La grande onda di Hokusai: viaggio nell’onda più famosa dell’arte giapponese

Un’onda enorme minaccia di inghiottire tre pescherecci, inermi di fronte alla sua altezza e alla cresta schiumosa che si allunga fino a creare terribili artigli. Sotto ci sono i pescatori, aggrappati ai remi, che sembrano inchinarsi di fronte alla potenza del mare; e sullo sfondo il monte Fuji, la montagna sacra, testimone silenzioso della scena.

Questa è, in estrema sintesi, La grande onda di Kanagawa (1830-1831 circa), la xilografia dell’artista giapponese Katsushika Hokusai (1760-1849) divenuta uno dei pezzi più iconici al mondo dell’arte nipponica e asiatica. Un’opera che rappresenta una scena drammatica e che nonostante questo è divenuta popolare e stampata su magliette, tazze, portachiavi e decine di altri articoli da regalo.

Del resto è sempre stato questo il destino della più famosa opera di Hokusai. Fu commissionata per essere stampata in migliaia di copie e venduta come souvenir per i viaggiatori giapponesi dell’epoca. L’opera stessa ha viaggiato, nonostante la chiusura del Giappone negli anni ’30 dell’Ottocento, il periodo in cui La grande onda di Hokusai fu data alle stampe. Arrivò fino in Europa, influenzò gli impressionisti, Van Gogh ed è tuttora un’icona del Giappone in Occidente, di ispirazione per artisti, imprese, curiosi e viaggiatori.

La grande onda di Kanagawa: descrizione, analisi e curiosità

Probabilmente uno dei motivi del successo dell’opera sta nella sua drammaticità e semplicità. C’è una catastrofe imminente, una grande onda anomala si sta per abbattere sulle piccole imbarcazioni dei pescatori, pienamente consapevoli della loro fragilità. Che cosa accadrà in seguito è lasciato all’immaginazione di chi osserva l’opera; l’onda si abbatterà sui pescatori, che potrebbero anche uscire indenni dallo scontro con le forze del mare, continuare la loro avventura e raccontare alle famiglie il loro incontro con la grande onda. Oppure no.

Dettaglio dell'immagine: l'onda sta abbattendosi e "artigliandosi sulla barca dei pescatori
Dettaglio della stampa: l’onda sta abbattendosi e “artigliandosi” sulla barca dei pescatori.

La stampa di Hokusai racconta l’apice di un evento, il momento in cui le emozioni e il mistero sono al culmine, ma lo fa con grande semplicità. La stampa artistica giapponese ukiyo-e[1] – come quella de La grande onda di Kanagawa − è un genere d’arte popolare, spesso di facile interpretazione e quest’opera di Hokusai non fa eccezione. Gli elementi che compongono la scena sono ridotti all’essenziale – il mare, le onde, le barche, i pescatori, il Monte Fuji – e anche la scelta dei colori è limitata. Domina il blu di Prussia e le stesse tonalità di blu sono usate per le onde e per il Monte Fuji, coperto di neve, che con un gioco di forme e colori sembra esso stesso un’onda; e l’onda in primo piano, blu, appuntita e ricoperta di schiuma bianca ricorda a sua volta la montagna sacra sullo sfondo. Un gioco di forme, colori  e prospettiva che continua con i piccoli spruzzi dell’onda, che sembrano neve che cade sulla montagna.

Hokusai: 1760-1849
Rhiannon Paget

Influenze occidentali nell’opera simbolo del Giappone

L’opera più iconica dell’arte giapponese ha importanti influenze occidentali, che giunsero fino a Hokusai nonostante il Giappone feudale (siamo nel periodo Edo, 1603-1868) fosse praticamente chiuso al mondo esterno. Il paese aveva adottato una forma di autarchia detta Sakoku[2] che limitava gli scambi commerciali con cinesi, coreani e olandesi. Il blu di Prussia, usato abbondantemente da Hokusai in quest’opera, arrivava dall’Europa (Germania o Inghilterra) attraverso la Cina.

