Foreste nel mondo: dati, mappe, le più grandi, le più rare

Nel 2016 Edward Osborne Wilson pubblicò  Metà della Terra – Salvare il futuro della vita. È uno degli ultimi libri della lunga vita del biologo americano, il suo testamento per la salvaguardia del pianeta. La sua idea è destinare almeno metà della Terra a natura, parchi, riserve e aree protette dalle attività umane, per superare l’attuale crisi della biodiversità e problemi correlati come il riscaldamento globale. Se il progetto fosse attuato, buona parte di quella metà del pianeta sarebbe popolata da foreste.

Oggi le foreste nel mondo ricoprono circa il 26% delle terre emerse. Da nord a sud, da est a ovest, si incontrano foreste boreali, temperate, tropicali, pluviali, di conifere, latifoglie, sempreverdi e decidue. A volte sono dominate da una o poche specie, e si trovano così foreste di sequoie, eucalipti, larici, mangrovie.

Nella letteratura e nella vita ci perdiamo nelle selve, spesso le temiamo, ma la verità è che saremmo persi senza di loro. Ho deciso di accompagnarvi in questo viaggio tra le foreste del nostro pianeta, lungo un percorso che, tra numeri, statistiche, testi e immagini, ci farà scoprire le più grandi foreste del mondo e ci aprirà una prospettiva su quelle più rare e dimenticate.

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Nel Vietnam del Sud crescono foreste monsoniche
Una foresta del Vietnam del Sud

Foreste nel mondo: dati, grafici e mappe

Prendiamo la superficie della Terra. Togliamo il 71%, che è ricoperto da oceani. Ci rimane un 29% di terre emerse. Da queste togliamo i ghiacciai (circa il 10%) e le aree sterili, come spiagge, dune, deserti sabbiosi, rocciosi e salati. Quel poco che rimane è la terra abitabile.

Le foreste occupano poco più di un terzo (38%) della superficie abitabile[1], circa un quarto (26%) delle terre emerse. È poco o tanto? Diecimila anni fa le foreste occupavano il 57% della terra abitabile, nel 1700 il 52% e nel 1900 il 48%. Nel 2018 la percentuale è scesa all’attuale 38%.

Il grafico mostra come è cambiata nel tempo l'estensione delle foreste mondiali
Il grafico mostra come è cambiata nel tempo l’estensione delle foreste mondiali – Fonte: OurWorldInData

In buona parte, le foreste sono state tagliate per ricavare legname e fare spazio a coltivazioni, piantagioni, pascoli, infrastrutture, aree urbane e industriali.

Le foreste primarie, sempre più rare

La FAO definisce così una foresta primaria:

Foresta di specie autoctone naturalmente rigenerata, dove non ci sono indicazioni ben visibili delle attività umane e i processi ecologici non sono significativamente disturbati.

Foreste di questo tipo non sopravvivono solo in Amazzonia o nel bacino del Congo. Ce ne sono anche in Europa e in Italia, come la faggeta di Fonte Novello nel Parco Nazionale del Gran Sasso, o la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino.

Un concetto affine è quello di foresta vetusta, o bosco primigenio, come preferisce chiamarlo lo scrittore Daniele Zovi. Già che siete arrivati fin qui, vi consiglio la lettura di Alberi sapienti, antiche foreste, in cui l’autore, nella seconda metà del libro, racconta ed esplora foreste e boschi antichi italiani ed europei.

Negli ultimi secoli, oltre a essere diminuita la copertura forestale del pianeta, si è contratta anche la percentuale di foreste primarie. Lo vedete bene dal grafico qui sotto.

Dagli anni ’90 al 2017, in soli 27 anni, sono stati persi 30 milioni di ettari di foresta primaria, una superficie grande come l’Italia.

Le foreste primarie sono preziose perché ricche di biodiversità. Sono ecosistemi forti e resilienti, molto più di un bosco ceduo, soggetto al taglio periodico (indicato nel grafico come Naturally regenerated forest) e ancor più di aree riforestate artificialmente (Planted forest).

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La perdita di foreste tropicali

Come abbiamo appena visto, ci sono foreste e foreste. È molto più grave perdere un ettaro di foresta primaria (forte, resiliente e ricchissima di biodiversità), che non di un bosco ceduo o di un’area riforestata artificialmente. Ma non solo. Ci sono aree del pianeta in cui la scomparsa di una foresta comporta conseguenze più drammatiche.

