L’isola di Staffa, in Scozia, aveva bisogno di essere riscoperta per diventare famosa. Antica, con 60 milioni di anni alle spalle, è sempre stata nota agli abitanti e ai navigatori dei mari del nord. Il suo nome, dal suono così latineggiante, deriva in realtà dall’antico norreno, dove stafa significava “pilastri”, “doghe”. Il nome era stato ispirato dalle colonne di basalto esagonali che rendono unica l’isola e che ai vichinghi ricordavano le loro case, costruite con tronchi d’albero posti verticalmente. Casa dolce casa, anche per navigatori leggendari come i vichinghi.

Questa splendida architettura naturale che è l’isola di Staffa, con le sue colonne basaltiche esagonali, dopo aver ispirato i vichinghi è quasi caduta nell’oblio, per essere riscoperta solo verso la fine del XVIII secolo dal naturalista inglese Sir Joseph Banks. Questi, dopo aver partecipato alla prima spedizione di James Cook (1768–1771), che in tre anni lo portò a esplorare terre all’epoca incognite come il Brasile, Tahiti, la Nuova Zelanda e l’Australia, nel 1772 si imbarcò in una nuova spedizione che lo avrebbe portato in Islanda. Lungo la via, la sua squadra fece tappa all’Isola di Mull (Scozia) ed è qui che sentì parlare, dal suo ospite, delle meraviglie dell’Isola di Staffa. Banks si convinse che valeva la pena visitare questo isolotto.
Quando arrivarono a Staffa era buio, piantarono la tenda vicino all’unica casa presente sull’isola, prepararono cena e a quanto pare ebbero non pochi problemi con una agguerrita popolazione di pidocchi. Ma il giorno dopo le aspettative non furono deluse e Banks dovette riconoscere che:
questa architettura formata dalla natura, supera di gran lunga quelle del Louvre, di San Pietro a Roma, i resti di Palmira e Paestum, e tutto ciò che il genio, il gusto e il lusso dei Greci erano capaci di inventare.[1]
L’architettura cui fa riferimento riguarda non solo l’isola intera, ma anche quella che diverrà la sua parte più popolare, la grotta di Fingal; grazie a queste parole che ne esaltavano la bellezza, Staffa iniziò ad attrarre visitatori. Alcuni ne furono profondamente ispirati, tra cui il compositore Felix Mendelssohn e il pittore William Turner.

Oggi l’isola rimane una piccola terra incognita, con altre cose da vedere oltre alla grotta di Fingal. Non è più difficile come in passato arrivare all’isola di Staffa, anche se rimane in una posizione isolata, con lo sguardo rivolto verso la sua formazione gemella, il Selciato del gigante (Giant’s Causeway) sulle coste dell’Irlanda del Nord.
Isola di Staffa: come arrivare
Staffa è un isolotto di appena 33 ettari, situato nell’arcipelago delle Ebridi Interne, nella Scozia occidentale. Non ci sono ponti che la collegano ad altre isole e l’unico modo per arrivare all’isola di Staffa è con un traghetto. La maggior parte dei traghetti salpa dal porto di Fionnphort, nell’area sud dell’isola di Mull, e da Iona, una piccola isola poco distante da Staffa.
Le società che offrono gite in barca all’isola di Staffa sono principalmente tre:
Turus Mara
Partenze da Ulva Ferry (isola di Mull)
Web: https://www.turusmara.com/
E-mail: [email protected]
Staffa Trips
Partenze da Fionnphort (isola di Mull) e Iona
Web: https://www.staffatrips.co.uk/
Staffa Tours
Partenze da Fionnphort (isola di Mull) e Iona
Web: http://www.staffatours.com/
Ci sono poi altre compagnie che organizzano tour, anche di più giorni, che includono la visita a Staffa, Mull e altre isole limitrofe. Alcuni di questi tour sono disponibili su GetYourGuide.
Tour all’isola di Staffa
Tour di più giorni, che includono la visita a Staffa, Mull e altre isole limitrofe

La Grotta di Fingal
Visitando l’isola di Staffa, man mano che il traghetto si avvicina alla meta le colonne basaltiche esagonali si fanno sempre più evidenti e la loro pendenza trasmette la potenza delle forze geologiche che hanno dato vita a questo spettacolo. Chissà che cosa hanno provato i primi navigatori che l’hanno avvistata.

L’isola trasmette mistero, antichità, ma la parte che più ha colpito i visitatori passati e moderni è la grotta di Fingal. Questo è il nome che le è stato attribuito dal naturalista inglese Joseph Banks che riscoprì l’isola (e la grotta) nel 1772. Al momento della riscoperta di Banks, era molto popolare il Fingal, poema epico scritto dallo scozzese James Macpherson e basato su antichi canti gaelici da lui stesso tradotti. Il poema, conosciuto anche come Canti di Ossian, ha il suo eroe in Fingal, noto nelle leggende gaeliche come Fionn mac Cumhail. Questi avrebbe costruito un selciato tra la Scozia e l’Irlanda del Nord, a partire dal punto in cui oggi si trova il Giant’s Causeway, una formazione con rocce basaltiche esagonali del tutto simili a quelle dell’isola di Staffa.

