Odaigahara, ovvero il fascino degli scenari post-apocalittici. Montagne spoglie, tronchi spezzati, il silenzio surreale interrotto dal canto di un corvo. O dal saluto di qualche escursionista, che riporta il paesaggio a una dimensione più rassicurante. Quasi da salotto di casa, dove possiamo guardare senza troppi patemi film su disastri climatici e leggere libri apocalittici credendo che tutto questo non ci riguarda.
Il plateau di Odaigahara, nella prefettura di Nara, sprigiona bellezza ed emozioni in ogni centimetro dei suoi 8,8 km di percorso di trekking. È immerso nella penisola di Kii, circondato da montagne e foreste infinite. Giunti sulla vetta del monte Hidegatake, si osservano in lontananza le coste sinuose del mare di Kumano.

Siamo nel cuore verde di Yamato, l’antico regno da cui ebbe origine il Giappone. Ce lo ricorda lungo il cammino una statua di Jinmu, il primo imperatore, guidato dal corvo a tre gambe Yatagarasu.
Noi escursionisti di oggi siamo invece guidati dal cervo, che a suo modo ha modellato il paesaggio di Odaigahara. Molto più dell’orso, che pure è presente su queste montagne e che si può tenere lontano con un semplice campanello appeso allo zaino. Se qualche esemplare è stato avvistato ve lo diranno al centro informazioni di Odaigahara, dove potete richiedere una mappa e iniziare il percorso di trekking.
Odaigahara, dove si trova e come arrivare
Dalla mappa di Google si vede una grossa chiazza verde intorno a Odaigahara (大台ヶ原). Questo vuole dire che non ci sono città, l’ideale per una giornata di trekking tra le montagne giapponesi. Vuol dire anche che non è facile da raggiungere. Non è necessario noleggiare un’auto. Da aprile a novembre c’è un bus che fa una corsa la mattina fino al centro informazioni turistiche e riparte nel pomeriggio, in tempi utili per fare il percorso escursionistico completo. Altrimenti, si può sempre pernottare in un rifugio a pochi metri dal parcheggio del bus e dal centro informazioni.
Per arrivare fin qui da Osaka, occorre partire dalla stazione di Abenobashi (Osaka-Abenobashi, Kintetsu Line) e prendere il treno in direzione di Yoshino. Bisogna scendere due fermate prima del capolinea, alla stazione di Yamato-Kamiichi (大和上市). Il treno che parte da Osaka-Abenobashi alle 7:40 arriva alle 8:51 a Yamato-Kamiichi, in tempo per prendere qui il bus Nara Kotsu che parte alle 9:00 in direzione Odaigahara, dove l’arrivo è previsto per le 10:51 circa. A seconda del periodo stagionale, l’orario del bus di ritorno può variare (16:00, oppure 15:30). Questi orari sono aggiornati al novembre 2022: prima di partire, verificate che siano ancora in vigore.
Trekking a Odaigahara, Giappone: un breve viaggio fotografico
Il sentiero che ho percorso è quello orientale (Higashi-Odai), liberamente accessibile. Sono circa 8,8 chilometri, abbastanza semplici se le condizioni meteo sono buone. Qui la pluviometria annuale è di quasi cinque metri e si dice che piove quattrocento giorni all’anno! È bene avere scarponi da trekking e un abbigliamento a cipolla per affrontare i capricci meteorologici. Info sul meteo qui.
Un’altra mappa è disponibile qui. Lungo il sentiero sono presenti numerose indicazioni e potete richiedere una mappa cartacea, molto utile, al centro visitatori.
Verso il monte Hidegatake
Dopo aver imboccato il sentiero nei pressi del centro informazioni, a circa 1400 metri di altitudine, si attraversa un bosco di latifoglie. Gli alberi sono ben distanziati tra loro e il sottobosco è ricoperto da una distesa uniforme di Sasa nipponica.

Questa parte del percorso è nota come Uemichi e, dopo un paio di chilometri, conduce fino alla vetta del monte Hidegatake (日出ヶ岳), a un’altitudine di 1695 metri. Qui la vista spazia dalle montagne della penisola di Kii, al mare di Kumano con le sue isole, fino al monte Fuji, nelle giornate invernali particolarmente chiare.

Il fascino cupo di Masakitoge

Si ridiscende il monte Hidegatake per incamminarsi verso gli scenari post-apocalittici di Masakitoge e Masakigahara. Paesaggi dominati dalle basse piante di Sasa nipponica e dai tronchi spogli e spezzati di cipressi e abeti rossi. Paesaggi creati prima da un tifone e poi dalla crescita incontrollata dei cervi, che fanno piazza pulita dei germogli dei nuovi alberi. Come scriverò più avanti, la storia è un po’ più complessa e, nei vari pannelli informativi, non viene mai citato un personaggio chiave.

