Maneki neko, viaggio tra luoghi e leggende del gatto giapponese

Il maneki neko, il gatto giapponese portafortuna, è una delle immagini più ricorrenti nel corso di un viaggio in Giappone. Le sue statuine sono presenti ovunque, ristoranti, negozi, abitazioni e persino templi e santuari. E non è solo uno dei tanti oggetti kawaii [1], ha un suo preciso significato e una sua storia. E diverse leggende che ne raccontano l’origine.

Scoprire il significato del maneki neko significa fare un viaggio nel Giappone medievale del periodo Edo (1603 – 1868) quando la terra del Sole nascente era dominata dallo shōgun e popolata da samurai e ronin. E per chi può significa anche scoprire i due luoghi in cui la leggenda del gatto portafortuna ha avuto origine: il tempio Gotokuji e il santuario Imado, entrambi a Tokyo.

Due tavolette di legno (ema) con il Maneki Neko al tempio Gotokuji, dove ebbe origine la leggenda del gatto portafortuna
Due tavolette di legno (ema) con il Maneki Neko al tempio Gotokuji

Traduzione e significato del maneki neko, il gatto portafortuna

Traduzione. Letteralmente maneki neko (招き猫) è traducibile con “gatto che chiama”, o meglio ancora “gatto che chiama (o invita) con un cenno”. La zampina alzata delle statuine del gatto portafortuna è infatti un cenno, un invito, un richiamo.

Significato. Statue più o meno grandi del maneki neko si trovano spesso nelle vetrine di negozi, al loro interno o all’ingresso, e con la loro zampina invitano i clienti a entrare, ecco perché portano fortuna. E questo potrebbe essere legato a un’antica credenza giapponese, secondo la quale quando un gatto pulisce il suo musetto con una zampa significa che stanno per arrivare ospiti. Una credenza, a sua volta riconducibile a un proverbio cinese del nono secolo, secondo il quale se un gatto alza la zampa fin sopra le orecchie per pulirsi la faccia, allora pioverà[2]. E se inizia a piovere, è più probabile che entrino clienti nel negozio.

Il gesto di pulizia del gatto all’origine del significato del maneki neko
Il gesto di pulizia del gatto all’origine del significato del maneki neko

Maneki neko: le leggende

Il significato del maneki neko è legato principalmente a due leggende (ce ne sono anche altre), che in entrambi casi legano il gatto e il suo gesto a un invito che, in un modo o nell’altro, porta fortuna.

Secondo una prima leggenda, nel 17° secolo a Tokyo c’era un tempio fatiscente e in rovina. Il sacerdote era povero, ma condivideva quel poco cibo che aveva con il suo gatto Tama. Un giorno, nel 1633, un uomo ricco e importante era a caccia in quella zona, ma fu sorpreso da un forte temporale. Quell’uomo era Ii Naotaka, daimyo [3] di Hikone e mentre aspettava sotto un albero la fine della tempesta, notò un gatto che sembrava gli facesse cenno di entrare nel tempio. Fu talmente incuriosito dal gesto che si avvicinò al gatto per osservarlo meglio e in quel momento un fulmine colpì l’albero sotto cui si era riparato. Il gatto gli salvò la vita e il daimyo divenne amico del sacerdote che nonostante la povertà si era preso cura del gatto. Da allora il tempio divenne ricco e gatto e sacerdote non patirono più la fame.

Il tempio di questa prima leggenda è il Gotokuji e da allora è divenuto il Bodaiji [4] dei signori Ii di Hikone.

Maneki Neko
Maneki neko, gatto giapponese portafortuna con kimono blu

Maneki neko con kimono blu

La seconda leggenda è ambientata a Imado, un’area di Tokyo dove all’epoca c’erano molti produttori di oggetti in ceramica. Verso la fine del periodo Edo (1603 – 1868), in questa zona viveva un’anziana signora così povera da non poter più nutrire il suo gatto e fu costretta a cacciarlo via. Quella notte il suo gatto le apparve in sogno e le parlò, dicendole che se avesse realizzato statuine con la sua immagine avrebbe trovato la fortuna. La donna seguì il suggerimento e fece realizzare diverse statuine in ceramica (in stile Imado-yaki) e andò a venderle all’ingresso del santuario di Imado. I gattini in ceramica (con la forma del maneki neko) divennero presto popolari e l’anziana signora non conobbe più la povertà.

