Tutte le volte che guardo i monti Urali su una mappa ho l’impressione di osservare una linea di frontiera, una catena montuosa che in maniera naturale divide l’Europa dall’Asia. Sembrano una riga verticale tracciata apposta per segnare uno spartiacque, una linea sulla mappa del mondo esistente ben prima delle carte geografiche.
E allo stesso tempo gli Urali danno una sensazione di mistero. Se guardate una delle carte geografiche di questo articolo scoprirete che sono una catena montuosa isolata, immersa tra gli immensi bassopiani russi e siberiani, grandi aree isolate a bassissima densità di popolazione. Sono insomma una terra incognita, che per il momento ho deciso di esplorare con un viaggio digitale. Quali bellezze nascondono gli Urali? Che cosa c’è da visitare? Sono sempre stati un confine tra Europa e Asia?

Monti urali: mappe e dove sono
Prima di tutto una presentazione. Gli Urali sono una catena di montagne lunga circa 2500 kilometri e larga poco meno di 200 kilometri. Una serie di rilievi montuosi lunga, stretta e non troppo alta: la sua vetta più elevata è il monte Narodnaja, che raggiunge l’altitudine di 1895 metri. Per fare un confronto, il monte Bianco misura 4810 metri, il Gran Sasso 2912 m, l’Etna 3326 m.

Non sono insomma una barriera insormontabile, ma la loro lunghezza li ha trasformati in un confine. Si estendono da sud dove il fiume Ural fa una curva decisa, fino alla punta nord, che finisce nel Mar Glaciale Artico. Il tutto per ben 2500 kilometri, che diventano circa 3500 se consideriamo tutta la cintura orogenica degli Urali: come si intuisce dalla mappa sotto, gli Urali continuano a nord fino all’arcipelago Novaya Zemlya, mentre a sud terminano in corrispondenza del lago di Aral.

Quello degli Urali è un percorso nord-sud affascinante, che visto su una cartina non può che apparire un confine naturale tra Asia ed Europa. Ma è sempre stato così?
Quando gli Urali sono diventati un confine

Questa qua sopra è una mappa del 1853 che mostra una delle tante ipotesi di confine tra Europa e Asia, confini che in buona parte sono costituiti dagli Urali, per poi continuare a sud lungo il Volga e il Mar Caspio. Noi esseri umani del XXI secolo così abituati a guardare le cartine geografiche, Google Maps, le immagini satellitari e a spostarci in aereo diamo per scontato che gli Urali delimitino un territorio; ma a quanto pare non è stato così per la maggior parte della storia, almeno per quei popoli che erano abituati a spostarsi via mare e via terra.

Per gli antichi greci (Anassimandro) il confine tra Asia ed Europa era segnato dal Rioni, un fiume che nasce sul Caucaso, scorre nell’attuale Georgia e sfocia nel Mar Nero. Questa convenzione fu seguita anche da Erodoto, mentre in epoca ellenistica la linea di demarcazione fu collocata lungo il fiume Don (all’epoca chiamato Tanai), che sfocia nel mar d’Azov dopo aver attraversato la Russia per ben 1870 kilometri. Un confine di tutto rispetto insomma, che rimase accettato nei secoli seguenti, dall’epoca romana, al Medioevo e fino al diciottesimo secolo. Fino a che non è entrato in scena Philip Johan Von Strahlenberg, esploratore e ufficiale dell’esercito svedese.

La versione di Strahlenberg
Nel 1709, in piena Grande guerra del Nord (1700 – 1721), l’ufficiale svedese Strahlenberg fu catturato dalle forze russe e inviato nella città siberiana di Tobol’sk. Come nobile prigioniero poté dedicarsi allo studio delle lingue e della cartografia. Si appassionò alla geografia e all’antropologia della Siberia e nello stesso periodo lavorò come assistente dell’esploratore e naturalista tedesco Daniel Gottlieb Messerschmidt (1685-1735), che allora lavorava per Pietro il Grande. In seguito, con un compagno di prigionia (lo svedese Johan Anton von Matérn) si dedicò alla creazione di una nuova mappa della Russia e fu in quel periodo che propose i monti Urali come confine orientale del continente europeo[1].
L’idea di Strahlenberg fu apprezzata dallo Zar. Rispetto alle mappe che ponevano le frontiere dell’Europa sul Don, la proposta dell’ufficiale svedese spostava i confini del vecchio continente più a est, ponendo in questo modo una più ampia porzione di Russia in Europa. Se l’idea di Strahlenberg aveva solide basi geografiche, di fatto fu utile agli obiettivi geopolitici dello zar, il cui impero aveva così un baricentro più spostato in Europa[2].
La Grande guerra del Nord tra Svezia e Russia terminò nel 1721, ma le notizie di pace raggiunsero la Siberia solo nel 1722. Strahlenberg iniziò il suo viaggio di ritorno verso la Svezia nel maggio del 1722 e arrivò finalmente a Stoccolma nell’agosto del 1723. In patria nel 1730 riuscì a pubblicare un libro (in lingua tedesca) in cui riportò i lavori delle sue ricerche in ambito geografico e antropologico, le sue mappe e naturalmente la sua linea di confine tra Europa e Asia.
Il suo libro e la sua idea ebbero subito un grande seguito. La linea di demarcazione proposta da Strahlenberg non fu accettata universalmente, ma di fatto è rimasta quasi immutata fino a oggi. Nella mappa qui sotto osservate la linea A e la linea B:

La linea A è il confine tra Asia ed Europa secondo Strahlenberg, la linea B è il confine oggi più comunemente accettato. In buona parte coincidono, anche se:
- per Strahlenberg, dai monti Urali il confine prosegue fino al Mar Caspio seguendo il fiume Emba;
- per i geografi attuali, dagli Urali il confine prosegue fino al Mar Caspio seguendo il fiume Ural.
Gli Urali sono un confine naturale?
I monti Urali possono sembrare un confine naturale se visti su una mappa: dalla prospettiva europea sono perfetti per segnare una linea di demarcazione, ma se allarghiamo la visuale della mappa all’Eurasia, la faccenda è decisamente più sfumata.

Europa e Asia sono un’unica massa continentale[3] e il confine, come abbiamo visto sopra, è semplicemente frutto di una convenzione. Pur con la loro estrema lunghezza, i monti Urali non sono nemmeno una barriera naturale, visto che ad esempio non impedirono l’invasione dei mongoli in Russia nel tredicesimo secolo. In quell’area del pianeta, mi viene da pensare che Asia ed Europa siano divise dalle grandi distanze coperte da un’area (la Siberia) che è in gran parte spopolata e che, ancora più degli Urali, ha separato per secoli popoli distanti.
Breve (e facile) storia geologica degli Urali
La storia dei monti Urali inizia tra i 300 e i 250 milioni di anni fa. Non esistevano ancora i dinosauri e all’epoca l’Europa orientale e la Siberia erano due continenti separati tra loro da un ampio tratto di mare. Era però in atto un processo di convergenza tra questi due continenti e quando finalmente si scontrarono iniziarono a sollevarsi, nel corso di milioni di anni, i monti Urali. Questo processo terminò circa 250 milioni di anni fa.
Gli Urali sono una delle catene montuose più antiche al mondo, soprattutto se paragonate alle giovanissimi Alpi (circa 30 milioni di anni) e all’Himalaya (circa 50 milioni di anni). In tutto questo tempo hanno subito una forte erosione, che li ha resi più bassi, ma allo stesso tempo ha esposto le loro considerevoli risorse minerarie[4], che includono oro, platino, diamanti, rame, ferro, ma anche carbone, petrolio e gas naturale.
Un curioso legame tra Toscana e Urali
Nel 1702 Nikita Demidoff, industriale russo, ottenne il permesso di cercare ed estrarre minerali negli Urali. Ebbe fortuna e realizzò impianti per la lavorazione di ferro e rame. I suoi discendenti continuarono l’attività con successo, i Demidoff divennero importanti imprenditori minerari e nel XIX secolo si trasferirono a Firenze, nel Granducato di Toscana. Da qui continuarono a portare avanti l’azienda e grazie all’impiego di tecnici europei scoprirono nuovi giacimenti negli Urali[5]. Le ricchezze dei Demidoff aumentarono, divennero importanti mecenati e il Granduca di Toscana concesse loro il titolo nobiliare di Principi di San Donato. Ci restano numerose testimonianze di quest’epoca, tra cui Villa San Donato a Firenze, Villa Demidoff a Pratolino e la Villa di San Martino situata nei pressi di Portoferraio (Isola d’Elba), ex residenza di Napoleone che fu ricostruita da Anatolio Demidoff, marito di Matilde Bonaparte.
Visitare i monti Urali: turismo
Gli Urali sono un posto speciale non solo perché dividono (secondo convenzioni umane) due continenti, ma anche per le loro montagne e paesaggi suggestivi, una storia fatta di antiche civiltà, un recente passato minerario e una tradizione culinaria tutta da scoprire. Non solo montagne e natura, ma anche città: gli Urali si trovano all’interno dell’omonimo circondario federale, che comprende diversi oblast’[6] e città come Ekaterinburg, una sorta di porta di accesso agli Urali. Ekaterinburg, oltre a meritare essa stessa una visita, ha un aeroporto internazionale ed è una tappa della Transiberiana; può essere un buon punto di partenza per esplorare la regione degli Urali.
Urali, cosa vedere
Monte Manaraga