Secondo il Global Forest Resources Assessment 2020 della FAO, ogni anno vengono tagliati nel mondo dieci milioni di ettari di foreste. In questo dato ci sono una notizia positiva e una negativa. Quella positiva è che, a livello mondiale, il picco della deforestazione è stato raggiunto negli anni ‘80 del ventesimo secolo. Da allora il nostro pianeta continua a perdere copertura arborea, ma a un ritmo inferiore[2].

La notizia negativa è che quasi il 95% della deforestazione avviene tra i due tropici.

Il taglio di un bosco in aree dal clima temperato oceanico, ad esempio, ha conseguenze minori rispetto al taglio di una foresta tropicale. Nel primo caso l’impatto ambientale è di breve medio termine, nel secondo l’ecosistema è distrutto per sempre.

Almeno in parte, la deforestazione in aree tropicali è legata all’esportazione di prodotti come caffè, cacao, oli vegetali, carne di manzo e carta[3].

Per approfondire:
Global Forest Resources Assessments
Global Forest Resources Assessment 2020 – Main report (pdf)

Le più grandi foreste nel mondo

Scrivere questo paragrafo è stato più difficile del previsto. Non ho trovato dati e statistiche ufficiali sulle più grandi foreste al mondo. Molti articoli riportano classifiche diverse, spesso inserendovi all’interno l’estensione non di una specifica foresta, ma di un parco nazionale, o di un intero bioma, come la taiga per esempio.

La ricerca FAO citata in precedenza riporta l’estensione della copertura forestale dei singoli paesi. Il dato non è così interessante: i paesi più estesi tendono in media ad avere più boschi.

Alla fine, ho trovato affidabili e rassicuranti i dati di Wikipedia[4], che ho parzialmente integrato con altre fonti. Se avete altre risorse da segnalarmi, scrivetemi pure nei commenti.

Amazzonia

Amazzonia, la più estesa foresta nel mondo
Porzione ecuadoregna dell’Amazzonia – Dallas Krentzel, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Area: Circa 5,5 milioni di kmq
Paesi: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Guyana francese, Perù, Suriname, Venezuela

Polmone verde, ma ancor più riserva di biodiversità e àncora di salvataggio climatico. Con i suoi 5,5 milioni di chilometri quadrati (diciotto volte l’Italia) è una delle aree più preziose della Terra, da salvare con tutte le nostre forze. Scoprite cosa fa il WWF.

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Foresta del Congo

La foresta pluviale del Congo, la seconda più grande del mondo
Foresta del Congo nei pressi di Yangambi, RDC – Foto di CIFOR CC BY-NC-ND 2.0

Area: Circa2 milioni di kmq
Paesi:
Angola, Camerun, Gabon, Guinea equatoriale, Repubblica Centroafricana, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo

A volte descritta come l’Amazzonia africana, la foresta pluviale del Congo occupa il cuore dell’Africa centrale. Si sviluppa lungo il bacino del fiume Congo e ospita numerose specie di animali rari e in via d’estinzione; tra cui primati come lo scimpanzé bonobo, il gorilla di pianura e il gorilla di montagna.

Foresta atlantica

La lussureggiante foresta atlantica era un tempo la seconda più estesa al mondo
Foresta atlantica – Vinicius Depizzol from San Francisco, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

Area: Circa 1,3 milioni di kmq
Paesi: Argentina, Brasile, Paraguay

Quest’immensa area verde è straordinariamente ricca di endemismi e biodiversità. Ospita numerose ecoregioni: foreste tropicali, praterie tropicali e subtropicali, savane, arbusteti e foreste di mangrovie. Un tempo era la seconda foresta più estesa al mondo. Tutto è cambiato cinque secoli fa, con l’arrivo degli europei; da allora, oltre l’85% dell’area originale è stata deforestata[5].

Foresta temperata valdiviana

Flora valdiviana, costa pacifica del Cile
Flora valdiviana, costa pacifica del Cile – Joelbua, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Area: Circa 248.000 kmq
Paesi: Argentina, Cile

Ancora in America del Sud, ma questa volta nella sua parte più meridionale. La foresta temperata valdiviana ospita numerosi endemismi vegetali, alberi rari e piante a rischio di estinzione. Comprende diversi ecosistemi forestali, tra cui foreste di caducifoglie (a nord), foreste di laurisilva, foreste andine patagoniche e foreste della Patagonia settentrionale.

