Negli anni in cui l’attività cartografica di Fra Mauro, a Venezia, procedeva a gonfie vele, molto oltre i territori della Serenissima le tribù mongole compivano la loro ennesima incursione entro i confini dell’Impero Ming. Per tenere fuori gli irriducibili invasori gli imperatori estesero di oltre mille chilometri la Grande Muraglia. La storia seguiva il proprio corso anche nelle terre ancora sconosciute dell’estremo ovest con la civilizzazione Azteca del Messico e di quella Inca in Perù. Mentre dall’Africa giungevano in Europa i primi emissari della Chiesa Cattolica d’Etiopia.
Intanto il monaco camaldolese, nel monastero di San Michele in Isola, proseguiva nella sua attività di ricerca e minuziosa attenzione per i dettagli che sarebbe culminata nel 1460, nella realizzazione di uno dei più grandi capolavori della cartografia medievale, oggi conosciuto come Mappamondo di Fra Mauro.

Siamo alla fine del Medioevo e di lì a trent’anni il mondo e i suoi centri di potere sarebbero per sempre cambiati. Ma ancora la Repubblica di Venezia deteneva un ruolo di primo piano nelle rotte commerciali che collegavano l’estremo Oriente all’Europa. Dalle sue navi e dai porti di Tiro, Costantinopoli, Tunisi e Alessandria, dove si trovavano i grandi empori legati commercialmente a Venezia, passavano il pregiatissimo piper nigrum proveniente da Sumatra, la cannella dello Sri Lanka e i preziosi chiodi di garofano originari delle Molucche. Il valore di queste spezie era così elevato che un mercante avrebbe potuto caricare sei navi, perderne cinque e trarne ancora un notevole profitto[1].
Il mappamondo di Fra Mauro è considerato oggi la testimonianza cartografica più preziosa di un mondo che stava per finire. L’ultima mappa a rappresentare il Medioevo prima dell’avvento dell’età moderna.

News 2022: il mappamondo di Fra Mauro è online
Prima di proseguire nella lettura dell’articolo vorrei segnalare la recente notizia dell’inaugurazione nella sede della Biblioteca Marciana di Venezia di un nuovo percorso espositivo incentrato sul mappamondo di Fra Mauro.
Per chi non fosse pratico della città, la Biblioteca Marciana fa parte del Museo Correr affacciato su Piazza San Marco, a poca di distanza da Palazzo Ducale e integrato nella rete museale cittadina.
In questo nuovo allestimento sarà possibile ammirare, in una fruizione sia fisica che digitale una delle più importanti mappe della storia della cartografia. La novità, non da poco e di rilevanza internazionale, coincide con la digitalizzazione del mappamondo di Fra Mauro realizzata dal Laboratorio Multimediale del Museo Galileo di Firenze.
Il progetto curato da Filippo Camerota (direttore scientifico del Museo Galielo) e Angelo Cattaneo (ricercatore del CNR) consente di esplorare l’intricata mappa del mondo realizzata dal monaco camaldolese alla fine del XV secolo attraverso un atlante digitale ricco di dettagli e informazioni.
L’abbondanza di cartigli, toponimi e illustrazioni presenti sulla mappa trova nella sua versione digitale un nuovo spazio di conoscenza che contestualizza il progetto cartografico di Fra Mauro nella più ampia rete commerciale della Venezia del XV secolo e di un mondo in bilico, tra un Medioevo che stava per terminare e l’età moderna che ne avrebbe drammaticamente ampliato i confini.
Il nuovo atlante digitale di Fra Mauro è il risultato di un ampio lavoro di ricerca che ha visto la collaborazione di enti e persone, ricercatrici, esperti cartografi, istituzioni museali e bibliotecarie in una condivisone di saperi e conoscenze che di certo sarebbe piaciuta molto al monaco camaldolese che per la realizzazione del suo capolavoro si era avvalso di fonti e conoscenze diverse provenienti da ogni parte del mondo allora conosciuto.
Per organizzare la visita e prenotare i biglietti potete consultare il sito ufficiale del Museo Correr.
Fra Mauro: un monaco esperto di mappe
Poco o nulla sapiamo della biografia di Fra Mauro. Monaco dell’ordine dei camaldolesi visse per la maggior parte della sua vita presso il monastero di San Michele in Isola, a Venezia, dove si dedicò alla composizione di mappae mundi. La prima attestazione certa della sua presenza nel monastero risale all’8 febbraio del 1457 in riferimento proprio alla sua attività di cartografo: certe spexe le qual erano de bixogno per far compir l’opera del suo mapamundi el qual lavora frate Mauro[2]. Placido Zurla, anche lui monaco dell’ordine dei camaldolesi e primo studioso del mappamondo di Fra Mauro, riporta nella sua opera Il mappamondo di Fra Mauro Camaldolese[3], una nota spese relativa all’attività cartografica di Fra Mauro tra il 1448 e il 1449. Purtroppo il documento è andato perduto, rendendo ancora più scarne le informazioni sulla vita del monaco. Alla sua morte, avvenuta prima del 1459, una cassa contenente gli appunti, i disegni e tutte le carte appartenuti a Fra Mauro fu trasferita presso il monastero di San Giovanni Battista alla Giudecca, per ritornare di nuovo nel 1464 sull’isola di San Michele dove se ne perderanno le tracce. Finiscono qui i dati certi sulla vita di Fra Mauro e della sua attività di cartografo resta solo, si fa per dire, una delle mappe più importanti di tutta la cartografia.

