Naoshima, Giappone: guida all’isola dell’arte contemporanea

Fino ai primi anni ‘90 del secolo scorso, Naoshima (直島)non era altro che una delle 14mila isole del Giappone[1]. Un luogo come molti altri, con un passato industriale che ne aveva plasmato il paesaggio. Nei venti minuti che impiega il traghetto che parte dal porto di Uno, si nota la parte spoglia dell’isola, quella a nord, dove il giallo del granito locale è interrotto da rare e timide chiazze verdi. E se non ci tappiamo gli occhi, vediamo gli impianti industriali della Mitsubishi, nascosti allo sguardo interiore e al racconto di Naoshima, la cui storia ufficiale sembra iniziare con l’arte. Del passato, almeno di quello scomodo, non pare esserci traccia.

Il traghetto attracca al porto di Miyanoura. La natura, più distante dal passato e presente industriale, appare qui ricompattata. I viaggiatori sono invece accolti dal primo assaggio di arte contemporanea di Naoshima – la zucca rossa di Yayoi Kusama (Red Pumpkin, 赤かぼちゃ, Aka kabocha). Dopo le foto d’obbligo fuori e dentro la zucca, è tempo di lasciare il porto ed esplorare l’isola.

Per chi ama l’arte, il viaggio a Naoshima può diventare un pellegrinaggio tra i musei, le gallerie e le installazioni artistiche sparse un po’ ovunque. Lungo il cammino, si trovano tratti di costa selvaggia che, almeno nei periodi di bassa stagione, regalano momenti di intima solitudine.

Questa guida nasce da due giorni trascorsi a Naoshima. Se prevedete di visitare Okayama, lo Shikoku e il mare interno di Seto, potreste inserire quest’isola nel vostro itinerario di viaggio.

Naoshima in breve

  • Naoshima: piccola isola giapponese di soli 14,22 km2.
  • Dove si trova: mare interno di Seto orientale, a metà strada tra Hiroshima e Osaka (prefettura di Kagawa).
  • Perché visitarla: sede di un importante sviluppo artistico dagli inizi degli anni ‘90.
  • Musei e gallerie d’arte: ospita diversi musei progettati dall’architetto Ando Tadao, vincitore del Premio Pritzker.
  • Collezione d’arte: include opere di artisti celebri come Claude Monet, James Turrell, Yayoi Kusama e il fotografo Hiroshi Sugimoto.

7 cose da fare e vedere a Naoshima

1. Esplorare la costa dell’isola

La scoperta dei luoghi artistici di Naoshima passa attraverso tratti di costa da ammirare. Di per sé forse non valgono il viaggio, ma completano l’esperienza di quest’isola vocata all’arte. Dal porto di Miyanoura fino al Chichu Museum e oltre, lo sguardo è diretto a meridione, dove i rilievi dello Shikoku, la città di Takamatsu e lo Shimotsuiseto Bridge dominano il paesaggio. Verso il Lee Ufan Museum diventa interessante la costa di Naoshima in sé, mentre più oltre si gode dello spettacolo delle isole più vicine, da Teshima fino a Shodoshima.

2. Il museo sotterraneo Chichu Art Museum

L'ingresso del Chichu Art Museum di Naoshima
L’ingresso del museo: foto all’interno non ammesse – Foto di Kentaro Ohno CC BY 2.0

Nome giapponese: 地中美術館 (Chichū bijutsukan).
Orari: dalle 10:00 alle 17:00, ultimo ingresso alle 16:00.
Chiusura: chiuso il lunedì – verifica per conferma il calendario.
Accesso: tramite prenotazione online, da fare sul sito ufficiale.

Chichu (地中, Chichū) significa sotterraneo e in questo senso il museo è fedele al suo nome: spazi cavernosi in cemento scavati nella montagna, con gallerie dedicate a Claude Monet, James Turrell e Walter De Maria. Quello che non ci si aspetta, da un museo sotterraneo, è che sia alimentato pressoché interamente dala luce naturale: le gallerie sotterranee si aprono verso l’esterno, prendendo la luce direttamente dal cielo, senza l’intermediazione di vetro e finestre. Non ci sono barriere tra il dentro e il fuori, con le opere che prendono una luce – soffusa, naturalmente – diversa a seconda dell’ora, del giorno e della stagione.

