L’antica via della seta: storia, città, mappa e itinerario

Con un percorso complessivo di oltre 6mila chilometri la via della seta è stato il più lungo collegamento terrestre dell’antichità. Un itinerario che per lunghezza eguaglia il Rio delle Amazzoni e lungo il quale hanno transitato merci, fedi, arti e tecnologie.

L’antica via della seta ha contribuito alla diffusione della cultura ellenistica in Asia centrale, sulla scia delle conquiste di Alessandro Magno. Ha messo in comunicazione l’impero Han in Cina con quello di Roma. Un interscambio commerciale che pompava oro, argento e ambra verso oriente. Spezie, seta e indaco in direzione del Mediterraneo. Tecnologie come la produzione della carta si diffusero lungo la via della seta dalla Cina alla Persia. La città di Samarcanda divenne, a partire dall’VIII secolo, uno dei maggiori centri di produzione della carta al di fuori dei confini cinesi.

Caravanserraglio lungo l'antica via della seta (Iran)
Caravanserraglio lungo la via della seta (Iran) – Bernard Gagnon, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Lungo gli innumerevoli itinerari e percorsi della via della seta sono transitati  monaci che dall’India hanno favorito la diffusione del buddhismo nell’antica Battriana (Afghanistan del nord), in Pakistan e fino al deserto del Taklamakan, nella Cina nord-orientale. Comunità zoroastriane si sono spostate attraverso i deserti della Persia seguendo un ramo meridionale della via della seta, in direzione della valle dell’Indo e da qui fino al Gujarat. Nel VII secolo esistevano consolidate sedi arcivescovili nella città-oasi di Merv (Iran), così come a Samarcanda e Bukhara. Perfino in Cina, nella capitale imperiale Chang’an, era presente una fiorente comunità della Dàqín Jǐngjiào (la luminosa religione dei romani).

Mausoleo di Timur (Tamerlano), Samarcanda, lungo l'antica via della seta
Mausoleo di Timur (Tamerlano), Samarcanda – LBM1948, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Il complesso sistema di scambi, non solo commerciali, che ha unito e a volte diviso, i luoghi e le città lungo la via della seta ha spinto negli ultimi decenni gli storici a parlare di vie della seta. Un plurale che supera una semplificazione culturale ormai antiquata, accogliendo in tutta la sua complessità quel sistema di interscambi culturali, religiosi ed economici che abbracciava una rete di oltre 60mila chilometri[1] di strade, passi di montagna, vie fluviali e marittime.

Questa visione ha dato avvio nel 1988 al progetto Integral Study of the Silk Roads: Roads of Dialogue, patrocinato dall’UNESCO, al quale nel 2011 si è aggiunto il contributo dell’Icomos (International Council on Monuments and Sites) la cui ricerca ha messo in evidenza la fitta rete di relazioni tra le principali città della via della seta e i suoi nodi minori. Un contributo prezioso e decisamente in divenire, per la salvaguardia e protezione dei  numerosi siti archeologici, artistici e culturali sparsi sulla gigantesca mappa della via della seta.

– Leggi anche: Taklamakan, il gigante arido lungo la via della seta

Antica via della seta: storia e origine del nome

Il nucleo originario della via della seta, nella sua parte occidentale, coincide con l’antica Via Reale di Persia, un percorso lungo 2.600 chilometri voluto da Dario I nel V secolo a. C. Il valore strategico di questa via di comunicazione era enorme, visto che collegava tutte le città più importanti dell’impero in tempi brevissimi. Si stima che le staffette potessero percorrere l’intero tragitto in poco più di nove giorni[2]: 288 Km al giorno! Ironia della sorte, fu questa stessa via a consentire alle truppe di Alessandro Magno di raggiungere con rapidità il cuore dell’impero Achemenide e conquistarne la capitale, Persepoli, nel 330 a. C.

La via all’oriente era ormai aperta.

