«Sicuro che Tresigallo è una città metafisica?»
È questo che mi chiedo mentre guido per le campagne ferraresi. Di ritorno da Comacchio, penso a R., ferrarese doc, che una decina di anni fa mi aveva raccomandato di visitare Tresigallo, Trasgàl diceva lui. Accettai il suo consiglio, ma da buon procrastinatore non ne feci nulla.
Dopo anni di assenza da questi luoghi, mi trovo a guidare in direzione della città metafisica, ma non trovo niente che mi preannuncia il suo arrivo. Vedo un cielo immenso, campi arati, pioppi, platani, canali, il profilo di qualche paese e quando scorgo l’insegna di Tresigallo mi sembra un centro abitato come gli altri. Non noto edifici, strade, effetti speciali o annunci sonori che mi facciano sentire in una città che, a detta di molti, sembra un quadro di Giorgio De Chirico.
Con questi dubbi seguo le indicazioni verso il centro storico, arrivo in una piazza e parcheggio. Esco, chiudo l’auto e ho subito la sensazione di trovarmi nel centro della città. Non ci sono dubbi. Da quanto ho letto, Tresigallo venne ricostruita completamente negli anni ’30 con architetture razionaliste e se chi l’ha progettata voleva dare alla piazza una sensazione di centralità, beh c’è riuscito. Qui, almeno, c’è il centro del potere. Gli spazi sono ampi, aperti e di fronte a me c’è un edificio a blocchi: sembra abbastanza recente e noto che si tratta della sede del Municipio e dei Carabinieri.
Dalla parte opposta vedo un edificio bianco tetro, con un portale di ingresso in pietra, grigio, e un balcone che raffigura il Sacrario ai Caduti. In alto, sono scolpite due grosse spade color ruggine rivolte verso il basso e, un po’ più in su, una pala, una vanga e due fucili. Che razza di fabbricato è questo? Poco più a sinistra, la risposta in caratteri cubitali: asilo per l’infanzia. A quanto pare lo stabile esisteva già nell’Ottocento, impreziosito poi nel 1933 dal portale in pietra che ogni giorno, con spade, fucili e scene di guerra, accoglieva i bambini che si recavano all’asilo. Vista l’età, probabilmente non sapevano leggere e potevano così ignorare la scritta: «Il sacrificio degli eroi arde perenne».

Poco più a destra, la chiesa di Sant’Apollinare mi mostra la sua facciata in stile razionalista: chiara, realizzata in lastre di travertino, o almeno così sembra. Dietro la facciata, nasconde un edificio di origine romanica, anch’esso restaurato e di cui rimane, nella forma precedente, la sola torre campanaria. Attorno si sviluppa un porticato che sul lato destro si allunga, si curva e pare perdersi all’infinito. La sensazione di trovarsi in un quadro di De Chirico è forte. Sì, mi trovo nella città metafisica!

Tresigallo: la visione prospettica di Viale Roma
Guardo lo schermo del mio smartphone e vedo che sono in Piazza Italia. Non è proprio centrale, ma è un buon punto di partenza per esplorare il resto del paese. È tardo pomeriggio e l’aria fresca e umida mi invita a mettermi in cammino.
La cittadina è semivuota, rare le auto di passaggio. Di tanto in tanto, qualche pedone appare sui marciapiedi. Mi lascio alle spalle la parrocchia, il municipio, l’asilo e proseguo a piedi in Viale Roma. Sono accolto dalla sua lunga visuale prospettica, con i punti che convergono verso l’edificio in fondo alla via, che ancora mi appare poco distinto.
Nessun rumore. Di nuovo la sensazione surreale essere in un dipinto.
Sento il vuoto della città, la freddezza affascinante dell’architettura razionalista, il silenzio, i lampioni dalle linee rigide, la pietra del marciapiede e della strada. Ma non basta. Il surreale non è solo forma. È, mi accorgo dopo un po’, anche mancanza. Assenza di vita. Non mancano solo le persone, il traffico, ma anche le piante: non ci sono alberi in Viale Roma[1].
Riprendo il cammino e inizio a pensare che surreale è anche innaturale, ma mi distraggo quando vedo la Casa del Fascio. È una struttura a blocchi, ricoperta in travertino, con una torre centrale che si staglia verso l’alto, ma non troppo. Architettura razionalista senza eccessi.

