Per l’architettura sacra dell’antico regno Kalinga, attuale Orissa, un luogo non era soltanto un luogo, così come un tempio non era solo un edificio religioso. La terra su cui venivano posate le prime pietre era scelta con cura, sulla base di precise regole topografiche che nel corso dei secoli sono confluite nel Vastu Shastra[1]: testo di riferimento dell’architettura sacra indiana. Le pietre stesse, impiegate nella costruzione dei templi, erano soggette a un accurato esame, in base alla loro composizione e al luogo di provenienza. Un complesso sistema di codici e gerarchie coinvolgeva anche il personale incaricato della costruzione che andava dal committente (di solito il sovrano) fino agli scultori (kayakista) incaricati di dare forma alla pietra.

Il Tempio del Sole di Konarak, nell’Orissa, è una delle massime espressioni architettoniche dell’arte sacra indiana e, senza dubbio, uno dei maggiori capolavori del periodo Kalinga. Nell’Orissa, il tempio di Konarak, fa parte del cosiddetto Triangolo d’oro, formato dal tempio di Shree Jagannath, a Puri (30 Km a sud di Konark) e da quello di Lingaraja, a Bhubaneswar capitale dello Stato, situata una novantina di chilometri a nord del tempio del Sole.


Costruito nel XIII secolo per volere di Narasingha Deva I, sovrano della dinastia dei Ganga orientali e agguerrito difensore dei confini del regno Kalinga, il patrocinatore del Tempio del Sole di Konarak fu un sovrano illuminato, per il suo tempo, durante il quale il regno conobbe un periodo di grande prosperità e ricchezza. A testimoniarlo la grandiosità del Tempio di Konarak, costruito in onore del dio Sole, Surya, associato al bene e alla conoscenza. Conosciuto anche come Pagoda Nera, il tempio con il suo vimana[2] alto settanta metri, andato distrutto nel XVI secolo, è stato un punto di riferimento marittimo per tutte le imbarcazioni che costeggiavano le coste orientali dell’India dirette verso oriente.

All’epoca del regno Kalinga, il golfo del Bengala, su cui si affaccia il tempio del Sole, era uno specchio di mare tra i più trafficati al mondo; navi indiane, arabe e cinesi battevano il golfo trafficando in uomini, spezie e pietre preziose; nei secoli successivi si sarebbero aggiunti spagnoli e portoghesi e le coste dell’Orissa, con i suoi porti e merci continuarono a essere uno dei nodi commerciali più importanti del golfo del Bengala.
Il Tempio del Sole di Konarak, dalla sua posizione privilegiata, lungo le coste dell’Orissa, ha assistito allo scorrere del tempo, riempiendo i viaggiatori di stupore e meraviglia. Una storia che dal XIII secolo, prosegue ancora oggi.
Origini e significato del Tempio di Konarak
Konark, nell’Orissa orientale, è una città minuscola, se paragonata ad altri centri urbani dell’India: poco più di 15mila abitanti distribuiti su di una pianura poco attraente, ma disseminata di un’incredibile quantità di templi, la maggior parte dei quali dedicati al dio sole. L’etimologia stessa del nome deriva dalle parole sanscrite Kona (angolo) e Arka (sole) da cui Konarak: il riferimento è al tempio omonimo, fiore all’occhiello dell’architettura religiosa dello Stato indiano.

Ancora prima della costruzione del Tempio del Sole, è probabile che nelle vicinanze del sito si trovasse una struttura più antica, risalente al IX secolo e le cui sculture furono inglobate nel nuovo grandioso progetto voluto da re Narasingha Deva I nel XIII secolo. È in quest’epoca che si colloca la costruzione del Tempio del Sole di Konarak e delle sue tre strutture principali: il tempio maggiore e sancta sanctorum (vimana) andato distrutto nel XVI secolo, la sala delle danze e quella delle udienze (jagamohana) ancora oggi visibile con i suoi 30 metri di altezza, le 24 ruote in pietra e i leoni a guardia della scalinata d’ingresso.

