A voler raccontare dell’isola di Socotra si fa fatica a trovare un punto di inizio. Non per mancanza di spunti, ma per la quantità di storie, leggende e singolarità naturalistiche che abbondando sull’isola. Se diamo credito agli allarmati cartografi cristiani di epoca medievale Socotra è stata un covo di negromanti e stregoni, capaci di renderne invisibili le coste e far naufragare le navi di passaggio.
Che i mercanti arabi ne fossero meno preoccupati è provato dalla fitta rete di commerci tra l’isola e la vicina penisola arabica dove convergevano i tesori più preziosi di Socotra: franchincenso, sangue di drago, mirra, gusci di tartarughe e aloe. Un gigantesco emporio naturale lungo la rotta marittima della via della seta, e uno strategico avamposto commerciale tra oriente e occidente. In quest’ottica ha senso che i commercianti arabi abbiano voluto confondere le acque, mantenendo la fama sinistra dell’isola per proteggerne le enormi ricchezze.
Le stesse ricchezze che a distanza di secoli hanno consentito all’arcipelago di Socotra di entrare a far parte del Patrimonio mondiale dell’umanità e nella classifica delle dieci isole[1] con la maggiore ricchezza di piante endemiche del mondo. Un paesaggio alieno dove spiccano gli inconfondibili ombrelli di rami e foglie della Dracaena cinnabari (Albero del drago) e la curiosa silhouette del Dendrosicyos socotranus.
L’ecosistema dell’isola di Socotra costituisce un unicum nel quale convergono eccezionalità geologiche e paesaggistiche, elettrizzanti scoperte archeologiche e singolarità linguistiche che hanno fatto perdere il sonno a più di un ricercatore. L’isola sembra uscita fuori da un atlante dell’immaginario, dove madre natura ci si è messa di buzzo buono a creare dune di sabbia alte quanto montagne e piante stravaganti da cui sgorga il sangue di drago. Eppure Socotra è lì da millenni e arrivarci non è poi così difficile, basta seguire la rotta giusta.
Dove si trova Socotra
La posizione geografica di Socotra era conosciuta fin dall’antichità e le ragioni, come abbiamo visto, erano per lo più di natura commerciale. I prodotti esportati da quest’isola sperduta costituivano beni richiestissimi dalle élite del tempo e il loro valore, a parità di peso trasportato, garantiva a mercanti e intermediari, un profitto enorme. L’arcipelago di Socotra, formato da quattro isole, di cui quella di Socotra è la più estesa e abitata, occupa una posizione strategica 300 chilometri a est del Corno d’Africa (Somalia) e 380 chilometri a sud della Penisola Arabica (Yemen).
Ancora oggi questo di tratto di mare che si restringe a ovest fino allo stretto di Bāb el-Mandeb e prosegue verso nord lungo il mar Rosso è un nodo essenziale del commercio globale. E lo era ancora di più nell’antichità, prima che Vasco da Gama (1498) circumnavigasse l’Africa e aprisse una via diretta al mercato delle spezie.
Il franchincenso, l’aloe, la mirra e i gusci di tartaruga esportati dall’isola di Socotra prendevano a ovest la via del mar Rosso fino alla penisola del Sinai e ai più importanti scali commerciali del Mediterraneo[2]. Un percorso della via della seta marittima che toccava porti come quello di Aden (nell’attuale Yemen) o Berenice Troglodytica e Myos Hormos, scali egiziani che risalgono al III secolo a. C. All’epoca l’importanza di questi porti era pari a quella di Rotterdam o New York ai giorni nostri.
Testimonianze archeologiche scoperte da una spedizione belga nel 2000 hanno confermato la frequentazione dell’isola di Socotra da parte di marinai provenienti dalla penisola arabica, dall’Etiopia, dall’Egitto e dall’India[3]. L’etimologia stessa del nome Socotra non esclude un’origine sanscrita, confermando ancora una volta il ruolo dell’isola nella fitta rete di commerci che la univa ai mercati orientali e a quelli occidentali.
L’isola di Socotra una storia breve
Il più antico testo scritto in cui compare l’isola di Socotra è il Periplo del Mar Eritreo, un manuale geografico risalente al I secolo d. C.
