Sulle mappe di Simon Garfield

Nel maggio del 2016 esce per l’editore Ponte alle Grazie il libro Sulle mappe[1], di Simon Garfield, giornalista britannico con una passione per argomenti curiosi, come il wrestling o i caratteri tipografici; e le mappe, a quanto pare. Il saggio, divertente, singolare e pieno zeppo di aneddoti bizzarri sul mondo della cartografia, dove compaiono capitolo dopo capitolo, racconti di falsari, mappe del tesoro e signore con il pallino per la geografia, uscirà poi nel 2016 in edizione economica[2] per i tipi della TEA.

A dimostrazione di quanto il libro, perlomeno tra gli amanti delle carte geografiche e delle esplorazioni, abbia avuto un grande successo.

Il merito va senza dubbio alla scrittura di Simon Garfield, nato a Londra nel 1960 che con humour tipicamente britannico, ci racconta nei 22 capitoli di cui è composto il suo libro Sulle mappe, il mondo come lo disegniamo, storie cartografiche adottando un punto di vista tutt’altro che barboso o accademico.

Essendo un libro che parla di mappe non mancano illustrazioni, foto d’epoca, planimetrie e disegni di città, celebri esploratori, avventurieri sfortunati, ladri di mappe e montagne leggendarie le cui storie affascinano e seducono; più che un saggio, un racconto che senza rinunciare a un ricco apparato di note, una gustosa bibliografia e una miriade di informazioni, ci seduce pagina dopo pagina dimostrando come la storia della cartografia e delle mappe più in generale, possa rivelarsi affascinate e curiosa, tanto quanto potrebbero esserlo una serie Tv o un libro di narrativa.

Sulle Mappe
Simon Garfield
Il mondo come lo disegniamo

Sulle Mappe

La mappa come storyboard

Non serve avere sottomano un atlante o la connessione internet per accedere a Google Maps: tutto l’equipaggiamento di cui abbiamo bisogno ce lo fornisce Simon Garfield. In questo è parecchio bravo e molto generoso. Come quando veniamo a conoscenza nel capitolo 21 della storia di Phyllis Pearsall che all’età di trentuno anni percorse le strade di Londra con un unico obiettivo: realizzare lo stradario più dettagliato e preciso della città. Ci vollero un bel po’ di tempo e tanta pazienza, ma alla fine ci riuscì. L’A-Z Atlas and Guide to London uscì per la prima volta nel 1938 vendendo 1.250 copie. Alla fine della guerra avevano toccato le 250mila. Nel 2006 un sondaggio realizzato per conto della BBC, ha decretato lo stradario di Mrs P. oggetto iconico della metropoli inglese: al pari delle cabine del telefono e della mappa della metropolitana di Harry Beck. Ancora una mappa!

Ogni mappa, nel libro di Simon Garfield, ci racconta una storia. Alcune mondane e pettegole, è il caso ad esempio di The Movieland Guide to the Fabulous Homes of Movie, Television and Radio Stars, indispensabile guida turistica per stalker e cacciatori di divi nella Hollywood degli anni Sessanta; epoca innocente in cui le fan di Clark Gable o Henry Fonda potevano raggiungere i cancelli delle loro ville senza il rischio di essere cacciate dagli addetti alla sicurezza. Altre, come scopriamo nel capitolo 12 (La mappa che fermò il colera) sono esempi dei primi tentativi di applicare la cartografia alla medicina. Il protagonista è il dottor John Snow, la storia, vera, è ambientata nella Londra della seconda metà del XIX secolo.  Il dottor Snow realizzò, nell’estate del 1845, una mappa dettagliata del quartiere di Soho, grazie alla quale riuscì a determinare il luogo esatto da cui si era diffusa l’epidemia.

L’apparato iconografico a corredo di ogni articolo è così ricco e dettagliato, che non rimpiangiamo affatto l’interattività digitale, perché in fondo quello che cattura Sulle mappe di Simon Garfield sono le storie che queste ci raccontano.

Perché leggere un libro sulle mappe?

Perdersi sulle mappe non è poi così drammatico come può sembrare. Anzi spesso riserva inaspettate sorprese o incontri fortuiti. È così che nel libro di Garfield veniamo a conoscenza delle singolari vicissitudini della mappa mundi di Hereford, la più grande mappa della cartografia medievale che rischiò, nel 1988, di essere messa all’asta.

Capita poi di restare affascinati al capitolo 13, dal racconto della vera mappa del tesoro che spinse nel 1889 l’avvocato londinese Arthur Knight a intraprendere un lungo viaggio per mare verso l’isola di Trindade. Un pezzo di roccia vulcanica settecento miglia a est delle coste brasiliane, dove Knight e compagni trascorsero tre lunghi mesi a scavare, bucare e spaccarsi la schiena. Se il tesoro esiste è ancora là, nascosto da qualche parte su quell’isola inospitale.

Isola Trindade
Isola Trindade: la linea rossa indica l’unica via di accesso per attraversare l’isola

Capita poi Sulle mappe di fare incontri singolari con luoghi dalla stramba topografia: come l’Isola California. Un errore topografico comparso per la prima volta nel 1622 e che, al pari di un refuso, si è tramandato per oltre un secolo in svariati atlanti e portolani. Alla versione insulare della California mise un freno il decreto (1747) emanato da Federico II di Spagna nel quale il sovrano, senza tanti giri di parola, affermava che: La California non è un’isola.

Isola California
Isola California – Cartography Associates, David Ramsey Collection, CC BY-NC-SA 3.0

Seguono poi enigmi cartografici che tengono impegnati da settanta anni scienziati, chimici, esperti di mappe e mercanti di antiquariato. La mappa di Vinland, infatti, se la sua autenticità fosse confermata, sarebbe la più antica testimonianza cartografica delle coste settentrionali del continente americano. Sulla carta compare il profilo costiero della Groenlandia con una precisione tale da aver fornito, per molto tempo, un’arma ai detrattori della mappa. La questione è ancora dibattuta, ma se la mappa di Vinland fosse effettivamente autentica sarebbe una delle più preziose testimonianze della colonizzazione vichinga dell’America settentrionale.

Mappa di Vinland
Mappa di Vinland – Yale University Press [Public domain], via Wikimedia Commons

Sulle mappe, come scrive il suo autore nell’Introduzione, vuole essere, più che un libro, una mostra e un catalogo in cui compaiono tesori celebri, navigatori inaffidabili, collezionisti dalle mani bucate, carte dell’Africa e dell’Antartide, affascinanti neuroscienziate, app per cellulari, escursionisti fischiettanti e così via di questo passo tanto che alla fine del viaggio facciamo fatica a ricordare il luogo preciso da cui siamo partiti. Ed è così che siamo riusciti finalmente a perderci.

Note

1 Simon Garfield, Sulle mappe, il mondo come lo disegniamo, Ponte alle Grazie, 2016.

2 Simon Garfield,  Sulle mappe, il mondo come lo disegniamo, TEA, 2018.

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