L'evoluzione dell'isolotto di Dejima nel tempo
Immagini di Dejima. Su quest’isola artificiale avvenivano i commerci con l’Olanda – Foto scattata al Nagasaki Museum of History and Culture

Dall’Olanda invece arrivarono le opere d’arte (attraverso l’isolotto di Dejima, nel porto di Nagasaki) grazie alle quali Hokusai, Hiroshige, Shiba Kōkan e altri artisti giapponesi appresero la tecnica europea dell’uso della prospettiva. È proprio questa tecnica che dà profondità a La grande onda di Kanagawa, che non a caso conquistò il gusto e il cuore di Van Gogh e altri pittori europei.

La grande onda di Kanagawa
L’uso della prospettiva e del blu di Prussia hanno “occidentalizzato” l’opera più iconica dell’arte giapponese

La grande onda è insomma testimone di un viaggio che inizia da Occidente a Oriente (blu di Prussia, opere d’arte) e poi riparte dal Giappone fino all’Europa.

La grande onda di Kanagawa
Stampa su tela canvas

La firma di Hokusai

Mare, onde, imbarcazioni, uomini e il Monte Fuji. Questi sono gli elementi essenziali della grande onda, ma non gli unici. In alto a sinistra sono presenti ideogrammi giapponesi. La prima scritta (partendo da destra, seguendo il modo in cui i giapponesi scrivono e leggono le immagini) è racchiusa in un riquadro ed è il titolo dell’opera: Fugaku sanjūrokkei Kanagawa oki nami ura (冨嶽三十六景 神奈川冲 浪裏), che significa “Trentasei vedute del Monte Fuji / al largo di Kanagawa / sotto un’onda”; la seconda, a sinistra, è la firma dell’artista: Hokusai aratame Iitsu hitsu (北斎改为一笔) traducibile come “Dal pennello di Hokusai, che cambiò il nome in Iitsu”[3]. Hokusai nel corso della sua vita adottò una trentina di pseudonimi.

Dettaglio della xilografia: la firma di Hokusai a sinistra, poco più a destra il titolo
Gli ideogrammi a sinistra sono la firma di Hokusai, il riquadro un po’ più a destra è il titolo della stampa.

Dietro le quinte: un pittore giapponese e l’industria dei souvenir

Il Monte Fuji (富士山 Fuji-san), con i suoi 3776 metri è la vetta più alta del Giappone e per lungo tempo è stato considerato sacro. Lo stesso Hokusai era affascinato dal Fuji-san, ma dietro alla realizzazione de La grande onda di Kanagawa c’era anche un motivo prettamente economico, legato alla crescita del turismo interno. E le stampe xilografiche erano spesso acquistate come souvenir.

Con l’aumento dei viaggi interni, siti e paesaggi famosi divennero soggetti importanti dell’arte giapponese. Lo sviluppo delle città e l’arricchimento di classi come quella dei mercanti, fecero crescere la richiesta di forme d’arte più popolare e, specialmente nelle città di Edo (l’odierna Tokyo) e di Kyoto, si crearono gruppi di artisti indipendenti, non più al servizio delle élite aristocratiche.

Costa della baia di Tago, da le 36 vedute del monte Fuji
Costa della baia di Tago, da le Trentasei vedute del monte Fuji, una delle serie ukiyo-e dedicate a un pubblico di viaggiatori

Intorno al XVIII secolo le xilografie divennero la forma d’arte più popolare. In pratica venivano incise matrici di legno, che poi avrebbero accolto gli inchiostri con cui realizzare centinaia o migliaia di stampe della stessa opera. Le stampe ukiyo-e, immagini del mondo fluttuante, avevano inizialmente come oggetto scene di vita quotidiana in città come Edo e Tokyo e venivano comprate come souvenir dagli abitanti stessi della città, ma anche dai turisti giapponesi (il paese era ancora chiuso al mondo esterno), per sé stessi o come regalo. Con l’aumento dei viaggi interni cambiarono anche i temi delle stampe ukiyo-e, che sempre più spesso avevano come oggetto i siti turistici più frequentati[4].