La Via Reale di Persia, nucleo originario della via della seta
La Via Reale di Persia – Original creator: MossmapsCorrections according to Oxford Atlas of World History 2002, The Times Atlas of World History (1989), Philip’s Atlas of World History (1999) by पाटलिपुत्र, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

La mappa in alto mostra i confini dell’impero Achemenide nel suo periodo di massa espansione. I margini orientali toccavano a nord la catena del Pamir e quella dell’Himalaya, procedendo verso sud lungo la valle dell’Indo fino all’Oceano Indiano. Fu verso questo gigantesco territorio che si mosse Alessandro Magno con il proprio esercito, quella stessa area geografica attraverso la quale si sarebbero sviluppate le colonne vertebrali dell’antica via della seta: nelle sue ramificazioni settentrionali e meridionali.

A seguito della conquista macedone vennero insediati nei nuovi territori, reduci greci e generali, le loro famiglie e una moltitudine di letterati, astronomi e artigiani. La cultura ellenistica e la sua lingua si diffusero dalla Grecia fino ai contrafforti himalayani, con la fondazione di entità politiche ed economiche le cui città avrebbero svolto un ruolo chiave nei secoli successivi.

Nell’odierno Afghanistan vennero fondate città come Kandahar (Alexandria Arachosia), Herat (Alexandra Ariana) o Bagram (Alexandria del Caucaso). Mentre in Asia centrale Maracanda (Samarcanda) sarebbe rifiorita sotto l’influenza ellenistica, diventando un centro culturale ed economico tra i più importanti del mondo antico. A questo contribuì anche la fondazione, da parte di Alessandro Magno, di una nuova città, Alexandria Eschat, situata all’imboccatura meridionale della valle di Fergana, nell’odierno Uzbekistan. Teniamo a mente la valle, perché in questa storia della via della seta, Fergana ha svolto un ruolo determinante per mettere in contatto l’occidente con Serica. Quella vasta e leggendaria regione, conosciuta dai geografi greci e romani per la produzione della seta.

Una mappa dell'impero di Alessandro Magno nella sua massima estensione (323 a.C.)
L’impero di Alessandro Magno nella sua massima estensione (323 a.C.) – Generic Mapping Tools, CC BY-SA 3.0, Wikimedia Commons

Nel secolo successivo alla morte di Alessandro Magno (323 a. C.) la dinastia dominante in Cina era quella degli Han, i cui territori nord-occidentali, erano minacciati da una confederazione di tribù nomadi dell’Asia centrale. Su richiesta dell’imperatore nel 138 a. C. fu inviata verso ovest una spedizione guidata dall’emissario Zhang Qian.

Obiettivo della missione: negoziare un’alleanza con il popolo degli Yuezhi in funzione antinomade. Fu nel corso di questo viaggio che gli ambasciatori imperiali entrarono in contatto con culture e popoli diversi tra cui i discendenti dei conquistatori greci insediatisi nella valle di Fergana (ne abbiamo parlato sopra). Li chiamarono Duyan[3]­ (Grandi Ioni) e avrebbero svolto un ruolo determinante nelle successive guerre di espansione della dinastia Han. I Cavalli Celesti allevati dai Duyan nella valle di Fergana erano i destrieri più possenti e veloci che i cinesi avessero mai visto e nel corso dei secoli si sarebbero rivelati il punto di forza della cavalleria imperiale.


Questo incontro ebbe due conseguenze fondamentali nella storia della via della seta. Consentì alla dinastia Han di mettere al sicuro, grazie al vantaggio determinante dei cavalli Duyan, le regioni occidentali, minacciate dalle tribù nomadi e il Corridoio di Hexi, un percorso di oltre mille chilometri che collegava la capitale imperiale Chang’an (odierna Xi’an) ai futuri mercati dell’Asia centrale.

L’altro aspetto, non meno importante, fu un cambio di prospettiva che avrebbe modificato radicalmente l’intero continente eurasiatico. I cinesi si resero conto che a ovest esistevano enormi possibilità di scambi commerciali. Da questo momento in poi la valle di Fergana, nell’attuale Uzbekistan, sarebbe diventata un crocevia di importanza cruciale lungo la via della seta.

