Immaginate un mondo arido, una terra dove l’acqua è più preziosa dell’oro e il sole regna incontrastato. Distese di sabbia e roccia, dove le piante del deserto emergono come eroi silenziosi, impegnati nella sfida continua di catturare e conservare ogni singola goccia d’acqua.
Il nostro viaggio tra le piante nel deserto inizia con il racconto dei loro segreti: vi sveleremo le loro strategie di sopravvivenza e poi conosceremo i protagonisti. Ogni specie di flora del deserto è una storia di adattamento creativo. Il saguaro, il cactus gigante del deserto di Sonora, custodisce l’acqua tra le sue pieghe del suo fusto, come se fosse un bene prezioso da nascondere (e in effetti, lo è). L’acacia ad ombrello ha invece scelto di esplorare il sottosuolo, creando quella meraviglia di ingegneria idrica del suo apparato radicale.
Saguaro, acacia ad ombrello, ma anche albero faretra, rosa del deserto e altre ancora: seguiteci in questo viaggio tra le piante del deserto, nelle regioni più aride del pianeta.
Che cosa sono le piante del deserto?
La flora del deserto si è adattata a vivere in condizioni di estrema aridità. Generalmente, una regione è considerata desertica se le piogge non superano i 250 millimetri annui. Non potendosi spostare, le piante del deserto devono fare tesoro di questa risorsa così scarsa; soprattutto nei deserti caldi, dove l’evaporazione è più rapida. Ma non solo: nei deserti le temperature possono oscillare notevolmente tra il giorno e la notte, pongono sfide uniche alla vita vegetale. Eppure innumerevoli specie riescono a vivere in condizioni così aspre, sviluppando adattamenti sorprendenti e, qualche volta, forme bizzarre.
La flora del deserto appartiene al più ampio gruppo delle xerofite, specie vegetali che si sono adattate a vivere in ambienti asciutti (non solo deserti) o con elevato accumulo di salinità.
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Strategie di sopravvivenza: come le piante del deserto sfidano l’aridità
I deserti sono ambienti molto difficili: temperature estreme, scarsi nutrienti nel terreno e soprattutto, tanta aridità. Gli adattamenti più straordinari della flora del deserto riguardano proprio la massimizzazione della risorsa acqua.
1. Capacità di immagazzinare acqua
Il saguaro, cactus simbolo dei deserti americani, è una di quelle piante che hanno sviluppato la capacità di immagazzinare grandi quantità d’acqua nei loro tessuti. Accumulano più acqua possibile durante le rare piogge e poi la utilizzano nei lunghi periodi di siccità.
2. Foglie modificate
Le foglie sono un punto debole per le specie che vivono in ambienti aridi: da qui possono perdere grandi quantità d’acqua. Per questo molte piante del deserto hanno trasformato le loro foglie in spine, che hanno pure una funzione protettiva. Altre piante hanno ridotto la dimensione delle loro foglie, oppure le hanno ricoperte da uno strato ceroso o da una peluria che riflette la luce solare.
3. Radici profonde o estese
Pianta che vai, adattamento che trovi. L’acacia ad ombrello sviluppa radici profondissime: pare che l’albero del Ténéré attingesse acqua da una falda freatica profonda 33 metri! I cactus usano invece la strategia opposta: radici estese e superficiali per catturare rapidamente l’acqua piovana.
4. Fioritura con la pioggia
Diverse piante del deserto crescono, fioriscono e si riproducono opportunisticamente, durante la pioggia. Possono avere semi dormienti in grado di aspettare a lungo prima di germogliare. Lo stesso avviene per fioritura e riproduzione, che avvengono rapidamente nei momenti di pioggia per massimizzare le possibilità di successo.
5. Apertura notturna degli stomi
Molte piante che vivono in ambienti aridi sono in grado regolare attivamente l’apertura degli stomi. Alcune piante del deserto, poi, hanno adattato il loro ciclo di apertura degli stomi per ridurre la perdita d’acqua, aprendoli di notte quando le temperature sono più basse e l’umidità è più alta.