Hokusai. Le trentasei vedute del monte Fuji
Amélie Balcou

È in questo contesto che Hokusai realizzò le Trentasei vedute del Monte Fuji, la serie di 36 xilografie che include La grande onda di Kanagawa. Il pubblico originale delle stampe di Hokusai era costituito dai seguaci del “culto di Fuji”, persone che si recavano in pellegrinaggio per scalare la montagna, ma anche da turisti che visitavano la capitale. Oggi i grattacieli di Tokyo oscurano la vista del Monte Fuji, ma per il pubblico di Hokusai la cima della montagna sarebbe stata visibile in tutta la città. Circa un anno dopo che Hokusai completò le Trentasei vedute del Monte Fuji, Hiroshige (altro importante artista ukiyo-e) iniziò a lavorare a Le Cinquantatré stazioni del Tōkaidō[5], anche questa una serie di xilografie dedicata principalmente al mercato dei souvenir.

Hakone (High rocks by a lake), la decima delle Cinquantatré stazioni del Tōkaidō di Hiroshige
Hakone (High rocks by a lake), la decima delle Cinquantatré stazioni del Tōkaidō di Hiroshige

Hokusai e la grande onda: 30 anni di preparazione

Già all’età di sei anni ho cominciato a disegnare ogni sorta di cose. A cinquant’anni avevo già disegnato parecchio, ma niente di tutto quello che ho fatto prima dei miei settant’anni merita veramente che se ne parli. È stato all’età di settantatre anni che ho cominciato a capire la vera forma degli animali, degli insetti, dei pesci. È evidente perciò che a ottantasei avrò fatto via via sempre più progressi e che, a novant’anni, sarò penetrato più a fondo nell’essenza dell’arte. A cento avrò definitivamente raggiunto un livello meraviglioso e, a centodieci, ogni punto e ogni linea dei miei disegni avrà una sua propria vita.

Questo scriveva Hokusai quando aveva 75 anni e questo la dice lunga sul suo carattere e sulla sua volontà, squisitamente giapponese, di migliorarsi continuamente. Se questo è stato il cammino dell’artista, un percorso simile lo ha avuto La grande onda di Kanagawa.

Hokusai
Shotaro Ishinomori

Hokusai ha iniziato a utilizzare le onde come soggetto delle sue opere all’età di 33 anni. Nel 1797 realizzò Primavera a Enoshima, una xilografia della sua serie Rami di salice piangente (Yanagi no ito)[9].

Primavera a Enoshima (1797). Da notare l'onda sulla sinistra della stampa.
Primavera a Enoshima (1797). Da notare l’onda sulla sinistra della stampa.

Mentre il Monte Fuji sullo sfondo e un’onda stilizzata in primo piano dominano il lato sinistro della composizione, la scena mostra anche una famiglia in piedi sulla spiaggia. La presenza di queste figure è unica tra i lavori sulle onde di Hokusai, in quanto si concentrano in genere sul mare e sul paesaggio circostante, non sulle persone.

Nel 1803 Hokusai tornò a dedicarsi di nuovo alle onde increspate. Anche la Veduta di Honmoku vicino a Kanagawa presenta un’onda in primo piano, ma questa presenta alcune novità:

  • è stata spostata verso destra;
  • è in mare aperto e sta per abbattersi su un’imbarcazione;
  • è stilizzata, ulteriormente semplificata e delineata da contorni minimalisti;
  • è di dimensioni maggiori.
Veduta di Honmoku vicino a Kanagawa
Veduta di Honmoku vicino a Kanagawa (1803).

I colori adottati nella Veduta di Honmoku vicino a Kanagawa sono tenui, ma si comincia a intravedere quella che sarà La grande onda di Kanagawa.

Due anni dopo (1805) Hokusai completò Imbarcazioni da trasporto in mezzo alle onde. Stilisticamente è abbastanza simile al precedente, e ne mantiene alcune caratteristiche, come la presenza di una barca in primo piano e un’onda alta e dalla cresta abbastanza semplificata. L’onda però è stata spostata sulla sinistra, andando a definire la composizione della scena che sarà ripresa ne La grande onda.

Imbarcazioni da trasporto in mezzo alle onde
Imbarcazioni da trasporto in mezzo alle onde (1805).

Imbarcazioni da trasporto in mezzo alle onde è l’opera di Hokusai che ricorda di più La grande onda, ma per arrivare a questo risultato dovrà introdurre due ulteriori novità:

  • la presenza del Monte Fuji, punto focale della scena;
  • un diverso stile delle onde.