Viste queste premesse, Sir Joseph Banks non si lasciò sfuggire l’occasione di chiamare la grotta Fingal’s cave.
Felix Mendelssohn visita la grotta di Fingal
Prima che Banks la ribattezzasse, la grotta aveva già un nome gaelico: An Uaimh Bhinn, “la grotta melodiosa”, a causa della sua straordinaria acustica naturale. Il suo strano soffitto a forma arcuata e il movimento dell’acqua oceanica fanno risuonare il moto ondoso e si viene a creare una sorta di eco di sottofondo, misterioso e inquietante. Qualcuno lo ha paragonato ai rumori che risuonano nelle cattedrali, quello che è certo è che l’acustica della grotta di Fingal impressionò e ispirò il compositore Felix Mendelssohn, che all’età di venti anni (l’8 agosto del 1829) visitò la grotta e di ritorno a Tobermory, sull’isola di Mull, iniziò a comporre quella che nel 1830 sarebbe diventata l’ouverture in si minore Le Ebridi, nota anche come La grotta di Fingal.
Mendelssohn fu talmente colpito dalla grotta, che dalla Scozia mandò una cartolina alla sua famiglia con su scritta la frase di apertura dell’Ouverture. E in una nota alla sorella Fanny, scriveva: al fine di farvi capire come mi hanno colpito straordinariamente le Ebridi, ti mando la seguente, che è entrata nella mia testa là[2].
Fingal’s cave, la grotta degli artisti
Dopo la visita di Mendelssohn, la grotta di Fingal divenne un polo di attrazione per artisti e grandi personaggi dell’epoca. Sulla scia del compositore tedesco, giunsero sull’isola o vi trovarono ispirazione Giulio Verne, John Keats, William Wordsworth (che a quanto pare fu deluso dall’eccessivo numero di visitatori), Lord Tennyson, Sir Walter Scott, la Regina Vittoria e il Principe Alberto e, più recentemente, Matthew Barney e i Pink Floyd.

Sono i Pink Floyd che in qualche modo hanno dato un tocco di italianità a questa storia. Nel 1970 uscì l’album Zabriskie Point − colonna sonora dell’omonimo film di Michelangelo Antonioni − che conteneva brani registrati da gruppi rock dell’epoca, tra cui i Pink Floyd. Tra i brani scritti dal gruppo rock britannico per il film di Antonioni ce n’era anche uno intitolato Fingal’s Cave, ma alla fine (insieme a Oenone), non venne incluso in Zabriskie Point.
Oltre la grotta di Fingal: cosa fare e vedere nell’isola di Staffa
Sebbene la grotta di Fingal sia l’attrazione principale, ci sono anche altre cose da vedere e fare nell’isola di Staffa. Ci sono altre quattro grotte interessanti: Clamshell Cave, Boat Cave, MacKinnon’s Cave e Cormorants’ Cave.
Nei pressi di Clamshell Cave si trova l’approdo principale di Staffa. Qui ci sono anche scalini che portano fino alla parte sommitale dell’isola e da cui ammirare la formazione rocciosa di Clamshell Cave, con le sue caratteristiche colonne esagonali incurvate che ricordano sia la forma di una conchiglia, sia le costole di una nave di legno. Viste dal vuoto della grotta, queste colonne sembrano un gigantesco nido d’ape.

Le altre grotte − Boat Cave, MacKinnon’s Cave e Cormorants’ Cave – di solito vengono semplicemente avvistate nel corso dei tour in barca, in pochi casi visitate. Un’altra formazione interessante è lo Herdsman, una piccola isola leggermente distaccata da Staffa, composta interamente da formazioni basaltiche esagonali, in alcune aree dalla spettacolare forma ricurva.
Sull’isola non ci sono abitanti, ma in compenso Staffa è un paradiso per gli uccelli. Qui vivono tra gli altri colonie di pulcinella di mare, un grazioso e colorato pennuto che non di rado si lascia fotografare. È importante mantenere la distanza e soprattutto non tentare di toccarli; si potrebbero spaventare, ferire o reagire mordendo con il loro becco robusto.

L’isola di Staffa e il Selciato del gigante
L’isola di Staffa in Scozia e il Selciato del gigante in Irlanda sono legati da una storia geologica, oltre che dalla leggenda di Fingal – Fionn mac Cumhaill.
Avvicinandosi all’isola si può notare, soprattutto in certe aree, che è formata da tre strati: un basamento di tufo, al di sopra le colonne di basalto, e nella parte più alta un terzo strato di lava basaltica senza struttura cristallina.

L’isola è interamente di origine vulcanica e i basalti colonnari si sono formati a causa del rapido raffreddamento della lava eruttata in mare quasi 60 milioni di anni fa. Il raffreddamento rapido porta la lava a contrarsi e a fratturarsi e le fratture tendono a essere esagonali. L’isola di Staffa e il Selciato del gigante si sono formati nel corso dello stesso evento, quando da una fessura della crosta terrestre al margine della Gran Bretagna eruttò una grande quantità di basalto fuso che, raffreddandosi, ha dato origine alle spettacolari colonne basaltiche.
Note
1 Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Staffa#18th_century↵
2 Per approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Le_Ebridi↵