Differenza tra planisfero e mappamondo
La consuetudine di riferirsi alla mappa di Fra Mauro con il termine mappamondo è cartograficamente imperfetta, ma etimologicamente azzeccata.
Il mappamondo è una rappresentazione in scala, della Terra, su di una sfera, mentre il planisfero è una proiezione del globo terrestre su di una superficie piana. Operazione che comporta, come sanno bene i cartografi, non pochi compromessi dal punto di vista geometrico.
In epoca medievale, a partire dal IX secolo e fino al XV il termine mappae mundi (da cui deriva il moderno mappamondo) venne impiegato per qualunque rappresentazione della superficie terrestre su di un piano e la stessa espressione (mappa mundi) veniva utilizzata per le descrizioni geografiche della Terra. Da qui l’utilizzo di mappamondo in riferimento alla mappa di Fra Mauro.
Esplorazioni e mappamondi

Il mappamondo di Fra Mauro
Le imponenti misure del planisfero di Fra Mauro lo rendono una delle mappae mundi più grandi del Medioevo. La parte centrale, quella che rappresenta lasuperficie terrestre, misura 193 x 195 cm. ben più grande della mappa mundi di Hereford, anche se in questo caso i limiti erano imposti dalla superficie impiegata: una pelle di bovino non è proprio il massimo quando si tratta di disegnare il mondo. La cornice che racchiude il planisfero di Fra Mauro misura invece 240 x 240 cm., cornice sulla quale il monaco cartografo ha inserito annotazioni cosmologiche, accompagnate da diagrammi, che illustrano la concezione tolemaica dell’universo, come ci spiega Piero Falchetta, storico della cartografia e tra i massimi esperti del Mappamondo di Fra Mauro. I disegni sulla cornice raffigurano:
- il numero dei cieli e le distanze astronomiche (in alto a sinistra);
- la teoria delle maree e delle terre emerse (in alto a destra);
- il Paradiso Terrestre (in basso a sinistra)
- la Teoria degli elementi e delle regioni climatiche (in basso a destra).
La prima impressione, di fronte al mappamondo di Fra Mauro, è quella di un caos inestricabile dove i normali contorni geografici appaiono confusi e ogni possibilità di orientamento va a farsi benedire. Facciamo fatica a trovare l’Italia, figurarsi Milano, Roma o Venezia. La ragione di tanta incertezza è data dal singolare orientamento adottato da Fra Mauro nella sua rappresentazione dell’ecumene. Anziché orientare il mondo da nord a sud, la mappa di Fra Mauro è rovesciata di 180°: con il sud in alto e il nord in basso. La scelta potrà apparire originale all’osservatore moderno, se non di cattivo gusto, ma va detto che l’orientamento nord/sud delle mappe moderne è cosa piuttosto recente nella storia della cartografia.
La maggior parte delle mappe medievali giunte fino a noi è infatti orientata lungo l’asse est/ovest. È da questa tradizione che deriva la parola orientamento: da oriens, nel significato di oriente, est, dove sorge il sole e dove era collocato il Paradiso Terrestre.
Con il suo mappamondo Fra Mauro sembra rimettere tutto in discussione e la scelta di posizionare i continenti lungo l’asse sud/nord risente dell’influenza dei geografi arabi per i quali il sud rappresentava la direzione sacra della Mecca, verso cui rivolgevano le loro preghiere e in direzione della quale orientavano le loro carte geografiche. Una scelta di orientamento quantomeno singolare per un monaco e per chiunque si occupasse di cartografia nella cattolicissima Europa medievale.
La modernità del mappamondo di Fra Mauro è evidente anche dalla posizione del Paradiso terrestre al di fuori del planisfero. Nelle altre mappae mundi del tempo l’Eden rappresentava un oggetto geografico al pari del Gange o di Costantinopoli, per quanto la sua precisa collocazione tendesse a seguire l’immaginazione e l’estro del cartografo. Fra Mauro, poco incline a credere in una presenza geografica del Paradiso Terrestre, preferisce collocarlo al di fuori dell’ecumene, scelta che rappresenta una profonda rottura rispetto alla tradizione cartografica precedente.
