Tempio di Kailasa, l’incredibile edificio indù scavato nella roccia

L’architettura monolitica è probabilmente una delle più antiche e imponenti testimonianze dell’ingegno umano capace di rivaleggiare con la grandiosità delle piramidi di Giza e le incredibili architetture dei templi di Angkor in Cambogia. Uno degli esempi più incredibili di questo tipo di architettura si trova in India, nello Stato del Maharashtra, dove da oltre mille anni il tempio Kailasa accoglie pellegrini, esploratori, archeologi e turisti. Che immancabilmente rimangono attoniti di fronte alla raffinatezza delle sue sculture e alla sua scenografica collocazione. Il tempio di Kailasa, infatti, è stato realizzato scavando un’intera collina di roccia basaltica, intagliando poi il monolite roccioso in foggia di elefanti e leoni, principi e divinità.

Questo tempio indù che fa parte dell’area archeologica delle Grotte di Ellora (Patrimonio dell’Umanità) è il frutto del lavoro di centinaia di operai che giorno dopo giorno hanno scavato la pietra, uno strato roccioso dopo l’altro, dalla cima della collina fino a raggiungere l’attuale piano di calpestio: trenta metri più in basso. Il risultato finale lascia attoniti e stupiti di fronte a uno dei più grandiosi esempi di templi indiani scavati nella roccia.

Non resta allora che mettersi comodi e scoprire passo dopo passo l’incredibile storia del tempio di Kailasa a Ellora.

Tempio di Kailasa, India
Il Tempio di Kailasa – Photo by nozomiiqel CC BY-NC-SA 2.0

Tempio Kailasa: il più grande edificio religioso scavato nella roccia

Il Tempio di Kailasa non rappresenta di certo un unicum nell’architettura indiana del periodo che va dal IX al XII secolo. I templi scavati nella roccia in India hanno rappresentato per secoli una delle espressioni del genio architettonico del subcontinente. Ma, senza dubbio, come concorda la maggior parte degli studiosi[1], il tempio Kailasa rappresenta l’apice, sia dal punto di vista architettonico che artistico, dell’architettura monolitica indiana. L’inizio della sua costruzione è ancora oggi oggetto di dibattito. Alcuni studiosi, come il tedesco Hermann Goetz, hanno individuato nel sovrano Dantidurga (735-756 d. C.) della dinastia Rashtrakuta il committente di questo monumentale tempio indiano. Sotto il suo regno che si estendeva su di una vasta area delle penisola del Deccan, venne progettata l’attuale pianta del tempio. A riprova di questo un’iscrizione[2] scoperta nella grotta di Dashavatara a Ellora, dove già erano state costruite strutture monolitiche simili e che oggi costituiscono una delle attrazioni principali per chi viaggia nello Stato del Maharastra. I templi che vedete in basso sono alcuni dei più significativi esempi di architetture rupestri che si trovano nel Parco Archeologico delle Grotte di Ellora.


E visto che agli archeologi oltre che a scavare piace porsi anche un mucchio di domande, altri studiosi hanno ipotizzato che il Tempio Kailasa sia stato frutto della volontà dello zio del precedente sovrano e suo successore: tale Krishna I (756-774 d. C.).

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Una questione di famiglia tutt’altro che semplice da sbrogliare, ma il cui enigma sembra trovare una soluzione in alcune epigrafi, presenti nel tempio di Kailasa, che menzionano un certo Krishnaraja identificato con il sovrano Krishna I. Che sia stato il nipote o lo zio a dare inizio ai lavori è questione che in questa sede possiamo anche tralasciare.

Perché se proprio volessimo complicare ulteriormente l’enigma archeologico che riguarda l’origine del Tempio di Kailasa potremmo aggiungerci anche un’antica leggenda:

Ci sono un re e una regina.
Il primo soffriva di una grave malattia,
la seconda avrebbe fatto di tutto per aiutare il proprio consorte e sovrano. Perfino invocare l’aiuto di Shiva.
Per dimostrare il proprio amore nei confronti del re,
la regina promise di costruire un tempio in onore della divinità;
aggiungendo anche che avrebbe digiunato fino a quando non avesse visto lo shikhara (parte sommitale di un tempio indiano) ultimato.


Quando il re guarì dalla malattia
la regina si ritrovò nei guai. Per ovvie ragioni:
non è che si può costruire un tempio nuovo nuovo nel giro di una settimana. Ma grazie a dio,
o meglio, grazie a un architetto di nome Kokasa,
fu trovata la soluzione.
Il tempio di Kailasa, in onore di Shiva, venne costruito
partendo dalla sua sommità (shikhara).
E la regina, dopo qualche giorno, poté di nuovo mangiare.

Shikhara del tempio di Kailasa
In primo piano lo shikhara del tempio Kailasa – Rajesh Rane / CC BY-SA

Capita, spesso, che le leggende non spieghino un accidenti, ma che anzi non facciano altro che complicare le cose; nel caso del tempio di Kailasa, l’accenno alla soluzione creativa trovata dall’architetto Kokasa, ci fornisce però una preziosa informazione.

Metodo di costruzione del Tempio Kailasa a Ellora

Il tempio indù delle grotte di Ellora è unico nel suo genere, visto che gli architetti lo hanno progettato con un metodo di costruzione del tutto particolare.