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Specie di piante e alberi del deserto
Welwitschia

Dove vive: Zone desertiche del Kalahari e del Namib
Nome scientifico: Welwitschia mirabilis
Stato di conservazione: EN – In pericolo[1]
Questa strana pianta dal nome impronunciabile (il mio professore di botanica diceva “velviccia”) deve il suo nome all’austriaco Friedrich Welwitsch, primo botanico europeo a catalogarla. Vive nei deserti che si estendono tra Namibia e Angola, nell’Africa sud-occidentale. Ha radici molto lunghe, ma la sua sopravvivenza nel deserto è dovuta alla sua capacità di sfruttare l’umidità portata dalle nebbie costiere.
Le stranezze della Welwitschia non si limitano al suo aspetto. Pur sembrando una specie erbacea, è in realtà un vero e proprio albero delle gimnosperme, gruppo a cui appartengono anche le conifere. Viene considerata un fossile vivente ed è stata definita da Darwin come l’ornitorinco del regno vegetale. Alcuni esemplari di Welwitschia hanno più di 2000 anni.
Acacia ad ombrello

Dove vive: Africa e Asia minore
Nome scientifico: Vachellia tortilis (più nota come Acacia tortilis)
Stato di conservazione: LC – Rischio minimo
Siamo di fronte a una pianta estremamente versatile, che cresce nelle savane e nei deserti. Nelle savane assume la tipica forma a ombrello che lo rende uno degli alberi più iconici delle praterie africane. Riesce però a sopravvivere anche nei deserti più aridi, dove un esemplare, il famoso albero del Ténéré, è stato probabilmente l’albero più isolato del pianeta.
Nel deserto, l’acacia ad ombrello non supera di solito le dimensioni di un arbusto. Si sviluppa però al di sotto del suolo, con radici che possono raggiungere decine di metri di profondità. Come altre specie della famiglia delle Fabaceae, l’acacia a ombrello (recentemente assegnata al genere Vachellia) è in grado di fissare l’azoto atmosferico, riuscendo così a fertilizzare i suoli poveri degli ambienti desertici.
Albero del drago di Socotra

Dove vive: isola di Socotra, Yemen
Nome scientifico: Dracaena cinnabari
Stato di conservazione: VU – Vulnerabile
L’Albero del drago di Socotra è una delle innumerevoli specie di piante strane che vivono nell’isola di Socotra. Questa si è separata dalla terraferma circa 34 milioni di anni fa, dando origine a una flora che sembra di un altro pianeta, che ha sviluppato adattamenti particolari al clima desertico e semidesertico dei vari ambienti dell’isola.
La Dracaena cinnabari è la più rappresentativa tra le specie vegetali che popolano i terreni aridi di Socotra. La forma speciale di questo albero è un adattamento ai climi aridi di Socotra e ai suoli sottili. La scarsa quantità di foglie, che si trovano solo all’estremità delle ramificazioni, limita la perdita di acqua da parte della pianta. La grande corona compatta a forma di ombrello crea una fitta ombra che a sua volta riduce l’evaporazione.
Saguaro
Dove vive: deserto di Sonora, tra Arizona e Messico
Nome scientifico: Carnegiea gigantea
Stato di conservazione: LC – Rischio minimo
Il saguaro è forse la pianta che più di altre associamo al deserto, il classico cactus che un po’ tutti abbiamo visto in qualche film o fumetto ambientato tra Messico e Arizona. Spesso li vediamo rappresentati con il fusto ramificato, ma le ramificazioni possono svilupparsi anche molto tardivamente, dopo che la pianta ha raggiunto i 75 anni di età. Il saguaro può vivere fino a circa trecento anni e raggiungere i quindici metri di altezza.
Per sopravvivere al clima arido del deserto di Sonora, il saguaro sviluppa radici poco profonde ed estese, con cui cattura efficacemente la scarsa acqua piovana, che poi immagazzina nei suoi tessuti. Il fusto può arrivare a contenere fino a cinque tonnellate d’acqua. Le foglie sono ridotte a spine, in modo da ridurre al minimo la perdita di acqua.
Joshua tree – Albero di Giosuè
Dove vive: deserto del Mojave (Stati Uniti) e Messico del nord-ovest[2]
Nome scientifico: Yucca brevifolia
Stato di conservazione: LC – Rischio minimo
Restiamo nel nord America e dal deserto di Sonora ci spostiamo al vicino deserto del Mojave. Qui la pianta simbolo del deserto è il Joshua tree, bizzarra nella forma e in parte anche nel comportamento: cresce molto rapidamente per essere una specie del deserto, in media 7,6 cm all’anno per i primi dieci anni di vita. Essendo prova di anelli di accrescimento, è difficile conoscere l’età esatta della Yucca brevifolia, ma si stima che, se riescono a superare i rigori del deserto, possono vivere per centinaia di anni. Per ottimizzare le scarse risorse idriche, il Joshua tree è dotato di un ampio apparato radicale che si sviluppa per lo più in orizzontale.