Impero cinese nel 60 a.C., un importante periodo nella storia della via della seta
L’impero cinese nel 60 a.C., Dinastia Han occidentale – Qiushufang, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Nel 30 a. C. fece la sua comparsa un nuovo protagonista nella storia della via della seta: Roma. A partire da quella data, con la conquista dell’Egitto, una già avviata rete di commerci tra oriente e occidente esplose in maniera mai vista prima. La fame dell’aristocrazia romana per merci di lusso come seta, spezie, indaco e animali rari era alimentata (e soddisfatta) dalle nuove direttrici commerciali ereditate dall’impero ellenistico.

Roma poteva contare sui porti egiziani per esportare e importare prodotti, lungo rotte che andavano da Alessandria d’Egitto all’India, passando per lo Sri Lanka e da qui fino alla regione di Jaozhi (nei pressi dell’attuale Hanoi, in Vietnam) controllata dai cinesi. Ulteriori scambi avvenivano lungo la via della seta settentrionale attraverso il regno dei Parti che collegava l’Asia centrale all’impero cinese. Nel periodo coincidente con la Pax Romana (29 a. C. – ca. 180 d. C.) l’intensità degli scambi fu tale che il 10% del bilancio annuale dell’impero[4] (più o meno 100 milioni di sesterzi) finiva fuori dai suoi confini. È in questo periodo di espansione “globalizzata” che si delinea il ruolo chiave delle vie della seta e della merce che più di tutte ne definiva l’importanza.


Un prodotto di cui i romani stessi, grandi importatori, sapevano poco, a voler essere generosi. Plinio il Vecchio, forse tratto in inganno da un passo di Virgilio, attribuiva l’origine del filamento alla peluria di certi alberi che venivano pettinati per ricavarne il prezioso tessuto.

Mappa dell'antichità nel 200, utile per comprendere lo sviluppo storico della via della seta
Mappa dell’emisfero orientale, anno 200 d.C. – Thomas Lessman (Contact!), CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Nella mappa in alto compaiono i pezzi da novanta dell’import-export mondiale dell’antichità. L’impero romano, quello Partico e all’estremità orientale i territori controllati dalla dinastia Han. Ma quello che spesso viene trascurato, è il ruolo decisivo giocato dagli attori di mezzo. Regni quasi dimenticati come l’impero Kushan che nel suo periodo di massima espansione (105 – 250 d. C.) si estendeva dal Caspio fino alla valle del Gange. O le regioni della Battriana (Afghanistan del nord) e la Sogdiana (in Uzbekistan) che approfittarono della loro posizione geografica in veste di intermediari. Sia Roma che la Cina, infatti, non commerciavano direttamente tra loro, ma dovevano affidarsi a reti locali. Un sistema che contribuì a far lievitare il prezzo della seta e di altri beni di lusso a livelli così alti che nel 500 d. C. l’imperatore Giustiniano (quello dei mosaici di Ravenna, per intenderci) decise di dare avvio a una delle prime missioni di spionaggio industriale della storia.

Mosaico Basilica di San Vitale a Ravenna, L’imperatore Giustiniano I e il suo seguito

Compatibilmente con le risorse dell’epoca furono incaricati dell’operazione due monaci nestoriani che impiegarono un paio d’anni per contrabbandare i bachi direttamente dalla Cina. Nel giro di qualche decennio l’impero bizantino avviò una propria produzione[5] di seta con fabbriche a Tiro, Beirut e Costantinopoli, riducendo progressivamente l’importazione della seta cinese. Per quanto quest’ultima fosse di qualità superiore, grazie alla sua posizione strategica, al capolinea occidentale della via della seta, Costantinopoli avrebbe giocato nei successivi 650 anni un ruolo monopolistico, nella sua lavorazione e commercializzazione.

La via della seta avrebbe continuato a esistere, ma la merce che più di tutte aveva contribuito a definirne la leggenda, lasciò spazio ad altri beni di lusso,  come le spezie, introvabili nel bacino del Mediterraneo.

Mappa dell'Impero Bizantino nel 555 d.C., che all'epoca iniziò una propria produzione di seta
Mappa dell’Impero Bizantino nel 555 d.C. – Tataryn, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Il colpo decisivo ai commerci terrestri lungo la via della seta e al peso politico ed economico di potenze come Venezia nel Mediterraneo, sarebbe arrivato nel corso del XV secolo con l’avvento dell’età d’oro delle esplorazioni marittime.