Perché questo edificio spigoloso, senza fronzoli, progettato secondo i dettami di un’ideologia che mi disgusta, attrae il mio occhio e, in una certa misura, mi affascina? Provo a rispondermi e sforno qualche ipotesi: forse, banalmente, perché ha una storia da raccontare, qualcosa da comunicare, è nato per un obiettivo che non è il solo profitto. Ospitava uffici con funzioni politiche, doveva essere il simbolo di un’ideologia e questo palazzo, che piaccia o meno, non lo si può definire anonimo. Freddo e inquietante, sì.
Proseguo e a pochi metri dalla Casa del Fascio trovo il Bar Roma. Al momento della mia visita la struttura è in stato di abbandono, ma conserva l’insegna realizzata con i caratteri tipici dell’epoca, che le dona un aspetto vintage.

Altri due passi e, sullo stesso lato del Bar Roma e della Casa del fascio, appare l’edificio delle Assicurazioni Generali, curvilineo nella sua facciata che fa angolo con Via Filippo Corridoni. È qui che ancora oggi si vede il leone alato, simbolo della nota compagnia di assicurazioni.

Mi trovo verso la fine di Viale Roma e intravedo due degli edifici più fotografati e instagrammati di Tresigallo. Sono a un punto chiave della mia visita e penso sia arrivato il momento di approfondire: mi fermo e riprendo in mano lo smartphone.
Una breve storia di Tresigallo
Scopro che Tresigallo è una città di fondazione contemporanea, uno dei nuovi insediamenti urbani del ventennio fascista. Ma è la sua storia a renderla unica e … metafisica.
Tresigallo esisteva ben prima degli anni trenta del ventesimo secolo. È uno dei più antichi centri della zona, la sua pieve è documentata dal 1044 e nel 1884 ha dato i natali a Edmondo Rossoni, che l’ha plasmata nella sua forma attuale. Leggendo la sua biografia, Rossoni mi appare come un tipo irrequieto, impegnato nelle organizzazioni sindacali e, per un certo periodo della sua vita, un fuggiasco. Per evitare la prigione si trasferì a Nizza, in Brasile, a Parigi, a New York. Poi tornò in Italia, aderì al Partito Nazionale Fascista e divenne Ministro dell’Agricoltura e Foreste del Regno d’Italia.

Fu in quel periodo che gli venne concessa la possibilità di realizzare il suo sogno di una cittadina in cui l’architettura definisce i servizi e i rapporti sociali. Le sue idee sindacaliste rivoluzionarie e l’abilità dell’ing. Caro Frighi diedero forma alla nuova Tresigallo, completamente rifondata a partire dal 1930 con l’obiettivo di frenare lo spopolamento delle campagne e creare un centro in grado di dare lavoro e servizi alle persone, con centri sportivi, educativi, ricreativi, per la salute.
È questo che rende unica la cittadina. Mentre le altre città di fondazione sono nate per volontà nazionale, Tresigallo si sviluppò grazie al sogno di Edmondo Rossoni, che qui era nato. Ne venne fuori una città ideale del Novecento. Un risultato forse troppo deviante rispetto all’ideologia al potere e pertanto il progetto, iniziato nel 1930, dovette essere abbandonato nel 1939, anno in cui fu costruito l’ultimo edificio dell’opera rossoniana.
La casa della cultura, i bagni e i sogni
Letta un po’ la storia dietro la forma attuale di Tresigallo, mi muovo verso la fine di Viale Roma, chiuso prospetticamente dalla Casa della Cultura. È un edificio completamente ristrutturato, messo a nuovo nel 2006 e adesso sede della Biblioteca Comunale. In origine si chiamava Casa Balilla e poi Casa della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) e, come altri edifici rossoniani di Tresigallo, nel secondo dopoguerra fu abbandonato a sé stesso. Negli anni ottanta del ventesimo secolo l’architettura razionalista di Tresigallo è stata riscoperta, studiata e, a partire dagli anni duemila, ristrutturata con le sue forme e i suoi colori, al punto di meritare il riconoscimento di Città d’Arte. Grazie all’opera di ristrutturazione, le geometrie delle vie, degli edifici, i materiali, le forme e i colori le sono valsi l’appellativo di Città Metafisica.

