L’attuale conformazione di Monemvasia è il risultato di un violento terremoto che colpì nel 375 d. C. la regione greca del Peloponneso. Fu in quell’anno che Monemvasia mollò gli ormeggi, lasciandosi dietro la terraferma, per trasformarsi nell’isola di pietra che conosciamo oggi.

Una gigantesca roccia di calcare dolomitico di un chilometro di lunghezza per trecento metri di larghezza. I fianchi dell’isola sono ripidi e scoscesi; sul lato sud il villaggio storico di Monemvasia, case in pietra, abbarbicate sul fianco della collina e circondate da un labirinto di vicoli stretti. Oltre le mura, una decina di metri più in basso, le acque dell’Egeo. All’orizzonte la costa frastagliata della penisola di Capo Malea[1], la più orientale delle tre che danno forma alle dita del Peloponneso. Sessanta metri al di sopra dell’abitato, l’antico castello di Monemvasia, una fortificazione costruita con la solida roccia calcarea del promontorio su cui sorgeva. Della fortificazione restano oggi solo rovine, la cui estensione fornisce un’immagine, drammaticamente scenografica, dell’importanza strategica che ha avuto Monemvasia dal VI secolo d.C. fino alla fine dell’Ottocento.
Una storia durata oltre mille anni
L’antica città di Akra Minoa fu, prima di separarsi dalla terraferma, un importante avamposto della civiltà minoica: l’isola di Creta si trova a sole ottanta miglia nautiche a sud di Monemvasia.
Ma è partire dal VI secolo che il promontorio roccioso, ormai divenuto un’isola, assumerà il valore strategico che manterrà per oltre mille anni[2]. Nel 583 d. C. gli esuli greci, in fuga dalle invasioni visigote e avare, si insediarono sul promontorio di Monemvasia costruendo il primo nucleo di quella che sarebbe diventata una delle fortezze più inaccessibili di tutto l’Egeo meridionale. Nel 1147 Monemvasia riuscì a resistere alle invasioni Arabe e Normanne. Cento anni più tardi, ci riprovò tale Guglielmo di Villehardouin, cavaliere e crociato, che riuscì a espugnare l’isola dopo tre anni di assedio. Tipo cocciuto il Villehardouin!

Dopo una serie di passaggi di potere Monemvasia sarebbe entrata a far parte dell’Impero Bizantino, diventando un nodo commerciale di primaria importanza e unico centro di produzione, entro i confini dell’impero, del celebre vino Malvasia. Con la caduta di Costantinopoli, Monemvasia conobbe un periodo di prosperità sotto la dominazione veneziana, dal 1464 al 1540, come parte dei possedimenti della Repubblica di Venezia nel Peloponneso. Nei secoli successivi Monemvasia sarebbe passata di mano in mano tra i vari regni che si contendevano il dominio sull’Egeo meridionale. L’epoca d’oro dell’isola si concluderà alla fine dell’Ottocento, quando gli assetti politici dell’area e nuove rotte commerciali, avrebbero decretato il lento declino dell’isola di roccia. Gli ultimi abitanti abbandonarono il nucleo fortificato, sul promontorio dell’isola, nel 1911.

Da allora la parte viva di Monemvasia è diventata il villaggio circondato da mura sul lato meridionale. Una piccolo e remoto villaggio, nascosto alla vista, da chi osserva l’isola dalla terraferma; un luogo che oggi, a dispetto dell’attrazione turistica che esercita, si fa fatica a collocare al centro di dispute politiche e ambizioni territoriali, ma che un tempo è stato, Monemvasia in Grecia, uno degli avamposti più contesi dalle potenze del Mediterraneo.
Una storia gloriosa per una piccola isola rocciosa
che oltre mille anni fa si è separata dalla terra,
prendendo la via del mare.