Partito da Lisbona nel luglio del 1497 Vasco de Gama raggiunse Mumbai e Calicut (lungo la costa sud-occidentale dell’India) nel maggio dell’anno successivo. Quattro anni dopo, al comando di una nuova missione, il capitano portoghese stabilì avamposti commerciali nell’oceano Indiano, aprendo la strada a una nuova via delle spezie. Questa operazione consentì al Portogallo di aggirare la rete di intermediazione gestita da veneziani, persiani e turchi, abbattendo il costo dei dazi e dei prodotti importati. La mappa del mondo e le antiche carte geografiche sarebbero mutate per sempre e all’antica via della seta si sarebbero aggiunte nuove rotte commerciali.

L’origine del nome

Fu il geografo tedesco Ferdinand von Richthofen il primo a impiegare, in una mappa dell’Asia centrale pubblicata nel 1877, l’espressione vie della seta e via della seta (Seidenstraße-n). Frutto di un lavoro di ricerca sul campo durato decenni, Richthofen aveva viaggiato in Myanmar, Giappone, Thailandia e Cina, la sua carta dell’Asia centrale (in basso), è stata la prima a reinterpretare le antiche mappe greche e romane, impiegando fonti provenienti dalla Cina. Un cambio di prospettiva mica da poco per l’epoca.

All’interesse scientifico si aggiungevano motivazioni di natura economica e commerciale, con le potenze europee impegnate in un’attiva esplorativa di nuovi territori. Richthofen fu anche uno dei primi a proporre l’idea, supportata dalle sue conoscenze e dai viaggi effettuati, di un collegamento ferroviario transcontinentale tra l’Europa e la Cina. E più di cento anni dopo siamo qui a parlare di nuova via della seta; sguardo lungo quello del Richthofen.

La prima mappa della via della seta, di Ferdinand von Richtofen, pubblicata nel 1877
Mappa di Richtofen, datata 1876 e pubblicata nel 1877. Vi compare l’espressione “via della seta” (Seidenstrasse)

Via della seta: una mappa per gente curiosa

Il lungo viaggio della via della seta aveva il suo punto di origine nella città di Xi’an (antica Chang’an) nella Cina settentrionale e da qui, lungo il corridoio di Hexi, procedeva verso nord-ovest fino alla città-oasi di Dunhuang, ai margini del deserto del Taklamakan. La scelta di attraversarlo da nord o da sud, dipendeva dalla destinazione finale dei prodotti.

Un’unica carovana non copriva l’intera mappa della via della seta. Le merci, sia che si trattasse di spezie, seta, lapislazzuli o schiavi, passavano “di mano in mano” fino ad arrivare al luogo di destinazione.

Nella mappa in basso ho evidenziato l’itinerario settentrionale della via della seta, con cerchi rossi per indicare i principali luoghi di interesse. Potete cliccarci sopra per ottenere immagini e informazioni sul luogo scelto.

Visualizza mappa a schermo intero

Superato il deserto del Taklamakan, sia che foste passati dal lato nord, o da quello sud, sareste arrivati alla città mercato di Kashgar. Un gigantesco bazar dove convergevano carovane, mercanti, cammelli battriani e qualunque genere di merce proveniente da ogni angolo dell’Eurasia.

Non è un’esagerazione, perché fino all’età d’oro delle grandi esplorazioni, come abbiamo visto, il commercio dell’intero continente eurasiatico passava per la via della seta. E nella città di Kashgar, in un’oasi ai margini occidentali del Taklamakan, convergevano i due principali itinerari:

  • itinerario meridionale
  • itinerario settentrionale

Il primo puntava verso sud, attraverso il Passo del Karakorum e da qui in Afghanistan, Pakistan e India. In base alla destinazione i prodotti venivano imbarcati e trasportati via mare attraverso il mar Rosso o il Golfo Persico. Oppure proseguivano verso ovest congiungendosi, nella città-oasi di Merv, in Iran, con il ramo settentrionale della via della seta.