L’autore, con tutta probabilità un mercante, vista l’intima conoscenza dei luoghi elencati, descrive con precisione i porti che collegavano l’area mediterranea a quella indiana. Più o meno a metà strada compare con il nome di Dioskouridou (Isola dei Dioscuri) Socotra, toponimo con il quale sarà conosciuta per tutto il Medioevo. Altre testimonianze dell’importanza di Socotra lungo le rotte commerciali del mondo antico ci arrivano da fonti sia cristiane che musulmane. Incontriamo Socotra nei resoconti di viaggio di Ibn Battua, così come ne Il Milione di Marco Polo la cui descrizione degli abitanti contribuì ad alimentare nel Medioevo la pessima fama dell’isola.
Un’etichetta che i commercianti arabi erano senza dubbio ben felici di confermare e che trovava la sua origine nei pericolosi fondali dell’isola, dove più di una nave ha fatto naufragio e negli impetuosi monsoni estivi che si abbattevano sulle sue coste. Avvicinarsi a Socotra non era affatto facile; e neppure restarci se per questo. I primi a farne le spese furono nel 1507 i marinai portoghesi, al comando di Tristao da Cunha che un anno prima aveva avvistato e battezzato con il proprio nome l’isola più remota del mondo. Nel giro di quattro anni i portoghesi persero nelle acque antistanti l’isola più di un vascello e nell’entroterra le difficoltà non erano da meno. L’aridità e l’infertilità del suolo fecero naufragare le speranze di costruire su Socotra un avamposto commerciale. Dal punto di vista geografico la posizione dell’isola era ottima, per la sopravvivenza umana meno.
A partire dal 1511 l’isola entrò a far parte del Sultanato di Mahra, i cui confini corrispondono all’attuale provincia yemenita di al-Mahara, all’estremità orientale del Paese. I sultani locali gestirono direttamente il loro territorio insulare fino all’arrivo degli inglesi nel 1836, interessati all’acquisto di Socotra come stazione di rifornimento per le navi a carbone nella rotta Suez-Mumbay. La proposta fu rispedita al mittente e gli inglesi persero interesse per l’isola dopo la conquista del porto di Aden: una preda ben più succulenta e decisamente più ricca di infrastrutture rispetto alla selvaggia Socotra. Dalla caduta di Aden il Sultanato di Mahra avrebbe fatto parte dei protettorati inglesi fino al 1967 con la nascita della Repubblica Democratica Popolare dello Yemen del Sud e alla successiva riunificazione del Paese avvenuta nel 1990 con la creazione della Repubblica dello Yemen.
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Dal 2015 il Paese e i suoi abitanti stanno affrontando una feroce guerra civile. Per chiunque sia interessato a saperne di più, condivido qui di seguito qualche articolo per capire cosa sta succedendo.
La guerra in Yemen spiegata bene di Elena Zacchetti
Breve guida alla guerra civile yemenita di Gwynne Dyer
Lo Yemen conteso di Laura Canali
Cosa vedere a Socotra
Strani alberi
A differenza di altre isole sperdute nel mondo, la fortuna commerciale di Socotra non va ricercata nel sottosuolo; niente oro, argento o rame nelle sue montagne. La vera ricchezza inizia dove le strette pianure costiere, non più larghe di qualche chilometro, lasciano spazio a un ampio altopiano centrale, tagliato da profondi canyon e ripidi torrenti.
In questo ecosistema unico al mondo crescono 900 specie diverse di piante di cui 307 sono originarie dell’isola. Dalla resina della Boswellia socotrana veniva ricavato il prezioso franchincenso di Socotra (il “vero incenso”) noto nell’antichità come olibano. Il suo valore era pari e spesso superiore a quello dell’oro. La mirra, altrettanto richiesta nei bazar del Mediterraneo, era estratta dalla resina di piante del genere commiphora, di cui la Commiphora socotrana è endemica dell’isola.
Altre specie originarie di Socotra, impiegate in campo curativo sono l’Aloe perryie l’Aloe squarrosa, mentre la più singolare di tutte le piante e quella che ha scatenato il maggior numero di leggende è la Dracaena cinnabari, l’Albero del Drago di Socotra. Deve il suo nome alla colorazione rosso scuro, simile al sangue, della sua resina che fu impiegata come colorante dai liutai italiani del XVIII secolo, come inchiostro per formule magiche, anticoagulante e, per i più temerari, come antidiarroico. Questa resina, conosciuta come sangue di drago è ancora oggi diffusa nella medicina tradizionale degli abitanti di Socotra.
In questo paesaggio naturale così ricco di specie endemiche vale la pena ricordare l’Albero del cetriolo di Socotra (Dendrosicyos socotranus), una cucurbitacea, come le zucche, i cocomeri e i cetrioli, per l’appunto, che sull’isola ha preso una direzione unica al mondo. Il Dendrosicyos socotranus è infatti l’unico esempio di cucurbitacea in forma di albero. Una stranezza che sull’isola di Socotra passa quasi inosservata.