Anziché procedere frontalmente rispetto alla collina, come per gli altri edifici religiosi presenti nel parco di Ellora (foto sopra) gli operai sono partiti dalla sua sommità. L’archeologo indiano Madhukar Keshav Dhavalikar si è perfino preso la briga di calcolare la quantità di materiale che ogni operaio avrebbe dovuto scavare quotidianamente e gli anni necessari per portare a termine il lavoro. Attribuendo a ognuno di loro la capacità di scavare un metro cubo di roccia al giorno, sarebbero occorsi 250 operai e cinque anni e mezzo di lavoro per portare a termine l’impresa[3]. Un progetto grandioso e stupefacente il cui risultato finale potete ammirare nell’immagine in basso.

Il metodo di scavo verticale, dall’alto verso il basso, avrebbe avuto il non trascurabile vantaggio di rendere più rapida la realizzazione del tempio; rispetto a una struttura di dimensioni simili, ma costruita dovendo trasportare blocchi di pietra da una cava e metterli in posa uno dopo l’altro per tirare su la struttura. I cinque anni ipotizzati da Dhavalikar sono comunque da prendersi con delle pinze belle grandi e più che un dato di fatto rappresentano una suggestione interpretativa. Per quanto grandioso, stupefacente e oggetto di varie e bislacche teorie sul metodo di costruzione (credo che siano stati chiamati in causa pure gli alieni), l’archeologo indiano ci suggerisce che un edificio di questo tipo poteva essere realizzato, all’epoca, in tempi relativamente brevi.

Con tutta probabilità gran parte del tempio di Kailasa fu dunque portata a termine sotto il regno di Krishna I (756-773), inclusi il santuario principale, il corridoio di accesso, il fregio dell’elefante-leone e il pilastro della vittoria. Mentre altre parti del tempio indù furono completate dai successivi sovrani della dinastia Rashtrakuta.

Il pilastro della vittoria nel tempio Kailasa

Architettura e stili Tempio Kailasa

Un’altra particolarità del tempio indù di Kailasa, già di per sé originale sotto molti aspetti, sta nello stile architettonico che lo distingue dagli altri templi induisti delle grotte di Ellora. Senza entrare in noiosi dettagli storici e bellici di guerre, vittorie e sconfitte, accenno solo al fatto che all’epoca di Krishna I, il re aveva ampliato il proprio regno sottomettendo i popoli vicini. Questo gli aveva consentito di diventare sovrano assoluto del Deccan e al contempo di attrarre alla propria corte i maggiori architetti, artisti e scultori delle aree sottomesse.

Il re fu talmente colpito dalla raffinatezza del tempio di Virupaksha (nell’attuale Karnataka) che decise di costruire il nuovo tempio di Kailasa seguendone lo stile e le forme architettoniche. E chi meglio degli architetti che lo avevano progettato avrebbe potuto portare a termine una simile opera. Quello che possiamo oggi ammirare nella Grotta 16 di Ellora, dove si trova il Tempio di Kailasa, è dunque frutto dell’abilità di artisti che grazie alla loro esperienza hanno ricavato dal basalto di Ellora una delle più grandiose testimonianze di arte rupestre del mondo.

Una passeggiata virtuale che ha come punto di inizio l’ampia corte esterna, da cui si accede alla parte interna del tempio, ci consente fin da subito di ammirare la raffinatezza delle sculture; che ancora oggi a distanza di secoli conservano una sorprendente ricchezza di dettagli.

Alla sinistra della porta di accesso ci sono divinità legate allo Shivaismo, mentre a destra figure del Vishnuismo. Una volta entrati nel cortile interno a forma di U il tempio si mostra in tutta la sua imponenza: una corte di 82 metri di lunghezza per 46 di larghezza. Dalle pareti rocciose che salgono in verticale sono stati ricavati corridoi, colonne e alcove contenenti innumerevoli sculture di divinità. Le statue più importanti che, lo ricordiamo, sono state ricavate modellando la roccia della collina, rappresentano Shiva in meditazione e Shiva nell’atto di danzare. Il santuario centrale, ottenuto scavando un enorme monolite di pietra, ospita al proprio interno vari lingam e una sala impreziosita da innumerevoli colonne.

Il tempio principale, dedicato a Shiva, si eleva per un’altezza di sette metri ed è disposto su due piani: su quello inferiore gli architetti hanno modellato la roccia in foggia di elefanti nell’atto di sostenere il livello superiore. L’abilità degli artisti ha dell’incredibile e si fa fatica a immaginare che l’intero tempio di Kailasa sia stato scavato colonna dopo colonna e sala dopo sala nella roccia della collina. Vi lascio ora all’esplorazione, grazie a Google Street View è possibile accedere alle varie sale, ammirare le imponenti colonne e la maestria degli artisti indiani che più di un secolo fa hanno modellato la roccia di Ellora per ricavarne il tempio di Kailasa.

Note

1 Kailasa Temple, Ellora, Wikipedia (en), 31 marzo 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Kailasa_temple,_Ellora#cite_note-2

2 Kailasa Temple, Ellora, History, Wikipedia (en), 31 marzo 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Kailasa_temple,_Ellora#History

3 M. K. Dhavalikar, Kailasa – The stylistic development and chronology, l’opera è consultabile gratuitamente al seguente indirizzo, https://www.jstor.org/stable/42931407?seq=1

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