Il santuario di Imado si trova ad Asakusa (Tokyo).

Le due leggende sono abbastanza verosimili e non in contrasto tra loro. La prima spiegherebbe l’origine del gesto portafortuna, la seconda la popolarità delle statuine. Sono entrambe legate a luoghi ben precisi e mi piace pensare che siano entrambe vere.

I luoghi: il tempio Gotukuji e il santuario Imado

Ho scoperto che esistono ben due templi legati al maneki neko quasi per caso e soprattutto grazie alla guida Tokyo insolita e segreta di Pierre Mustière, che consiglio a chiunque debba stare a Tokyo per un periodo prolungato, ma non solo: è anche una buona lettura per capire la complessità della capitale giapponese, scoprendone gli angoli più sconosciuti. Sfogliando la guida mi sono imbattuto in una foto piena di gatti portafortuna: erano i gatti di Gotokuji, il tempio della prima leggenda del maneki neko. Leggendo la descrizione ho scoperto che si trova a Tokyo e che nella stessa città c’è anche il santuario di Imado, il luogo della seconda leggenda. Manco a dirlo, mi sono fiondato a visitarli.

Maneki Neko
Pigro e sdraiato, muove la zampina grazie all’energia solare

Maneki Neko sdraiato

Gotokuji

Per arrivare al tempio Gotokuji (豪徳寺), partendo da Shinjuku, vi consiglio di prendere la linea Odakyu Odawara e scendere alla stazione Gotokuji (tempo di percorrenza 15 minuti). All’uscita della stazione c’è un grosso maneki neko ad attendervi (selfie obbligatorio) e da lì proseguite a piedi per circa 10-15 minuti. Non vi ho messo la mappa del percorso, ma non preoccupatevi, lungo la strada troverete indicazioni, ufficiali e non (ma sempre efficaci!):


L’alternativa è scendere alla stazione Miyanosaka, ancora più vicina al tempio (meno di cinque minuti a piedi), ma per raggiungerla non ci sono corse dirette da Shinjuku, Tokyo centrale e Shibuya, per cui i tempi di percorrenza in treno si allungano.


Giunti al tempio, rimarrete probabilmente sorpresi dalla sua bellezza. Si trova in un’area di Tokyo molto tranquilla, non turistica e il tempio è ricco di verde e in autunno si tinge di rosso grazie alla presenza dei numerosi aceri giapponesi (momiji). Bello da visitare in tutta tranquillità, ha un’area che ospita una marea di maneki neko, gattini portafortuna che spuntano da tutte le parti. E oltre ai gatti, ci sono una bella pagoda, un negozio dove acquistare gattini e il cimitero del clan Ii, di cui faceva parte il daimyo Ii Naotaka protagonista della leggenda del maneki neko.


Un consiglio. Probabilmente non passerete tutto il giorno al tempio. Per completare la giornata, visitate il quartiere alternativo e vintage Shimokitazawa, a soli 4 minuti di treno da Gotokuji lungo la linea Odakyu Odawara.

Santuario di Imado

Per arrivare al santuario di Imado (Imado Jinja) dovete scendere alla stazione Asakusa (Tobu/Subway) e da lì proseguire a piedi per circa 15 minuti (potete calcolare il percorso del treno da Hyperdia). Anche in questo piccolo santuario troverete tanti maneki neko, anche se non numerosi come quelli di Gotokuji.

Dal 2007 il santuario si è dotato di una stele sormontata da due gatti che salutano, che potete naturalmente accarezzare. Non un singolo neko, ma una coppia di gatti e non a caso. Negli ultimi anni l’Imado Jinja è divenuto popolare come un luogo in cui le persone, donne soprattutto, vanno a pregare gli dei Izanagi e Izanami, coppia divina che secondo lo shintoismo sarebbe stata la prima a contrarre il matrimonio. Pregando le due divinità si avrebbero ottime possibilità di trovare l’anima gemella. Per questo qui i maneki neko sono spesso rappresentati in coppia.