I viaggi di esplorazione, i diari di viaggiatori e mercanti consultati da Fra Mauro sono confluiti in una rappresentazione del mondo, in cui le figure mitologiche, bibliche e gli esseri mostruosi della mappa di Hereford scompaiono, per lasciare spazio a una rappresentazione in cui perfino Gerusalemme perde la propria centralità.
Fra Mauro, con una scelta dettata dall’evidenza di un mondo sempre più vasto, con l’Asia che occupa i 2/3 del planisfero, decide di non posizionare Gerusalemme al centro della sua mappa, ricorrendo a uno stratagemma per sopperire alla perdita di centralità della Città Santa:
tenendo conto delle densità della popolazione
oltre che dell’estensione dello spazio geografico
Gerusalemme, sia pure spostata verso ovest
dal punto di vista della longitudine
si sarebbe trovata al centro del mondo abitato
perché la parte occidentale della terra abitabile
era più popolosa di quella orientale per
la presenza dell’Europa.
Un virtuosismo dialettico che riposiziona Gerusalemme nella sua giusta collocazione: c’è da notare la non poca ironia del risultato finale, con l’empia Babilonia che si ritrova, suo malgrado, al centro geometrico del planisfero!
Le fonti
Per la realizzazione del suo mappamondo Fra Mauro dovette compiere un lavoro di ricerca che, con tutta probabilità, durò molti anni. Per le fonti cartografiche e manoscritte poté avvalersi dell’aiuto prezioso fornitogli dai tanti testi presenti nella Biblioteca del Monastero di San Michele. Nel corso del XV secolo la struttura religiosa si affermò come un importante centro culturale della Serenissima: venne istituita la biblioteca, una scuola di grammatica e un laboratorio cartografico[4]. La presenza nella Chiesa di una sacra reliquia della Croce, proveniente da Costantinopoli, offrì a Fra Mauro, l’opportunità di entrare in contatto con monaci e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.
Fu l’arrivo, presso il monastero, di una delegazione di monaci della Chiesa Copta d’Etiopia a fornire al monaco camaldolese informazioni preziose di carattere geografico e mappe dettagliate dell’Africa. Il mappamondo di Fra Mauro contribuisce a diffondere, per la prima volta in Occidente, una nuova topografia, con le città leggendarie di xengibar (Zanzibar), macdasui (Mogadiscio), maabase (Mombasa). A queste conoscenze, che raggiunsero l’isola di Murano attraversando il continente africano, si aggiungono dettagli nautici come un gorgo, pericoloso per la navigazione, segnalato da Fra Mauro sulla mappa in prossimità delle coste del Bengala. Impossibile ricostruire il percorso che, una simile conoscenza, debba aver seguito per raggiungere le orecchie del monaco camaldolese, ma dettaglio utile a comprendere la poderosa quantità di fonti studiate da Fra Mauro, prima di realizzare la propria mappa mundi.

Il contributo di un altro importante cartografo, che sappiamo partecipò insieme a Fra Mauro alla realizzazione del mappamondo, fu determinante nel disegno delle coste africane. Il navigatore Andrea Bianco realizzò a Londra, nel 1448, una mappa dell’Africa la cui linea di costa ricorda in maniera impressionante i confini geografici del continente rappresentati sul mappamondo di Fra Mauro. E poi Il Milione, l’opera che più di tutte sarebbe stata una fonte preziosa per i toponimi presenti sul planisfero; mentre per la geografia della Cina e dell’estremo Oriente, Fra Mauro si sarebbe affidato a una carta disegnata da Marco Polo e oggi andata perduta.
Queste le fonti, per dire più esotiche e di certo laiche impiegate da Fra Mauro. Ma come uomo del suo tempo non poteva non esimersi dal fare riferimento ai Padri della Chiesa e alle fonti classiche su cui i geografi medievali costruivano le proprie mappae mundi. La scelta del monaco, in questo caso, è di compromesso, tra l’attendibilità cartografica e geografica di queste fonti e una visione del mondo più moderna dove lo spazio spirituale si ritrova, sulla carta, sempre più ai margini. Come abbiamo visto lo stesso Paradiso Terrestre trova, sul planisfero di Fra Mauro, una collocazione esterna, al di fuori dell’ecumene.