Il museo è stato progettato dall’architetto Ando Tadao, nativo di Osaka, di cui si possono osservare molte realizzazioni in Kansai. Tra quelle che ho visitato, ricordo il Sayamaike Museum di Osaka (ingresso gratuito) e il museo d’arte della prefettura di Hyogo, a Kobe.

Se avete tempo di visitare un solo museo a Naoshima, il Chichu è la scelta migliore.

3. Il Benesse House Museum

Nome giapponese: ベネッセハウス ミュージアム (Benessehausu myūjiamu).
Orari: dalle 08:00 alle 21:00, ultimo ingresso alle 20:00.
Chiusura: aperto tutto l’anno – verifica per conferma il calendario.
Biglietti: acquistabili sul posto o con prenotazione online.

Mentre il Chichu è stato inaugurato nel 2004, quando il progetto Naoshima isola dell’arte aveva ormai preso il largo navigando con il vento in poppa, il Benesse House Museum risale al 1992, quando il nuovo volto artistico di Naoshima stava ancora muovendo i primi passi. Il Benesse House Museum – opera anch’esso di Ando Tadao – integra museo, hotel e spazi aperti circostanti, ed era basato, già allora, sulla coesistenza tra natura, arte e architettura.

Il museo espone una collezione di lavori di artisti internazionali e giapponesi, come Bruce Naumann, Yukinori Yanagi, Richard Long e Hiroshi Sugimoto, più opere d’arte in rotazione – che includono dipinti di David Hockney, Andy Warhol e Gerhard Richter. Interessante, ma non straordinario come il Chichu.

4. La zucca gialla Pumpkin, di Yayoi Kusama

Nome giapponese: 南瓜 (Kabocha).
Orari e chiusura: La zucca è accessibile a qualsiasi orario, tutto l’anno. Può capitare che venga rimossa in caso di condizioni meteo estreme che potrebbero danneggiare l’opera e mettere a repentaglio la sicurezza dei visitatori.
Biglietti: accesso gratuito.

Pumpkin di Yayoi Kusama è l’immagine simbolo di Naoshima. Una zucca gialla su un molo, a suo modo elegante, che colpisce per i suoi colori accesi che ben contrastano con l’azzurro del mare, del cielo e con la scura silhouette dell’isola di Shikoku.

La scultura originale risale al 1994, quando fu esposta negli spazi aperti intorno al Benesse House Museum in occasione della mostra “Open Air ’94 ‘Out of Bounds”. Si trattava di una delle prime opere di Yayoi Kusama progettate per essere esposte all’aperto e la sua più grande zucca realizzata fino ad allora. Quella che doveva essere un’esposizione temporanea, trovò dimora fissa sul vicino molo, dove è ancora oggi una delle più forti icone della coesistenza tra natura, arte e architettura alla base del Benesse House Museum e della stessa Naoshima.

5. Le opere di Karel Appel e Niki de Saint Phalle

Tra il Benesse House Museum e la zucca gialla Pumpkin si sviluppa un parco-galleria d’arte a cielo aperto, dove sono esposte opere di Karel Appel e Niki de Saint Phalle. Tra queste, “Frog and Cat” di Karel Apple è stata la prima la prima opera d’arte esposta a Naoshima quando, nel 1990, vide la luce il Benesse Art Site Project.

6. Il villaggio di Honmura – Art House Project

Il villaggio di Honmura è adagiato sulla costa est dell’isola. Giunto sin qui senza una meta precisa, sono attratto dal porto, dove una manciata di uomini pesca in silenzio. Mi fermo qui a osservare un pezzo di vita del luogo, per poi spingermi verso i luoghi dell’Art House Project. Come suggerisce il nome – project – si tratta di un’opera in divenire, dove gli artisti trasformano siti religiosi e case ormai vuote in opere d’arte, reinventando gli spazi interni ed esterni per intrecciarli alla storia del luogo. Le opere al momento sono sette e comprendono: Kadoya, Minamidera, Kinza, Go’o Shrine (tempio shintoista), Ishibashi, Gokaisho e Haisha – l’ex residenza di un dentista.

