forse anche le numerose fukuishi-neko, pietre portafortuna con facce di gatto dipinte dallo stesso Sonoyama Shunji.
Luoghi curiosi in cui fermarsi a Onomichi
Si può parlare di questa città descrivendone le cose da vedere, ma la magia di Onomichi non si esaurisce qui. In questo luogo dai mille volti, l’anima più profonda è quella che ti invita a vagare per i vicoli stretti e tortuosi, farsi strada tra i templi, salutare qualche sorridente anziano di passaggio e scorgere con la coda dell’occhio un gatto che scompare furtivo.
La via dei templi, che conduce nei punti chiave della città vecchia, è ben segnalata, eppure non sapevo mai cosa aspettarmi ad ogni angolo che svoltavo. Un senso continuo di meraviglia mi ha accompagnato lungo tutto il percorso, in questo villaggio verticale in cui ere, stili, scalinate, templi e vecchi edifici abbandonati si accavallano senza una logica apparente.
La via dei templi poi, non è tutto. È piacevole scendere in basso e riprendere il cammino tra vie più ampie e pianeggianti. Non perdetevi lo shotengai, la via commerciale centrale coperta che qui a Onomichi è singolarmente lunga e affascinante. Si respira un’atmosfera decadente, a volte ricercata, capace di evocare anni migliori ormai irrimediabilmente andati.
Dove lo shotengai termina, i negozi continuano e sembrano mantenere le stesse insegne dell’era Showa (1926-1989). Le vie medesime sembrano restare ancorate a quell’epoca di ricchezza e speranza, ma ormai le persone che passano di qui sono poche.
Spostandosi dallo shotengai e incamminandosi verso il porto, si scopre un’altra zona della città. Qui si trovano ancora vecchi edifici che erano usati come magazzino, o anche rivendita, dai grandi gruppi mercantili. Non è un caso che questi edifici si trovassero proprio tra la zona del porto e la via commerciale dei (piccoli) negozi. Alcuni di questi edifici risalgono al periodo Meiji (1868-1912) o Taisho (1912-1926).
Sul porto, le gru e gli edifici in lamiera regalano scorci di paesaggi industriali, ma basta voltarsi un attimo per scorgere qualche negozio talmente vintage da sembrare abbandonato.
Sul treno di ritorno mi addormento di un sonno inquieto. Al risveglio, ho una vaga sensazione di déjà vu. Sorseggio il tè ancora tiepido preso al konbini, mentre nella testa iniziano a ronzare vecchie immagini… I pirati dell’oceano rosso, Gli inganni di Locke Lamora… In qualche angolo della memoria ho associato Onomichi a quei romanzi sui pirati letti tanto tempo fa. Onomichi sembra una visione onirica, un labirinto immaginato, e se non avessi le fotografie che ora scorro sul telefono, non sarei davvero sicuro di esserci stato. Onomichi rimane così: un racconto di viaggio che sconfina nel sogno.

Cosa vedere nei dintorni di Onomichi
Trovare dei luoghi da vedere nei dintorni di Onomichi è un’ottima ragione per soggiornare qui una notte e ripartire la mattina seguente per nuove mete. Come ad esempio:
- Tomonoura: un piccolo villaggio di pescatori sul mare interno di Seto, che ha ispirato lo Studio Ghibli per l’anime Ponyo sulla scogliera.
- Shimanami Kaido: l’itinerario ciclabile che parte da Onomichi e collega Honshu e Shikoku, attraversando 7 ponti e 6 isole, per terminare, dopo 70 chilometri, nella cittadina di Imabari.
- Okunoshima: l’isola dei conigli, raggiungibile dal porto di Tadano-Umi, a un’oretta di treno da Onomichi.
- Kurashiki: la romantica città dei salici e dei canali (e del denim), a poco più di un’ora di treno da Onomichi.
Note
1. È una buona occasione per avventurarvi con un po’ di giapponese. Potete chiedere “Sumimasen, Onomichi no kankō mappu o kudasai”. In alternativa mostrate direttamente il testo: 「すみません、尾道の観光マップをください。」↵
2. Kobo Daishi, o Kukai (774-835) era un monaco buddhista il cui nome, almeno per noi visitatori occidentali, è legato al monte Koyasan. Qui, nella zona del cimitero Okunoin, si trova il suo mausoleo, dove si dice che stia riposando in uno stato di eterna meditazione.↵