Nella strada che vi riporta alla stazione di Asakusa, a soli 3 minuti a piedi dall’Imado Jinja, fermatevi al tempio Honryuin. Si trova in cima a una piccola collina con una bella visuale sul Tokyo Sky Tree. Nell’area del tempio c’è un piccolo museo con ingresso gratuito, personale gentile e diverse stampe di Hiroshige e altri artisti ukiyo-e[5] che mostrano come era il territorio di Asakusa e dintorni nel passato. Una chicca che vi consiglio.

Maneki Neko
Muove la zampina grazie all’energia solare.

Maneki neko a energia solare

La storia della statuina del Maneki Neko

La storia del maneki neko è legata a due luoghi e due leggende, entrambe verosimili ma difficilmente dimostrabili. È stato comunque possibile ricostruire la storia della diffusione della statuina, che a quanto pare iniziò a diventare popolare nel periodo Edo, nonostante ci siano rare testimonianze scritte relative a quell’epoca. Testimonianze che invece aumentano considerevolmente nel periodo Meiji (1868 – 1912). Come mai è diventato così popolare proprio nel periodo Meiji?

Stampa di Hiroshige che mostra la presenza del maneki neko già in periodo Edo
Stampa di Hiroshige del 1852, che mostra la presenza del maneki neko già nel periodo Edo

A quanto pare, con l’inizio dell’era Meiji e l’apertura del paese, si cercò di creare un’immagine del Giappone più accettabile per l’Occidente cristiano. Tra le tante misure prese, ci fu la rimozione in quartieri come Yoshiwara delle statue falliche che indicavano la presenza di case del piacere. Questo divieto entrò in vigore dal 1872 e a quanto pare nello stesso periodo iniziarono a diffondersi i maneki neko come portafortuna per tutte le attività commerciali.

Insomma, le nuove leggi del periodo Meiji forse favorirono la diffusione delle statuine del maneki neko, ma queste erano un simbolo portafortuna presente già da tempo nella cultura giapponese. E se è vero che la sua origine è legata alla leggenda di Ii Naotaka, il maneki neko è anche una varietà benevola del bakeneko [6], una creatura soprannaturale della mitologia giapponese.

E il gatto cinese portafortuna?

L’allegro gatto portafortuna è comune anche in Cina, per cui è abbastanza diffusa la credenza che abbia avuto origine nel Regno di mezzo. Anche se tanti aspetti della cultura giapponese derivano dalla Cina (basti pensare agli ideogrammi, al ramen, ai bonsai), nel caso del maneki neko l’origine è nipponica.

I festival del Maneki Neko

E visto che siamo in Giappone, non poteva mancare un festival dedicato al maneki neko (anzi, mi sorprende che ce ne sia soltanto uno). Il 29 settembre di ogni anno a Seto, nella prefettura di Aichi, viene organizzato un festival dedicato al gatto portafortuna, il Kuru fuku maneki neko matsuri. La città di Seto è famosa da secoli per la di ceramica e il festival del maneki neko è un’occasione per attirare attenzione sulla produzione di gatti in ceramica. Nel corso del festival si tiene una Maneki neko art exhibition e gli appassionati potranno visitare anche un museo dedicato al gatto portafortuna.

Note

1 Kawaii significa “grazioso”, “adorabile”, “carino”. Per approfondire https://it.wikipedia.org/wiki/Kawaii

2 Una credenza molto simile è diffusa anche in Italia e in altri paesi occidentali.

3 I daimyo erano i potenti signori feudali che per molti secoli dominarono il Giappone, subordinati solo allo Shogun (e nominalmente all’imperatore e all’aristocrazia kuge).

4 Il Bodaiji è il tempio che si prende cura delle sepolture delle diverse generazioni di una famiglia. Per approfondire https://it.wikipedia.org/wiki/Bodaiji

5 L’ukiyo-e è un genere di stampa artistica giapponese e il termine significa letteralmente “immagine del mondo fluttuante”. Hiroshige, Hokusai e Utamaro sono tra gli interpreti più famosi dell’ukiyo-e.

6 Per saperne di più sul Bakeneko: https://it.wikipedia.org/wiki/Bakeneko

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