7. Lee Ufan Museum

Nome giapponese: 李禹煥美術館 (Ri ufan bijutsukan).
Orari: dalle 10:00 alle 17:00, ultimo ingresso alle 16:30.
Chiusura: chiuso il lunedì – verifica per conferma il calendario.
Biglietti: acquistabili sul posto o con prenotazione online.

Non ho visitato questo museo, che racchiude opere dell’artista sudcoreano Lee Ufan. Come già detto per il Benesse House Museum, se non avete tempo a sufficienza vi consiglio di scegliere il Chichu Art Museum – biglietti disponibili permettendo. Il Lee Ufan Museum si affaccia sulla costa tra il porto di Miyanoura e il Benesse House Museum. Si trova insomma lungo il percorso tra questi due punti strategici: se avete tempo, vale la pena fermarsi qui per camminare tra gli esterni del museo – accessibili liberamente – godersi il paesaggio e riprendere poi il vostro cammino.

Come arrivare a Naoshima

Si arriva a Naoshima in traghetto. Il porto principale è quello di Miyanoura, ben collegato ai porti di:

  • Uno, per chi arriva da Okayama.
  • Takamatsu, che collega l’isola allo Shikoku.
  • Teshima e Inujima, piccole isole nei dintorni.

Trovate gli orari dei traghetti qui. I biglietti sono facilmente acquistabili nei vari porti (Uno, Takamatsu, Naoshima), dove potete scegliere tra il personale delle biglietterie e i venditori automatici. Potete acquistare biglietti di sola andata (片道切符, Katamichi kippu) o, per risparmiare qualcosa, biglietti di andata e ritorno (往復切符, Ōfuku kippu).

Attenzione: come potete vedere dagli orari linkati sopra, ci sono due tipi di servizi: ferry e high speed boat. Partono da due moli diversi, tenetene conto nell’organizzare i vostri spostamenti.

Come esplorare l’isola

Naoshima è piccola (poco più di 14 km2) e per di più solo la parte sud è da visitare – la porzione nord dell’isola è industrializzata. Se avete tempo e vi piace camminare, la potete esplorare anche a piedi: questa è un’opzione che vi consiglio se avete più di un giorno a disposizione. Per le visite di un giorno, potreste noleggiare una bicicletta: vi consente di raggiungere più velocemente i luoghi che volete visitare, ma anche di fermarvi nei vari punti panoramici.

Per giornate di pioggia o se desiderate concentrare la vostra visita in pochi punti specifici – ad esempio il Chichu Art Museum e l’Art House Project – allora vi consiglio l’ottimo servizio bus. Qui sotto trovate i link per approfondire:

Per ulteriori informazioni consultate il sito ufficiale del turismo di Naoshima.

Quando andare

L’estate è una stagione con tante cose da fare e vedere, ma anche la più affollata: meglio organizzarsi con molto anticipo per le prenotazioni. La primavera è un’ottima stagione: Golden Week a parte, si evitano le folle estive, il caldo opprimente e si possono osservare le fioriture, dai ciliegi alle azalee.

Anche l’autunno è un buon momento per visitare Naoshima. L’inverno è invece il periodo di più bassa stagione e senza dubbio il migliore per visitare il Chichu, soprattutto in un giorno feriale (che non sia il lunedì, giorno di chiusura!).

Quanto stare a Naoshima?

Un giorno può essere sufficiente. Questo il possibile itinerario di un giorno:

  • Chichu Art Museum
  • Pumpkin, opere di Niki de Saint Phalle e Karel Appel
  • Passeggiata al villaggio di Honmura
  • Qualche sosta per osservare punti paesaggistici

In due giorni, potete fare il tutto con più calma e aggiungere più tappe al vostro itinerario.

Che cosa non mi è piaciuto: perché non andare a Naoshima

Dopo la prima notte trascorsa a Naoshima, mi sveglio di buon ora e vado a fare due passi. Vedo un gruppo di signore anziane che si affollano intorno a un furgoncino che vende alimentari e beni di prima necessità. Immagino che sia una delle varie tappe di questo minimarket ambulante: Miyanoura, il principale porto turistico, sembra non avere un supermercato. La sera prima ero stato al 7-Eleven, che in molti stavano usando per fare la spesa – altrove si va nei convenience store solo per acquisti veloci. 