La specie è classificata dall’IUCN come a rischio minimo di estinzione, ma i cambiamenti climatici stanno creando problemi di conservazione all’interno del Parco nazionale del Joshua Tree, modificando il suo ecosistema. In più, per disperdere i suoi semi, la pianta si avvaleva in passato di un bradipo, che purtroppo si è estinto circa 13mila anni fa. La capacità del Joshua tree di migrare verso climi più favorevoli è quindi estremamente ridotta.
Albero faretra
Dove vive: deserti rocciosi di Sud Africa e Namibia
Nome scientifico: Aloidendron dichotomum
Stato di conservazione: VU – Vulnerabile
Questo strano albero deve il suo nome al popolo San (boscimani) che ne usano i rami svuotati come faretre. Vive nei deserti rocciosi che si sviluppano tra Sud Africa e Namibia e ha sviluppato diversi adattamenti al clima desertico: dimensioni contenute (al massimo sette metri di altezza); foglie scarse, strette e appuntite; una polvere biancastra che schiarisce i rami, proteggendoli dalla luce solare.
Negli ultimi anni le popolazioni di albero faretra sono in declino e la causa principale sono i cambiamenti climatici. Al momento tuttavia non preoccupa tanto quanto Aloidendron pillansii (ne abbiamo parlato in un articolo sulle piante e alberi rari), specie strettamente imparentata e classificata dall’IUCN come in pericolo critico di estinzione.
Saxaul
Dove vive: steppe e deserti dell’Asia centrale
Nome scientifico: Haloxylon ammodendron
Stato di conservazione: n/a
Quando si parla di deserti vengono subito in mente l’Africa e i deserti americani, ma in Asia si trovano alcuni tra i deserti più estesi del pianeta, come il Gobi, il Taklamakan e il Quarto Vuoto. Il saxaul è uno delle piante più comuni che crescono nei deserti asiatici, dalla penisola araba, all’Uzbekistan, fino al deserto del Gobi in Cina. Cresce come un grosso cespuglio o un alberello e può formare associazioni vegetali note come foreste di saxaul.
Per questa sua versatilità e adattabilità alle condizioni desertiche, è stato recentemente lanciato un progetto per riforestare aree desertiche dell’Arabia Saudita proprio con il saxaul, con l’obiettivo di piantare dieci miliardi di alberi nei prossimi decenni (fonte: Reuters). Il saxaul sarebbe stato impiegato anche in un progetto riguardante il mare di Aral, in passato uno dei più estesi laghi asiatici e del pianeta, per bloccare la diffusione di sali tossici legati al prosciugamento del lago (fonte: BBC).
Rosa del deserto

Dove vive: Africa e isola di Socotra
Nome scientifico: Adenium obesum
Stato di conservazione: LC – Rischio minimo
Come suggerisce il nome, questa pianta si è adattata a vivere nel deserto e più in generale in climi aridi. Non è però una rosa né appartiene alla famiglia delle rosacee: la rosa del deserto è più imparentata con piante come l’oleandro e la pervinca che, come la rosa del deserto stessa, appartengono alla famiglia delle apocinacee.
Una delle caratteristiche più evidenti di questa specie è il colore brillante dei suoi fiori, che ricorda quello della rosa. Questo l’ha resa popolare come pianta d’appartamento e come bonsai. Esistono quattro sottospecie di questa pianta, tra cui Adenium obesum socotranum, endemica dell’isola di Socotra, in Yemen; in passato, questa sottospecie è stata classificata come specie a sé stante, Adenium socotranum.
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Note
1. Bombi, P., Salvi, D., Shuuya, T., Vignoli, L., & Wassenaar, T. (2021). Very high extinction risk for Welwitschia mirabilis in the northern Namib Desert. Journal of Arid Environments, 190, 104529. https://doi.org/10.1016/j.jaridenv.2021.104529↵
2. Royal Botanic Gardens, Kew (n.d.). Yucca brevifolia. Plants of the World Online. https://powo.science.kew.org/taxon/urn:lsid:ipni.org:names:270297-2↵