Lungo il cammino si incontra la statua di Jinmu e del corvo Yatagarasu. Jinmu, primo imperatore del Giappone, era un discendente della dea del sole Amaterasu e del dio della tempesta Susanoo. Nato in Kyushu, migrò fino alla penisola di Kii e, attraverso il Kumano, giunse fino a Yamato, che più o meno corrisponde all’attuale prefettura di Nara.

La statua ci ricorda che siamo in luoghi in cui la leggenda si è trasformata in storia, o se preferite, in cui la storia è divenuta leggenda.
Daijagura

Proseguendo oltre, si giunge fino a Daijagura (大蛇嵓), un’area rocciosa circondata da profonde gole e con viste davvero mozzafiato, rese pittoresche in ottobre dal foliage autunnale.

Da qui si ritorna verso il sentiero principale che conduce fino al parcheggio dei bus. Ma prima di giungere alla fine del percorso si attraversa un’area ricca di un sottobosco fiorito in primavera, dove si nasconde una ricca avifauna, e bisogna poi attraversare un ponte sospeso su un torrente. Questa è anche la parte di trekking meno semplice, con qualche salita molto ripida e scalini non sempre facili da superare.

Storia naturale di Odaigahara: il personaggio mancante
La storia del paesaggio di Odaigahara ha una data importante, il 1959. Prima di allora le montagne erano ricoperte di foreste, anche se, fatto non trascurabile, non è chiaro se erano primarie o secondarie. Nel settembre di quell’anno sulla penisola di Kii e in altre aree del Giappone si abbatté il tifone Isewan e parte delle foreste del plateau di Odaigahara fu completamente divelta.
Dopo il disastro, la natura ha ripreso il suo corso, ma la ricrescita degli alberi è stata ostacolata da una popolazione di cervi in continua crescita, fino a creare il paesaggio attuale. Forse mi sono perso qualcosa, ma non ho trovato nessun pannello informativo che chiarisse la presenza di così tanti cervi. La spiegazione era ben celata in uno dei tanti cassetti didattici nel museo dell’info point di Odaigahara.

Il protagonista di una storia non raccontata: il lupo
Gli ultimi lupi di Honshu sono stati avvistati nella penisola di Kii, presumibilmente non lontano da Hodaigahara. Come abbiamo raccontato anche qui su Terra Incognita, il lupo di Honshu si è estinto nel 1905. Era un animale rispettato nel Giappone rurale, visto che proteggeva i raccolti dagli assalti di cervi e cinghiali. Poi, la “modernizzazione” Meiji e malattie come la rabbia e il cimurro canino decimarono le ultime popolazioni di questo formidabile predatore.

È una storia che purtroppo non viene raccontata e che mi fa venire in mente quella a lieto fine del parco di Yellowstone. Qui il lupo era scomparso nel 1926 e i cervi iniziarono a moltiplicarsi, facendo tabula rasa di alberi e vegetali. Dopo che il lupo fu reintrodotto nel 1995, tutto il parco iniziò a rifiorire. I cervi diminuirono di numero e cambiarono comportamento, gli alberi ricrebbero e con loro giunsero numerose specie di uccelli, ma anche mammiferi come tassi, conigli, castori, lontre. Persino gli orsi si giovarono del ritorno del lupo. E, cosa incredibile, con il ritorno dei lupi cambiò il corso dei fiumi, che beneficiarono della crescita di alberi che resero più stabili le sponde. Questo storia è narrata nello splendido video qui sotto, accompagnato dalla voce di George Monbiot (sottotitoli in italiano):
Non so se tecnicamente e scientificamente sia possibile o auspicabile reintrodurre il lupo in Giappone. Anche il lupo di Hokkaido è estinto (1889) e occorrerebbe pertanto reintrodurre sottospecie provenienti da altri paesi e che forse potrebbero creare squilibri. Sarebbe però importante far sapere perché i cervi sono così tanti e creano danni, senza nascondere il lupo nell’anonimo cassetto di un museo, peraltro poco frequentato.
Informazioni finali
Odaigahara si trova all’interno di una riserva della biosfera UNESCO e di un parco nazionale. Oltre al percorso di trekking che vi ho raccontato, Higashi-Odai, è presente anche un altro, il Nishi-Odai. Qui il paesaggio è completamente diverso, dominato da una foresta di faggi intatta. Per accedervi, bisogna prenotarsi con almeno tre mesi di anticipo (info qui, pdf) e, prima di entrare nel percorso, è necessario seguire una lezione introduttiva.