Monemvasia: cosa vedere
Il nome Monemvasia deriva dalla fusione delle parole greche mone ed emvasia, il cui significato, manco a dirlo è: unico accesso. Il riferimento, fin troppo evidente, è alla topografia del luogo. Fino al XX secolo l’isola di Monemvasia non aveva, con la terraferma, nessun collegamento stabile, salvo un ponte in legno che all’occorrenza poteva essere tirato giù o bruciato, per rendere l’isola e la sua fortezza inaccessibili.
Nel 1971 il governo greco ha realizzato una più solida e duratura strada rialzata che unisce l’isola al vicino centro abitato di Nea Monemvasia. Percorrendola non si ha alcun indizio della presenza del centro abitato di Monemvasia, nascosto dalle scogliere rocciose a picco sul mare. Terra più adatta alle capre che agli uomini: un rifugio perfetto per i primi esuli greci.
Qui di seguito una panoramica di cosa vedere a Monemvasia e di seguito una mappa di Monemvasia con i sentieri per raggiungere, dal villaggio, i resti del castello sulla cima del promontorio.
Castro e borgo medievale di Monemvasia
L’attuale centro abitato di Monemvasia, ai piedi del promontorio, fu fondato nel 583 d. C. Si accede all’interno attraversando uno stretta porta in pietra, fiancheggiata da mura che salgono alla nostra sinistra verso le pareti verticali del promontorio. A destra seguono il perimetro della costa: un panorama che toglie il fiato. Il castro medievale è un labirinto di vicoli e scale in pietra, un susseguirsi ininterrotto di abitazioni che inaspettatamente si aprono su piazze e cortili. Pochi gli alberi e nessun pozzo, tanto che la carenza di acqua dolce è stata uno dei problemi maggiori per gli abitanti di Monemvasia. Per ovviare all’approvvigionamento idrico, ogni casa aveva un proprio serbatoio interno, molti dei quali oggi riconvertiti in abitazioni per turisti. La modernità ha pur sempre i propri vantaggi.
La prima impressione, una volta varcata la porta in pietra del kastro di Monemvasia è quella di trovarsi in un villaggio ben più grande di quanto in realtà non sia. Una suggestione dovuta all’intreccio di scale e vicoli che producono la singolare sensazione di trovarsi in un labirinto fantastico dove ogni edifico appare diverso a seconda della direzione da cui proveniamo. Suggestione che per i viaggiatori più intraprendenti e abituati a macinare chilometri, scompare il secondo giorno di permanenza; quando ormai il kastro non ha più segreti!
Chiesa di Cristo Elkomeno
Situata nel cuore del centro storico di Monemvasia, nel quartiere Kato Poli, la chiesa del Cristo Elkomeno risale al 1697, costruita con tutta probabilità sui resti di una chiesa più antica del VI-VII secolo. Di volta in volta, a seconda della sfera di influenza a cui Monemvasia si ritrovò soggetta, i potenti di turno spogliarono la chiesa degli arredi sacri, di cui oggi restano alcune rare icone bizantine, fiore all’occhiello del castro di Monemvasia.

Chiesa di Agia Sofia
Sul lato orientale del promontorio, al di fuori del centro abitato, sorge la chiesa più antica di Monemvasia, dedicata ad Agia Sofia (Sapienza di Dio). La posizione è spettacolare, su di un costone di roccia a picco sul mare, da cui la vista spazia su tutto il territorio circostante. La chiesa di Agia Sofia fu edificata nel XII secolo per volere dell’imperatore Andronico II che la dedicò alla Vegine Maria, successivamente, sotto la dominazione veneziana, fu trasformata in un convento cattolico e consacrata alla Sapienza di Dio, prendendo il nome che conserva ancora oggi di Agia Sofia.