Foresta di Tongass

Foresta di Tongass, la più grande degli Stati Uniti e del Nord America
Foresta di Tongass – Mark Brennan from Oakton, Virginia (USA), CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

Area: Circa 68.000 kmq
Paese: Stati Uniti d’America (Alaska)

A volte trovarsi in un’area remota è una fortuna. È grazie alla sua posizione che la foresta di Tongass si è mantenuta intatta per lungo tempo, offrendo rifugio a numerose specie animali e vegetali. Buona parte della sua superficie è occupata da foreste pluviali temperate.

Foresta pluviale della Papuasia sudorientale

Una porzione delle foreste pluviali della Papuasia sudorientale
La foresta nell’area di Owen Stanley Range – Colin Freeman, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Area: Circa 60.000 kmq
Paese: Papua Nuova Guinea

L’ecoregione delle foreste pluviali della Papuasia sudorientale occupa una superficie di quasi 77.000 kmq nel sud-est della Papua Nuova Guinea. L’area comprende zone costiere e montane e circa l’80% della sua superficie è ricoperta da foresta[6], che avrebbe quindi un’estensione di circa 60.000 kmq. Nell’ecoregione vivono 138 specie di mammiferi e 510 di uccelli, ma purtroppo solo l’1% della sua superficie è protetta.

Riserva della Biosfera di Bosawás

La foresta della riserva della Biosfera di Bosawás, in Nicaragua
Riserva della Biosfera di Bosawás – Foto di Alam Ramírez Zelaya CC BY-NC-ND 2.0

Area: Circa 20.000 kmq
Stato: Nicaragua

Circa il 15% della superficie del Nicaragua è ricoperto da questa foresta, che nel 1997 è stata dichiarata riserva della biosfera dall’UNESCO. Qui si incontrano il Nord e il Sud America e le rispettive flora e fauna. È un hotspot di biodiversità ricchissimo, secondo alcune stime ospiterebbe il 13% della specie del pianeta[7].

Foresta pluviale tropicale di Xishuangbanna

Area: Circa 19.000 kmq
Stato: Repubblica Popolare Cinese

La provincia dello Yunnan, nel sud della Cina, ospita la più grande foresta del paese. Con le sue oltre cinquemila specie di piante vascolari, le numerose specie mammiferi, uccelli, rettili e anfibi, questa vasta foresta pluviale è un hotspot di biodiversità.

Sundarbans

Le Sundarbans sono la più grande foresta di Mangrovie nel mondo
Una tigre del Bengala nelle Sundarbans – Soumyajit Nandy, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Area: Circa 10.000 kmq
Stato: Bangladesh, India

Le Sundarbans sono la più grande foresta di mangrovie al mondo, patrimonio UNESCO dal 1997. L’area si distingue per l’elevata biodiversità animale, con 260 specie di uccelli e grandi vertebrati come la tigre del Bengala, coccodrilli, delfini del Gange e granchi reali.

Foresta pluviale di Daintree

L'antica foresta pluviale di Daintree, in Australia
L’antica foresta pluviale di Daintree – Foto di Bob Linsdell CC BY 2.0

Area: Circa 1.200 kmq
Stato: Australia

Non sono mai stato in Australia e l’immagine più forte che ho di questo paese è quella del deserto. L’Australia è invece una riserva di biodiversità, ricca di endemismi e di piante fossili viventi come la Wollemia. E soprattutto ospita la foresta pluviale di Daintree, quello che rimane di una vasta foresta che un tempo copriva l’intera Australia, sopravvivendo a 120 milioni di anni di cambiamenti climatici.

Foreste rare e dimenticate

Foreste di araucarie

Una foresta di araucaria, sud America
L’araucaria nota come Pino del Paranà formava estese foreste in Sud America – Adrian MichaelCC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Il naturalista e scrittore americano John Muir, famoso per i suoi libri e il suo attivismo nella difesa delle sequoie, non voleva morire prima di aver visto una foresta di araucarie con i suoi occhi. Nel 1911, a 73 anni, intraprese un viaggio in Cile e riuscì finalmente a realizzare il suo sogno.