Oggi conosciamo in maniera dettagliata la storia del tempio grazie a una serie di piastre di rame e a un colpo di fortuna degno di un film di Indiana Jones. Nel 1960, infatti, in un villaggio dell’Orissa sono stati ritrovati i progetti di costruzione del Tempio del Sole di Konarak vergati su foglie di palma[3]; una volta tradotti dal sanscrito hanno rappresentato, per gli archeologi, una testimonianza dal valore inestimabile. Conosciamo così il nome dell’architetto incaricato della progettazione, tale Bishnu Maharana e sappiamo con certezza che la leggendaria torre (vimana) alta 70 metri fu realmente costruita.
Sappiamo inoltre che il tempio era dedicato al dio del Sole Surya e che il re Narasingha Deva I scelse il luogo in cui oggi sorge il tempio di Konarak perché legato alla leggendaria guarigione di Samba, figlio di Shiva. Tutto il resto ce lo raccontano le pietre stesse del tempio su cui gli scultori hanno raffigurato scene tratte da testi sacri indiani, animali mitologici ed esseri divini, donne e uomini in momenti di vita quotidiana e rappresentazioni erotiche degne dei templi di Khajuraho.

La disposizione del tempio lungo l’asse ovest/est è legata al sorgere del sole, quando i primi raggi, all’alba, toccano la scalinata d’ingresso. La disposizione stessa delle statue di Surya, lungo la base della sala delle udienze,è stata scelta con cura, in modo tale che in precisi giorni dell’anno siano illuminate dai raggi del sole. Un’esecuzione di una complessità impressionante.
La costruzione del tempio: tra storia e leggenda
Così come nel caso del tempio di Kailasa, nel Maharashtra, la costruzione del Tempio del Sole di Konarak è legata a una leggenda che a sua volta si lega alla storia da cui scaturisce un’altra leggenda. Faccenda complessa quella dell’architettura sacra indiana, dove niente è come sembra: neppure le pietre. La leggenda da cui tutto inizia è legata alla figura di Samba, figlio di Shiva, che ebbe la pessima idea di prendersi gioco di Durvasa, saggio indiano, poco incline all’ironia, che maledì il giovane; colpito dalla lebbra Samba si rifugiò lungo le rive del fiume Chandrabhaga, nell’Orissa, dove dopo 12 anni di sofferenze fu guarito dal dio del sole Surya. Tipo paziente Samba.

Passiamo alla storia.
Il luogo scelto da Narasingha Deva I per la costruzione del tempio di Konarak è legato sia alla leggenda di Samba[4] che ad alcuni aspetti pratici e di geografia sacra fondamentali per la progettazione di un edificio religioso. Nei pressi dell’attuale Tempio del Sole doveva trovarsi un più antico tempio, anch’esso dedicato a Surya. A circa un miglio a nord di Konark scorreva il fiume Chandrabhaga, oggi scomparso, che oltre a rappresentare un luogo sacro per la mitologia indù, costituiva un ottimo sistema di collegamento per il trasporto del materiale da costruzione. Le acque dell’Oceano Indiano, oggi a circa tre chilometri di distanza da Konark, nel XIII secolo si trovavano in prossimità del tempio: il che contribuiva a rendere ancora più spettacolare la vista del sorgere del sole, a cui il tempio era dedicato.
Un’ultima curiosità: nel 2016 gli archeologi, grazie all’impiego di satelliti, hanno individuato[5] nella piana a nord di Konark, il letto, ormai interrato, del mitico fiume Chandrabhaga, lungo le cui rive Samba fu curato dal dio Surya.

Un’altra leggenda.
Il numero dodici, come vedremo nella sezione architettura e stili è un tema ricorrente nel Tempio di Konarak. Dodici sono stati gli anni che ha impiegato Samba a guarire e dodici sono stati gli anni richiesti per la costruzione del tempio ai 1200 operai incaricati; ancora dodici. Stando alla leggenda. Al termine di questo periodo mancava solo il posizionamento del shikhara[6], sulla sommità del vimana, per ultimare il lavoro. L’operazione però si rivelò impossibile da portare a termine, dato il peso della struttura. È a questo punto che entra in gioco Dharmapada, figlio dell’architetto Bishu Maharana. Il bambino riuscì, chissà come, a posizionare il shikhara e ultimare la struttura. Tutti felici? Nient’affatto, visto che il sovrano aveva incaricato gli operai (e solo loro) di portare a compimento il lavoro: se non avessero rispettato i patti li avrebbe decollati. Venuto a conoscenza di questo, il bambino si tolse la vita, gettandosi dalla sommità del tempio e il sovrano, toccato dal suo sacrificio, risparmiò loro la vita.