A riprova dell’attenzione del monaco camaldolese per fonti attendibili e certe, vediamo scoparire dal suo planisfero luoghi mitici e leggendari, come le isole di Antilia e Satanazes, tanto care alla tradizione cartografica cristiana. La stessa isola di Thule non viene nominata sul mappamondo di Fra Mauro, a riprova del tentativo del monaco di realizzare una mappa mundi moderna, senza le descrizioni favolose e poco affidabili dei suoi predecessori.
L’originale portoghese
Il mappamondo custodito per lungo tempo nelle sale del Monastero di San Michele in Isola e successivamente entrato a far parte della Biblioteca Marciana di Venezia, potrebbe essere una copia di un’originale realizzato dal monaco per la Corona Portoghese. Di questo planisfero se ne sono perse le tracce e pochi e scarni sono i riferimenti all’opera originale. La stessa presenza di errori cartografici sul mappamondo custodito a Venezia, lascerebbe spazio a due ipotesi:
- Fra Mauro era impegnato nella realizzazione di un mappamondo destinato ad Alfonso V del Portogallo e della copia veneziana si sarebbero occupati Andrea Bianco e altri;
- Fra Mauro, a causa di una qualche infermità, non poté proseguire nel completamento della copia, poi conclusa da Bianco insieme a dei collaboratori.
Il fatto che nei registri del monastero veneziano non siano stati trovati documenti certi su di una mappa mundi commissionata dalla Corona Portoghese, lascia sazio a ulteriori dubbi sulla reale esistenza dell’originale. Per approfondire la questione rimando al saggio di Piero Falchetta Storia del mappamondo di Fra’ Mauro[5]dove la questione viene approfondita con abbondanza di dettagli.
La mappa di Fra Mauro: il mondo prima di Colombo
Il planisfero di Fra Mauro è l’ultima grande rappresentazione del mondo realizzata nel Medioevo. Un mondo che di lì a poco sarebbe per sempre cambiato. I viaggi di esplorazione di Cristoforo Colombo, Vasco da Gama e Amerigo Vespucci avrebbero allargato lo spazio geografico in proporzioni inimmaginabili solo qualche decennio prima. E quando agli inizi del XVI secolo la spedizione di Ferdinando Magellano tornò in patria, dopo aver circumnavigato il globo, sarebbe cominciata l’epoca delle grandi esplorazioni. Neppure un secolo separa il mappamondo di Fra Mauro dai diari di Antonio Pigafetta, uno dei pochi sopravvissuti della spedizione di Magellano, in cui compariranno terre e confini mai descritti prima.
Il planisfero di Fra Mauro sarebbe stato dimenticato e messo da parte, non più utile ai navigatori, di quanto possa esserlo a noi una mappa dell’Africa dell’Ottocento. Ma è alla storia che racconta, che dobbiamo guardare e non tanto alla sua rappresentazione cartografica. La storia di un mondo che sta per finire e del suo autore, un monaco camaldolese appassionato cartografo che con il suo mappamondo ha anticipato le moderne carte geografiche, dove mostri e immagini bibliche lasciano spazio a luoghi e commenti meno utili all’anima dei viaggiatori, ma di certo più funzionali ai loro percorsi sulla terra.

Note
1 John H. Perry, Le grandi scoperte geografiche, Il Saggiatore, Milano, 1963, cfr. p. 63↵
2 Piero Falchetta, Storia del mappamondo di Fra’ Mauro, cfr. pdf p. 14 da https://www.academia.edu/36100413/Fra_Mauros_World_Map.pdf↵
3 Placido Zurla, Il mappamondo di Fra Mauro Camaldolese, per consultare l’opera vai alla pagina.↵
4 I Ridotti dei Procuratori, Monastero di San Michele di Murano, da https://www.movio.beniculturali.it/bnm/ridottiprocuratorisanmarco/it/167/monastero-di-san-michele-di-murano↵
5 Il saggio di Piero Falchetta è consultabile sul sito Academia.edu alla pagina https://www.academia.edu/36100413/Fra_Mauros_World_Map.pdf↵