Hokusai si rese conto che le onde realizzate fino ad allora non davano un tono drammatico alla scena. Per il design de La grande onda si ispirò alle onde di Hatō zu byōbu (Onde su paravento) di Ogata Kōrin, che vedete qui sotto:

Onde su paravento di Ogata Kōrin, da cui si isoirò Hokusai
Onde su paravento di Ogata Kōrin, da cui si isoirò Hokusai

Onde più arcuate e una schiuma più dettagliata, abbondante, che si allunga verso le fragili imbarcazioni formando veri e propri artigli che sembrano non lasciare scampo ai poveri pescatori. Il risultato è decisamente più drammatico.

La grande onda di Kanagawa
La grande onda di Kanagawa

Quando realizzò il suo capolavoro (1830-1831 circa), Hokusai aveva una settantina d’anni. A quanto pare fu soddisfatto del risultato, visto che riprese il design alla base de La grande onda nell’opera Il Fuji dal mare, per il secondo volume della serie Cento vedute del Monte Fuji.

Il Fuji dal mare
Il Fuji dal mare, dalla serie Cento vedute del Monte Fuji

Qui la scena non è altrettanto drammatica, mancano le imbarcazioni e gli uomini in pericolo. La schiuma delle onde si confonde con gli uccelli nel cielo, un tema che sarà in parte ripreso da Hiroshige in Il mare di Satta nella provincia di Suruga (1858, immagine a sinistra) e in Provincia di Awa: i vortici di Naruto (1855, immagine a destra), dove rappresenta i famosi vortici marini del Giappone.



La grande onda è uno tsunami?
Viene abbastanza spontaneo associare La grande onda di Kanagawa a uno tsunami, vuoi per le dimensioni dell’onda, vuoi perché viene rappresentato un mare in Giappone, una delle nazioni più colpite da questi devastanti fenomeni naturali. Se fosse davvero uno tsunami se lo sono chiesti anche Julyan H.E Cartwright e Hisami Nakamura, che in uno studio[6] hanno preso in esame numerosi fattori, come l’opera, il suo contesto, l’onda rappresentata, le intenzioni dell’autore, il luogo (reale) in cui si svolge la scena e altro ancora. La conclusione a cui sono arrivati è che, con ogni probabilità, non si tratta di uno tsunami. Quella rappresentata di Hokusai sarebbe un’onda anomala, una di quelle onde che in inglese sono dette rogue waves.

Idee per viaggiare con l’onda di Hokusai

La grande onda di Hokusai è nata come souvenir per pellegrini e turisti giapponesi del XIX secolo, è stata realizzata grazie allo scambio di merci e opere d’arte tra Europa ed Estremo Oriente, e ha poi viaggiato in senso inverso dal Giappone fino al Vecchio continente. È naturale che dopo averla vista sia venuta anche a voi voglia di viaggiare. Qui ho raccolto alcune idee di viaggio, legate direttamente o indirettamente alla più famosa opera di Hokusai.

Nagasaki

Un viaggio a Nagasaki per partire da dove tutto è cominciato. Senza gli scambi commerciali e culturali tra Europa e Giappone La grande onda di Hokusai non sarebbe stata realizzata, quantomeno non come la conosciamo oggi. Nel periodo Edo (1603-1868) il Giappone era quasi chiuso al mondo esterno e gli unici commerci con l’occidente avvenivano nel porto di Nagasaki. Più precisamente nell’isola artificiale di Dejima, che dal 1641 e nei due secoli successivi divenne il principale collegamento tra l’Europa e il paese del Sol Levante.

Nagasaki, immagine ripresa da Glover Garden
Nagasaki, immagine ripresa dal parco di Glover Garden

Questo ha reso Nagasaki una città unica, un po’ malinconica con i suoi quartieri che ricordano un passato fatto di commerci con il Vecchio continente, le chiese, i bellissimi giardini di Glover Garden con le residenze d’epoca e le memorie della Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Ma anche con l’immancabile Chinatown, l’isola museo di Dejima e il Parco della Pace con il Museo della bomba atomica. E nei dintorni lo splendido arcipelago Kujukushima, uno dei siti naturalistici più belli (e meno conosciuti) del Giappone.