Canyon e caverne
L’altopiano che occupa la parte interna dell’isola di Socotra è attraversato da una fitta rete di canyon che prendono il nome di wadi. Incassati in profondità nelle pareti calcaree dell’altopiano sono il risultato del lavoro erosivo di corsi d’acqua a regime torrentizio che nel periodo monsonico possono trasformarsi in veri e propri fiumi; dal temperamento imprevedibile e distruttivo. È lungo questi alvei che fanno la loro comparsa sparuti villaggi in pietra, branchi di pecore e qualche orto. Piscine naturali lungo il Wadi Dirhor e il Wadi Matyaf costituiscono un punto di sosta per i turisti in cerca di refrigerio e animali assetati. La scarsa vegetazione lascia spazio a un paesaggio arido e roccioso, mano a mano che saliamo d’altitudine, per riacquistare colore nella parte orientale dell’altopiano.
La catena montuosa dei monti Hajhir è formata da guglie granitiche che raggiungono la massima altitudine nel picco Mashaning, a 1.500 metri di altezza. Un paesaggio insolito con prati e capre al pascolo, pinnacoli di roccia avvolti dalla nebbia e fiumi dal corso perenne. Più est affacciata su di una parete rocciosa a picco sul mare, la Hoq Cave conserva alcune delle testimonianze archeologiche più affascinanti dell’isola. Al suo interno sono state individuate iscrizioni e graffiti che testimoniano la frequentazione dell’isola di Socotra da parte di marinai provenienti da Etiopia, Egitto, India e penisola arabica, fin dal I secolo a. C.
Mare, spiagge e dune
Le pianure costiere penetrano all’interno dell’isola per non più di qualche chilometro, lasciando subito spazio alle pareti quasi verticali dell’altopiano centrale. È lungo questi corridoi, tra il mare e la roccia che la sabbia portata dal vento ha creato un paesaggio surreale, con dune gigantesche addossate alle pareti calcaree. Uno degli esempi più incredibili di questo fenomeno si trova nei pressi del promontorio di Ras Hawlaf, dove la sabbia accumulata ha formato una gigantesca duna di oltre 200 metri di altezza. Di fronte a questa il mare di Socotra con barriere coralline ricche di crostacei, molluschi e tartarughe di mare.
Lungo la costa nord-occidentale dell’isola, nei pressi del villaggio di Qalansyah, la laguna di Detwah è un gioiello di biodiversità e un’importante area di sosta per la migrazione degli uccelli. Un piccolo paradiso per gli animali e una delle mete più apprezzate dai turisti. Che i due aspetti debbano trovare un equilibrio è necessario oltre che fondamentale per la sopravvivenza dei primi. Il fatto che la laguna sia stata riconosciuta come area protetta dalla convenzione di Ramsar per le aree umide è un primo passo in questa direzione.
Visitare Socotra
Informazioni di viaggio
La guerra in Yemen è ancora in corso e malgrado le offerte di tour operator locali con collegamenti diretti Abu Dhabi – Socotra è necessaria la massima cautela[5]. La distanza dell’arcipelago dai teatri bellici non lo rende immune dalle imprevedibili ripercussioni della guerra civile che potrebbero arrivare nel momento peggiore: quando siete in viaggio.
Vi terrò aggiornati su quando la situazione si sarà stabilizzata offrendo indicazioni utili su come arrivare all’isola di Socotra e sui migliori tour operator da contattare per organizzare il viaggio. Una promessa che spero di mantenere al più presto.
Note
1 Socotra Archipelago, Unesco, 14 marzo 2021, da http://www.unesco.org/new/en/natural-sciences/environment/ecological-sciences/biosphere-reserves/arab-states/yemen/socotra-archipelago↵
2 E. H. Seland, Archaeology of Trade in the Western Indian Ocean, 300 BC–AD 700, in Journal of Archeological Research, 14 marzo 2021, da https://link.springer.com/article/10.1007/s10814-014-9075-7#Sec5↵
3 J. J. Van Rensburg e P. De Geest, Rock Art from Dahaisi Cave, Socotra, Yemen: a preliminary report, Introduction, 14 marzo 2021, da https://www.academia.edu/13827285/Rock_Art_from_Dahaisi_Cave_Socotra_Yemen_a_preliminary_report↵
4 M. Polo, Il Milione – Dell’isola di Scara (cap. 185), 14 marzo 2021, da http://www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_1/t24.pdf↵