Museo Archeologico di Monemvasia
L’edificio che oggi ospita il Museo Archeologico di Monemvasia ha cambiato, nel corso dei secoli, più volte destinazione d’uso. Moschea nel XVI secolo, chiesa cattolica sotto i veneziani, prigione, kafeneion (caffè greco) per essere trasformato nel 1999 in museo. Nelle sue sale una serie di reperti che ricostruiscono l’antichissima storia di Monemvasia, con ceramiche, oggetti di uso comune e sculture provenienti dalle campagne di scavo effettuate sull’isola. All’interno del museo è presente una dettagliata mappa di Monemvasia: utilissima per orientarsi tra i vari sentieri dell’isola.
Città alta di Monemvasia
Delle antiche fortificazioni a difesa dell’isola oggi non restano che rovine. Ma la spettacolare vista sul mare e la costa vale di certo la scarpinata per raggiungere la cima del promontorio. Portate con voi un’abbondante quantità d’acqua, occhiali da sole, cappello e crema solare durante l’estate.
Mappa dell’isola e percorsi a piedi
Nella mappa di Monemvasia, in basso, sono segnalati (linea tratteggiata di colore grigio) i principali sentieri che, dall’abitato di Monemvasia, seguono il fianco della collina fino al promontorio sovrastante: dove si trovano i resti della Città Alta.
Consiglio e raccomando ai viaggiatori di non avventurarsi al di fuori dei percorsi segnalati. Le scogliere presentano criticità ambientali tali che il rischio di caduta massi[3] o di cedimenti del terreno sono sempre possibili.
Dove si trova Monemvasia
L’isola di Monemvasia e l’omonima municipalità fanno parte della Laconia, regione storica della Grecia situata nel Peloponneso meridionale. Dal punto di vista amministrativo la Laconia costituisce un’unità periferica della Grecia, corrispondente alle nostre province. Nella più vasta penisola del Peloponneso sono comprese, oltre alla Laconia: Arcadia, Argolide, Corinzia, Messenia, Acaia ed Elide. L’isola di Monemvasia, lungo la costa meridionale della Penisola di Capo Malea, rappresenta un’opportunità di viaggio in una delle regioni storiche della Grecia, culla di miti e leggende, oltre che di un’offerta enogastronomia a dir poco allettante.

Una tappa a Monemvasia può essere l’occasione per un turismo meno condizionato dai classici itinerari in terra ellenica, seguendo percorsi che toccano piccoli villaggi e coste tra le meno affollate di tutta la Grecia.
Solo l’entroterra, va da sé, merita un itinerario di almeno una settimana.
Non fosse altro che per conoscere il celebre vino locale: la malvasia.
Malvasia, il dolce vino di Monemvasia
Cosa c’entra la Malvasia con Monemvasia? Assonanze a parte il vino Malvasia è stato per secoli uno dei prodotti più ambiti e ricercati, un vino di pregio, originariamente prodotto a Malta e commercializzato dai veneziani. Quando l’isola cadde sotto il dominio arabo, i traffici subirono una decisiva battuta d’arresto. Alla ricerca di nuovi territori da cui approvvigionarsi i mercanti della Serenissima si concentrarono sulle regioni del Mediterraneo orientale. È a questo punto che entra in gioco Monemvasia, centro strategico, come abbiamo visto, per lungo tempo sotto la sfera d’influenza di Venezia, che da Monemvasia, venne ribattezzata Malvasia o anche Napoli di Malvasia. Grazie ai mercanti veneziani, luogo e prodotto, finirono per coincidere, indicando per estensione, tutti i vini dolci originari del Mediterraneo orientale.
Le Strade del vino della Laconia
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Monemvasia: come arrivare e informazioni utili
Il centro storico di Monemvasia è interamente pedonale, ma i viaggiatori muniti di auto o moto, possono parcheggiare lungo la strada rialzata che porta al kastro. In alternativa è possibile lasciare l’auto nel vicino centro abitato di Nea Monemvasia e da qui raggiungere a piedi le porte della città: una passeggiata di poco più di venti minuti a prenderla con calma.
Altra opzione è quella di salire a bordo delle navette in partenza da Nea Monemvasia dalle 8 alle 24 da giugno a settembre.
L’aeroporto più vicino per raggiungere Monemvasia dall’Italia è quello di Calamata, a 178 Km di distanza. L’autobus da Calamata a Monemvasia impiega 5 ore di viaggio. Per ulteriori informazioni potete consultare il sito Rome2rio: da Calamata a Monemvasia.
Il sito ufficiale della municipalità di Monemvasia è il seguente: https://monemvasia.gr/?lang=en
Monemvasia: immagini dall’isola di pietra






Note
1 Capo Malea, Wikipedia L’enciclopedia libera, 25 agosto 2020, da https://it.wikipedia.org/wiki/Capo_Malea↵
2 Monemvasia, History, Wikipedia (en), 22 agosto 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/Monemvasia#History↵
3 H. Saroglou, V. Marinos, P. Marinos, G. Tsiambaos, Rockfall hazard and risk assessment: An example from a high promontory at the historical site of Monemvasia, Greece, Researchgate, articolo consultabile qui in pdf↵