Arcipelago Kujukushima
L’Arcipelago Kujukushima, raggiungibile da Sasebo, nella prefettura di Nagasaki.

Torino

De La grande onda di Kanagawa furono stampate tra le cinquemila e le ottomila copie, che all’epoca si vendevano allo stesso prezzo di una ciotola di noodle. Erano souvenir popolari ed è anche per questo che la maggior parte delle copie è andata perduta, ma si possono trovare stampe originali nei musei di vari paesi, tra cui il MAO di Torino. Il Museo d’Arte Orientale possiede una copia originale (non della prima tiratura) e, come altri musei nel mondo, lo presenta al pubblico solo in periodi limitati per evitare che un’esposizione prolungata alla luce lo danneggi[7].

Tokyo, Sumida Hokusai Museum

A Tokyo potreste imbattervi in qualche mostra temporanea che espone una delle copie originali de La grande onda. Se non siete così fortunati, potete scegliere come me di fare un salto al Sumida Hokusai Museum, il museo di Tokyo interamente dedicato all’artista Katsushika Hokusai. Al primo piano (tradotto in italiano: al pianterreno) si trova un’esposizione permanente, mentre al secondo piano ci sono mostre temporanee. Inaugurato nel 2016, il museo colpisce per la sua architettura, le varie postazioni multimediali interattive, un bel diorama con l’anziano Hokusai e sua figlia e una copia, non originale, de La grande onda di Kanagawa.

Sumida Hokusai Museum
L’esterno del Sumida Hokusai Museum – Kakidai / CC BY-SA

Yokohama

All’epoca di Hokusai Kanagawa era un centro molto importante, ma in seguito è divenuto parte della città di Yokohama. Se vi trovate qui, potreste recarvi alla Yokohama Bayside Marina; è probabile che nei pressi di quest’area si trovi lo stesso punto di osservazione visibile nella xilografia di Hokusai[8]. In alternativa, a Yokohama ci sono diversi punti in cui, nelle giornate chiare, è possibile osservare il Monte Fuji:

  • la ruota panoramica;
  • Yokohama Landmark Tower Sky Garden;
  • Daikokufuto Central Park (forse il luogo migliore);
  • un po’ fuori Yokohama, dalle spiagge della costa ovest della penisola di Miura.

Il vortice di Naruto

È vero, il vortice di Naruto è stato realizzato da Hiroshige e non da Hokusai. E si trova un bel po’ distante da Yokohama. Ma se anche per voi ogni scusa è buona per viaggiare, noi di Terra Incognita abbiamo realizzato per voi una guida al vortice di Naruto.

Vortice di Naruto, stampa ukiyo-e di Hiroshige
Vortice di Naruto, stampa ukiyo-e di Hiroshige

Note

1 L’ukiyo-e è un genere di stampa artistica giapponese e il termine significa letteralmente “immagine del mondo fluttuante”. Hokusai, Hiroshige e Utamaro sono tra gli interpreti più famosi dell’ukiyo-e.

2 Per approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Sakoku

3 Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/La_grande_onda_di_Kanagawa#La_firma

4 Capturing Japan in Nineteenth-Century New England Photography Collections, di Eleanor M. Hight, 2011

5 Tōkaidō era l’antica strada che collegava Edo a Kyoto costeggiando l’Oceano Pacifico.

6 Lo studio è pubblicato qui:https://royalsocietypublishing.org/doi/full/10.1098/rsnr.2007.0039

7 Fonte: https://www.maotorino.it/it/eventi-e-mostre/immortalare-l%E2%80%99attimo-londa-di-hokusai-e-gli-attori-di-kunisada

8 Qui è fotografato il probabile punto di osservazione: https://www.researchgate.net/figure/Mount-Fuji-seen-from-a-boat-some-3-km-off-Bayside-Marina-in-Negishi-Bay-Yokohama-close_fig3_250902633

9 Yanagi no ito, 柳の糸, tradotto letteralmente significa “filo di salice piangente”. In italiano è spesso reso come “rami di salice piangente”, in inglese come silk willow, seta di salice piangente.

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