L’itinerario settentrionale, partendo da Kashgar, puntava a ovest, incuneandosi in uno stretto corridoio tra i monti Tien-Shan a nord e il massiccio del Pamir a sud fino a raggiungere la valle di Fergana. Da qui le carovane continuavano verso sud-ovest in direzione di Samarcanda, Bukhara, Khiva per ricongiungersi al ramo meridionale della via della seta nell’oasi di Merv.

– Leggi anche: Romanzi, saggi e reportage per conoscere l’Asia

Luoghi e città sulla via della seta

Corridoio di Hexi

A nord-est il deserto del Gobi e l’altopiano mongolo. A sud-ovest la catena montuosa del Nan Shan e l’altopiano tibetano. Nel mezzo il corridoio di Hexi, uno stretto passaggio, lungo mille chilometri, che collegava la capitale imperiale Chang’an alle rotte commerciali dell’Asia centrale; e da qui al resto del mondo. La sua importanza, sia dal punto di vista commerciale che militare, è stata enorme per tutte le dinastie cinesi. Nel suo punto più stretto, largo appena 6 chilometri, fu costruito sotto la dinastia Ming (XIV sec.) il Forte di Jiayuguan: il primo nucleo fortificato della Grande Muraglia cinese e il suo capolinea occidentale.

Il Forte di Jiayuguan, uno dei luoghi da visitare lungo la via della seta
Il Forte di Jiayuguan – Pinkfluffybrick at English Wikivoyage, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Dunhuang

Situata all’estremità occidentale del corridoio di Hexi, Dunhuang in cinese significa Faro Scintillante. Deve il proprio nome alla sua posizione geografica. Punto di accesso al deserto del Taklamakan, per le carovane provenienti dalla capitale imperiale. Punto di arrivo per i mercanti provenienti da ovest. Un avamposto di frontiera, dove convergevano merci, idee e culture. Nelle grotte di Mogao (25 Km a sud-est di Dunhuang) è stato riscoperto, all’inizio del Novecento, un tesoro di oltre 7mila manoscritti buddhisti risalenti a un periodo compreso tra il IV e l’XI secolo d.C. Tra questi il Sutra del Diamante, il libro stampato più antico del mondo e oggi conservato presso The British Library di Londra.

Grotte di Mogao
Grotte di Mogao – Flickr user: eviltomthai, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Kashgar

L’antica Kashi, oggi conosciuta come Kashgar, è stata un crocevia leggendario lungo la via della seta. Situata alla congiunzione del percorso settentrionale e di quello meridionale, convergevano verso la città carovane provenienti dalla penisola arabica, dalle steppe della Mongolia, dalla Cina e dall’altopiano tibetano. Nel corso dei secoli i cinesi ci hanno sputato sangue per mantenere il controllo di questo avamposto commerciale, strategico per l’import-export dell’impero. Il Mercato della domenica di Kashgar è ancora oggi il più grande bazar di tutta l’Asia centrale. Qualunque cosa cerchiate, la trovate a Kashgar.

Kashgar, una delle città chiave e storiche lungo l'antica via della seta
Kashgar fotografata nel 1915

Valle di Fergana

Per le carovane provenienti da oriente che avevano superato il deserto del Taklamakan e le montagne del Pamir, la valle di Fergana doveva essere una visione paradisiaca. Le migliaia di cavalli allevati dai discendenti dei greci, coltivazioni di alberi da frutto, grano e viti. Città come Rishton producevano con l’argilla locale ceramiche esportate in Cina e in Persia. E a partire dal X secolo la città di Margilon, nella valle di Fergana, avviò una produzione locale di seta che ne fece uno dei maggiori centri di tutta l’Asia centrale.

Un piatto in ceramica realizzato a Rishton, nella Valle di Fergana
Un piatto in ceramica realizzato a Rishton – Man77, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Bamyan

Lungo il corridoio meridionale della via della seta Bamyan è stata uno dei maggiori centri buddhisti dell’impero Kushan. A testimoniare la sua importanza culturale le grotte dei monaci scavate sul fianco di una collina a nord della valle e le imponenti statue del Buddha, fatte esplodere nel 2001 dai talebani, in un folle parossismo iconoclasta. Per la sua scenografica posizione e per le sue rovine storiche, Bamyan continua a essere ancora oggi, nonostante tutto, uno dei siti turistici più visitati dell’Afghanistan. Mi auguro davvero che questo possa servire a proteggere ciò che rimane del passato culturale e storico di questi luoghi.