Non fatico a comprendere il desiderio che spinse John Muir. Questi alberi bizzarri, che sembrano usciti da un libro illustrato sui dinosauri, sono fossili viventi, arrivati direttamente dal Giurassico e dal Cretaceo. Oggi sono rimaste una quarantina di specie della famiglia Aracauriaceae, diffuse per lo più in Sudamerica, ma anche in Oceania e nell’Asia sud-orientale.

Foreste monsoniche

Foresta monsonica
Foresta monsonica – immagine di pubblico dominio

A cavallo tra foreste pluviali e zone aride, le foreste monsoniche si sono adattate a vivere in un ambiente difficile. E soprattutto ricco di contrasti: gli inverni e le primavere sono secchi, ma nella stagione delle piogge può cadere più acqua che nelle foreste pluviali. Per adattarsi a questo clima, gli alberi delle foreste monsoniche sviluppano radici profonde e, per contro, i fusti non raggiungono grosse dimensioni. Tendono a crescere distanziati e, se la piovosità lo consente, non perdono le foglie nella stagione secca.

Le foreste monsoniche si trovano per lo più in Asia, Africa orientale e occidentale, Australia e Brasile.

Foreste di sequoie

Foresta di sequoie giganti, tra queste il Generale Sherman
La sequoia Generale Sherman nel contesto della Foresta Gigante – Foto di Ken Lund CC BY-SA 2.0

Le foreste di sequoie non sono dimenticate, anzi. Alcuni dei loro alberi più grandi e vecchi sono famosi e hanno un nome, ad esempio il Generale Sherman.

Quello che dimentichiamo spesso, in questo caso, è che crescono in un’area del mondo molto limitata. La sequoia gigante (Sequoiadendron giganteum) vive solo in territori ristretti della Sierra Nevada, in California; la Sequoia sempervirens, cresce in una striminzita fascia costiera tra California e Oregon. Entrambe le specie sono in pericolo di estinzione.

– Leggi anche: 24 Alberi e piante in via di estinzione in Italia e nel mondo

Foreste di eucalipti

Foresta di eucalipti, Australia
Foresta di eucalypti, Mares Forest National Park – Poyt448, Peter Woodard, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Queste foreste non sono rare come le altre citate finora, sono anzi diffuse in ampie zone dell’Australia. Spesso si dimentica che ospitano alberi tra i più alti del pianeta. Centurion in Tasmania, con i suoi 100,5 metri, è l’eucalipto vivente più alto al mondo. Verso la fine dell’800 furono abbattuti eucalipti colossali e tra questi uno, secondo una misura mai ufficialmente accettata, avrebbe raggiunto i 132 metri di altezza: 17 in più della sequoia Hyperion, l’albero vivente più alto del pianeta.

Foreste di alberi da frutto

Pescheti, meleti, coltivazioni di noci. Gli alberi da frutto li diamo spesso per scontati: fanno parte del paesaggio umano come i campi di grano, le strade e le città. Dimentichiamo così che hanno un’origine naturale e che da qualche parte nel mondo esistono ancora foreste di alberi da frutto.

In Asia centrale, tra Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan, Uzbekistan, Cina e Afghanistan sopravvivono ancora scampoli di foreste in cui crescono gli antenati selvatici di peri, meli, noci, albicocchi e altri alberi da frutto. Fu in queste aree che milioni di anni fa, per adattarsi alle frequenti eruzioni e terremoti, si evolsero piante dalla vita breve ma dai frutti appetitosi. I grandi mammiferi gradirono il loro gusto e ancora oggi, soprattutto la specie umana, contribuiscono a diffondere queste piante su tutto il pianeta.

Note

1 Hannah Ritchie and Max Roser (2021) – “Forests and Deforestation“. Published online at OurWorldInData.org. Retrieved from: ‘https://ourworldindata.org/forests-and-deforestation’

2 Ibidem.

3 Ibidem.

4 A questo indirizzo https://en.wikipedia.org/wiki/Forest#World_size_records

5 Atlantic Forest, Wikipedia, the free encyclopedia, 30 luglio 2022, https://en.wikipedia.org/wiki/Atlantic_Forest

6 Southeastern Papuan rain forests, Wikipedia, the free encyclopedia, 30 luglio 2022, https://en.wikipedia.org/wiki/Southeastern_Papuan_rain_forests

7 Fonte: https://en.unesco.org/biosphere/lac/bosawas

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