Accanto alla Casa della Cultura c’è l’edificio forse più simbolico di Tresigallo, il più fotografato e unico nel suo genere. Non è la forma in sé a renderlo originale, quanto il colore azzurro, le rifiniture in bianco, le dimensioni contenute e la scritta SOGNI sul tetto, con il cielo sullo sfondo. L’effetto è quello di un edificio immaginario ancora prima che reale, che mi fa venire in mente il Prada Marfa, in Texas. E curiosamente, guardando indietro il Viale Roma, il suo profilo mi ricorda quello di una cittadina sperduta nella provincia americana.

L’edificio Sogni, in passato, portava la scritta Bagni sul tetto. Era a servizio della Casa della G.I.L. (adesso Casa della Cultura) e ospitava gli spogliatoi e i bagni destinati ai giovani inquadrati nelle formazioni propagandistiche del regime. Finiti i tempi della funzione originaria, dopo la ristrutturazione ultimata nel 2010 i Bagni sono diventati Sogni, Urban Center della città di Tresigallo.
Piazza della Repubblica a Tresigallo
In cerca di altre architetture razionaliste, mi lascio i Sogni alle spalle e percorro un piccolo tratto di Via del Lavoro per immettermi in Viale Ferrara, che mi conduce in Piazza della Repubblica, una sorta di centro geografico della Tresigallo metafisica. Centro geografico ma non di potere, che come già visto concentrava le sue funzioni in altre aree della città, da Piazza Italia a Viale Roma.

Al mio arrivo Piazza della Repubblica è praticamente vuota e appare straordinariamente ampia, tenendo conto delle dimensioni contenute di Tresigallo. I portici, vuoti e un po’ in ombra, rimandano a dimensioni metafisiche, ma basta dare uno sguardo alla fontana al centro per ritornare alla realtà, con il suono rassicurante dell’acqua e l’immagine quasi disneyana delle quattro gazzelle di bronzo protese ad abbeverarsi.
Qualcuno ha visto in Piazza della Repubblica, già Piazza della Rivoluzione, la forma di una D, forse in omaggio al duce; personalmente ci vedo più una U, senza motivi particolari. A quanto pare, sia io che qualcuno siamo in errore: Rossoni volle che la piazza avesse una conformazione tale da migliorarne l’acustica[2].
Le altre cose da vedere a Tresigallo
Dopo aver sostato per un po’ in Piazza della Repubblica, riprendo a camminare senza una meta precisa, affidandomi al mio scarso senso dell’orientamento. Qui a Tresigallo è difficile perdersi e, anche se succedesse, poco male: allungherete il percorso di poche decine di metri e forse scoprirete qualche edificio, via o altre strutture che attrarranno la vostra attenzione.
Mi fermo qui con il racconto, ma vi lascio con le altre cose da vedere nella città metafisica e qualche consiglio per la visita. Per avere la massima sensazione di trovarsi in un quadro di De Chirico, è meglio andare a Tresigallo in giorni feriali di bassa stagione turistica: più vuota è, maggiore sarà il senso di surreale. La si visita tranquillamente in un paio d’ore, tre o più se volete dedicare tempo e attenzione alle foto. Forse il momento migliore sono le giornate chiare d’inverno, in tarda mattinata o nel primo pomeriggio. Personalmente l’ho visitata nel tardo pomeriggio, niente male, ma forse c’era troppa poca luce per le foto. Dettagli.
Campo sportivo
L’ingresso monumentale al campo sportivo.

La Domus Tua
In origine era una sala da ballo, dal 2009 è una struttura ricettiva.

Scuola Elementare
La scuola elementare Forlanini.

Albergo Italia
L’ex Albergo Italia.

Colonia Post Sanatoriale
L’ex Colonia Post Sanatoriale risale al 1939 ed è l’ultimo edificio dell’opera rossoniana.

La mappa per esplorare Tresigallo
Note
1 A quanto pare gli alberi d’alto fusto che fino a qualche anno fa popolavano il viale sono stati tagliati.↵
2 Fonte: “Tresigallo la Città di Rossoni” – Docufilm di Marco Marighelli, visibile su Youtube.↵