Bamyan, storica città dell'antica via della seta
Bamyan – Danial, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Samarcanda

L’esistenza di Samarcanda è segnata da uno spartiacque: prima e dopo la conquista mongola. Nel periodo precedente all’arrivo di Gengis Khan l’antica Samarcanda era conosciuta come Afrasiab, le cui rovine sono ancora oggi visibili a nord della città moderna. Tra i reperti di maggior valore, scoperti dagli archeologi nel 1965, un ciclo di affreschi conosciuti come i Dipinti degli Ambasciatori, realizzati nel VII secolo d. C.

A seguito della conquista ellenica Afrasiab divenne uno dei maggiori centri commerciali della via della Seta, un ruolo mantenuto fino alla distruzione mongola del 1220. Fu ricostruita nel XIV secolo da Tamerlano che ne fece la capitale del suo impero. Da allora la leggenda di Samarcanda è coincisa con quella della vie della seta.

Pittura murale presso l'Ambassador’s Hall di Afrosiab, Samarcanda, famosa città dell'antica via della seta
Pittura murale presso l’Ambassador’s Hall di Afrosiab, Samarcanda – Republic of Korea, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

Oasi di Merv

Alla confluenza dei due principali percorsi della via della seta (settentrionale e meridionale) la città oasi di Merv prosperò per secoli grazie alla sua strategica posizione. Nel corso del Medioevo divenne una delle città più ricche e popolose del mondo, capace di resistere a cambi di regime, epidemie e rovesci economici, ma non ai mongoli che nel 1221 distrussero la città uccidendone gran parte della popolazione. Di lì in avanti non avrebbe mai recuperato il ruolo da protagonista dei secoli precedenti, e sarebbe stata definitivamente abbandonata nel 1888[6]. Le rovine in basso sono tutto ciò che resta dell’antica città oasi di Merv.

Il Grande Kyz Kala, quel che resta della città oasi di Merv, lungo l'antica via della seta
Grande Kyz Kala (Merv) – GaiJorayev, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Aleppo

La posizione di Aleppo al crocevia dei collegamenti tra l’Asia centrale, la penisola arabica, l’India e il Mediterraneo ne fece uno dei maggiori centri commerciali dell’antichità. In città avevano le loro basi mercantili veneziani, turchi, armeni, catalani, indiani, tedeschi e olandesi. Alla prosperità di Aleppo contribuì anche una massiccia produzione di seta locale che sarebbe progressivamente diminuita nel corso del XVII secolo. Il colpo più duro all’economia della regione fu inferto dall’apertura della nuova rotta marittima inaugurata da Vasco de Gama nel 1498. I progressi nella navigazione e nuovi itinerari commerciali lungo il mar Rosso ridimensionarono il ruolo economico della città su scale più piccole.

Ingresso della cittadella di Aleppo, crocevia lungo l'antica via della seta
Ingresso della cittadella di Aleppo – Dosseman, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Note

1 AA. VVV, Le vie della seta. Popoli culture e paesaggi, pg. 39, Einaudi, 2019

2 Via Reale di Persia, Wikipedia L’enciclopedia libera, 02 aprile 2021, da https://it.wikipedia.org/wiki/Via_Reale_di_Persia

3 Zhang Qian Duyan (Ferghana), Wikipedia (en), 02 aprile 2021, da https://it.wikipedia.org/wiki/Zhang_Qian#Dayuan_(Ferghana)

4  P. Frankopan, Le vie della seta. Una nuova storia del mondo, pg. 32, Mondadori, 2017

5 Seta bizantina, Wikipedia L’enciclopedia libera, 02 aprile 2021, da https://it.wikipedia.org/wiki/Seta_bizantina

6 Merv Nineteenth century, Wikipedia (en), 02 aprile 2021, da https://en.wikipedia.org/wiki/Merv#Nineteenth_century

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