Controllo la mappa e alla fine scopro che un supermercato c’è: sul lato nord, dove Miyanoura finisce e inizia l’area industrializzata. Il punto vendita in questione si chiama “Mitsubishi Materials Naoshima Co-op”. Mi chiedo allora che cosa stia dando veramente il turismo all’isola.

Il progetto Naoshima isola dell’arte prende definitivamente forma nei primi anni ‘90. Da allora sono passati più di trent’anni e in tutto questo tempo la popolazione è passata dai 4.671 abitanti del 1990, ai 3.103 del 2020[2]: un calo di oltre il 33%. Il turismo non attrae residenti – almeno, non a sufficienza – e non sembra in grado di migliorare le condizioni di vita dei locali: l’unico supermercato, un servizio di base per la popolazione comune, è legato alla Mitsubishi, a quell’industria che sembra essere stata cancellata dalla storia dell’isola. Un’industria che in passato ha inquinato, ma che oggi, riconvertita nell’estrazione del rame da materiali di scarto, è pulita e dà lavoro a operai, tecnici, ingegneri ed esperti in cad e altri software.

Quando viaggio, mi piace mangiare nei ristoranti dove va la gente del posto. Nei giorni in cui ho visitato Naoshima, mi sono imbattuto solo in ristoranti turistici, con menù turistici (piatti poco autentici) e prezzi turistici, ovvero sopra la media. Mi sono chiesto dove vadano a mangiare i residenti, e se siano rimasti ancora locali dove si ritrovano. E se per loro, il turismo non sia più un problema che una risorsa: se in un’isola povera, operaia e di pescatori, arriva un turismo internazionale che alza i prezzi del cibo, forse anche delle abitazioni (vendere è ok, ma comprare è difficile) ma non porta servizi, la cosa migliore da fare è andarsene. E coloro non possono trasferirsi altrove, come le signore anziane che aspettano il furgoncino ambulante, resistono, perché non hanno scelta.

Mi sono chiesto dove vada a finire tutto giro d’affari generato dal turismo. Mi ha colpito e rammaricato il contrasto tra l’opulenza del Benesse House Museum, con hotel di lusso e ristorante di classe, e l’interno dell’isola più povero e dimenticato. Ho avuto l’impressione di visitare un non luogo, dove l’arte e la grande architettura hanno riscritto la storia di Naoshima: il passato, quello prima del 1990, non è raccontato e questo non può che impoverire l’isola. Vorrei sentire voci più autentiche che raccontano Naoshima.

Un ultimo pensiero va ai poveri ulivi del Sotogahama Olive Park, tra Miyanoura e il Chichu Art Museum. Qualcuno ha avuto l’idea di creare qui un parco per gli ulivi, forse per dare un’allure mediterranea che invece spetta alla vicina Shodoshima, dove la coltivazione degli ulivi ha una tradizione e anche un senso. Ebbene, questi ulivi sono stati piantati in un tratto della costa di Naoshima particolarmente esposto al vento, che in inverno può essere molto freddo. Le foglie di questi ulivi, al momento della mia visita, erano per metà marroni, secche, bruciate dai venti gelidi.

Chiudo con una proposta. Se questo finale vi ha colpiti, giunti al porto di Naoshima (Miyanoura) cambiate traghetto e continuate per Takamatsu: qui, camminando dal porto fino al giardino Ritsurin vi imbatterete in quartieri dimenticati, ideali per mescolarsi tra i locali e fermarsi in qualche locanda di udon, dove cibo e servizio sono quelli di un tempo.

Note

1. Fino al 2023 si riteneva che il Giappone comprendesse 6.852 isole, basandosi su un conteggio effettuato nel 1987 su mappe cartacee. Nel 2023, basandosi sui dati digitali, sono state calcolate 14.125 isole. Sia nel 1987 sia nel 2023, sono state incluse nel conteggio le isole con una linea costiera di almeno 100 metri.

2. I dati della popolazione di Naoshima sono consultabili su Wikipedia e sul sito City Population.

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