Con i suoi 2500 kilometri di lunghezza, la catena degli Urali offre paesaggi di grande fascino. Il monte più bello da vedere è probabilmente il Manaraga, noto non tanto per la sua altitudine (1662 metri), quanto per la sua forma caratteristica. Manaraga, nella lingua parlata dalla popolazione indigena dei nenezi, significa “zampa d’orso” e osservando la vetta della montagna è facile capire perché. Il Manaraga è distante circa 15 kilometri dalla montagna più alta degli Urali (il Narodnaja, 1895 m) e si trova all’interno del Yugyd Va National Park, il parco nazionale più grande d’Europa[7].
Manpupuner, i sette monoliti

I Manpupuner (scritti anche Man’pupunër) sono sette monoliti situati nella parte settentrionale degli Urali, nella Repubblica dei Komi. Sono noti come i sette giganti di pietra e, come si vede dalle foto, svettano isolati, verticali, circondati da montagne arrotondate da milioni di anni di erosione. Sei monoliti sono abbastanza vicini tra loro, mentre il settimo è isolato; la loro posizione e le loro dimensioni (vanno dai 30 ai 42 metri di altezza!) li hanno resi protagonisti di diverse leggende, ma la loro origine è geologica. Sono composti da rocce solidissime, che nel tempo sono rimaste pressoché intatte mentre le rocce che li circondavano sono state gradualmente erose. E così, piano piano, i sette giganti sono emersi dalla montagna. Sono una vera a propria perla degli Urali, inseriti nel 2008 tra le sette meraviglie della Russia.
Arkaim

Arkaim è il nome dato al sito archeologico di un’antica città degli Urali meridionali, datata tra il XVII e il XVI secolo a.C (età del bronzo). Scoperta nel 1987, era in antichità una città fortezza, circondata da due anelli di mura difensive, uno interno e uno esterno solo parzialmente aperto. A quanto pare non era isolata, ma apparteneva a un complesso di città fortificate di popoli della steppa che, al contrario di altri, erano stanziali. Non distante da Arkaim si trova Sintashta − anch’essa un cittadella fortificata circondata da due mura circolari − dove è stato rinvenuto il più antico carro da guerra della storia.
Arkaim è un sito archeologico antico che ha ispirato ipotesi fantasiose e altre più verosimili, come quella secondo cui l’area in cui sorgeva è il luogo di origine dei primi popoli indoiranici.
L’obelisco di confine Europa-Asia

A 40 kilometri a ovest di Ekaterinburg si trova il monumento che segna il confine tra Europa e Asia. Fu istallato per la prima volta nel 1837 per commemorare la visita dello zar Alessandro II, che in quello stesso anno fece un viaggio in Siberia e, proprio dove sorse il monumento, stappò una bottiglia di vino. Quel primo monumento era in legno e di piccole dimensioni, ma in seguito fu rimpiazzato da una piramide di marmo che andò distrutta nel corso della guerra civile russa. Fu quindi costruito un obelisco, che poi fu spostato nell’attuale posizione, in modo che si trovasse esattamente lungo la linea di confine. Il monumento che è possibile osservare adesso è un obelisco circolare in granito rosso, alto circa 30 metri e sormontato da un’aquila. Ed è uno dei pochi luoghi al mondo dove potete farvi una foto con i piedi in due diversi continenti.
Immagini dei monti Urali





Note
1 Per approfondire:https://www.geographicus.com/P/AntiqueMap/Russia-strahlenberg-1730↵
2 Paul Stock, Europe and the British Geographical Imagination, 1760-1830↵
3 Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Eurasia↵
4 Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Urali#Geologia↵
5 Adrio Bocci, Viaggio nella geologia degli Urali: la grande escursione del 1897, consultabile online su mindat.org↵
6 Gli oblast’ sono una suddivisione territoriale che corrisponde grossomodo alle nostre province e regioni.↵
7 Yugyd Va National Park, per approfondire:https://en.wikipedia.org/wiki/Yugyd_Va_National_Park↵
Foto di copertina: Photo by Anton Zhegulov CC BY-NC-SA 2.0