Architettura e stili del Tempio del Sole di Konarak
Il Tempio del Sole di Konarak è uno dei massimi esempi di stile architettonico del regno Kalinga. La struttura originaria del tempio era composta da un vimana alto 70 metri dove risiedeva la divinità, in questo caso il dio del sole, Surya. Di fronte a questo il jagamohana, sala delle assemblee dove si riunivano i pellegrini: era il luogo, accessibile, più vicino alla divinità. Separata dal jagamohana si trova una piattaforma rialzata, ancora oggi visibile, denominata Nat-Mandap, dove si svolgevano le danze sacre. Gli ultimi due edifici hanno resistito al trascorrere dei secoli, mentre il gigantesco vimana,un tempo visibile dal mare, è andato distrutto nel XVI secolo. Le cause del crollo sono ancora oggi incerte; un terremoto, problemi strutturali, le incursioni arabe da nord sono state chiamate in causa per spiegare il collasso del vimana.


I rilievi alla base del jagamohana (sala delle assemblee) del tempio del sole di Konarak rappresentano una delle più stupefacenti creazioni litiche di tutta l’India. La struttura a forma di carro, con 12 paia di ruote, un’altezza che supera i trenta metri e 7 cavalli, rappresenta l’iconografia sacra del dio Surya. Le 24 ruote in pietra costituiscono uno degli elementi architettonici più impressionanti del tempio di Konarak con il loro diametro di 3,70 metri[7], fissate su mozzi, anch’essi in pietra, e in grado di ruotare come vere e proprie ruote. Di fronte al carro, fino all’Ottocento, era collocato un monolite di oltre dieci metri di altezza e dedicato ad Aruna, il cocchiere del dio Sole. Alla base di questa imponente struttura e più su fino alla sommità, ogni pietra è stata incisa secondo fogge e figure diverse.

Ci sono danzatrici e musici con i loro strumenti, divinità come Surya e le apsaras, spiriti femminili delle nuvole e dell’acqua. Animali come uccelli e leoni, impressionanti quelli a protezione della scalinata d’ingresso al tempio, scolpiti nell’atto di sottomettere un elefante. Creature acquatiche ed esseri leggendari, così come scene di caccia e di vita quotidiana: uomini appoggiati a un albero, donne che si asciugano i capelli o si guardano allo specchio. Ci sono scene erotiche, d’intimità e corteggiamento, scolpite con la maestria e la raffinatezza che eguaglia quella dei templi di Khajuraho, nel Madhya Pradesh. Come scriveva Rabindranath Tagore, poeta indiano e premio Nobel per la letteratura, nel Tempio del Sole di Konarak il linguaggio delle pietre supera il linguaggio umanoe tale è la maestria con cui sono state scolpite che il bisogno di toccarne i contorni, di avvicinarsi a esse per coglierne i dettagli è un bisogno fisico, come se da un momento all’altro fregi e segni potessero scomparire.

Note
1 Vastu Shastra – History, Wikipedia (en), 29 agosto 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Vastu_shastra#History↵
2 Vimana, Wikipedia (en), 29 agosto 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Vimana_(architectural_feature)↵
3 Konarak Sun Temple Construction, Wikipedia (en), 29 agosto 2020 da https://en.wikipedia.org/wiki/Konark_Sun_Temple#Construction↵
4 The Legend of Dharmapada and Twelve Hundred Masons of Konark, Wikipedia (en), 29 agosto 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Narasingha_Deva_I#The_Legend_of_Dharmapada_and_Twelve_Hundred_Masons_of_Konark↵
5 Ians, Lost’ Chandrabhaga river found in Odisha, Thehindu.com, 29 agosto 2020, da https://www.thehindu.com/news/national/other-states/%E2%80%98Lost%E2%80%99-Chandrabhaga-river-found-in-Odisha/article16438333.ece↵
6 Shikhara, Wikipedia (en), 29 agosto 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Shikhara↵
7 Konark Sun Temple Description, Wikipedia (en), 29 agosto 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Konark_Sun_Temple#Description↵