La Sterna Paradisaea è un piccolo volatile, non più lungo di una quarantina di centimetri e pesante solo un etto. Cento grammi distribuiti tra ali, ossa, becco e un equipaggiamento di volo che le consente di partire, nel mese di luglio, dalle isole Farne (Gran Bretagna del nord), di attraversare l’Atlantico, mangiare qualche pesce durante il lungo viaggio, fino ad arrivare, 13mila chilometri e tre mesi dopo, sulle coste della penisola antartica[1]. Un bel viaggetto per un piccoletto grande quanto un parrocchetto domestico.

La HMS Resolution[2], comandata da James Cook, pesava 650 tonnellate per una lunghezza di 33 metri con a bordo un equipaggio di 150 persone. Nella sua stiva, tra le altre cose: 27 tonnellate di gallette e 900 chili di zucchero, 850 di sugna e una tonnellata di uva passa, oltre a 9 tonnellate di crauti. Senza dimenticare i 1.500 chili di cavolo salato[3].

James Cook, a bordo della Resolution si spinse, nel suo secondo viaggio attorno al mondo, nel punto più a sud mai toccato, registrando nel diario di bordo (gennaio 1771) la latitudine di 71°10′ S. Lo separavano dalla penisola antartica, dove la Sterna Paradisea era già arrivata da quattro mesi, solo 75 miglia di mare. Purtroppo per noi e per i successivi esploratori dell’Antartide, le osservazioni di Cook sulle condizioni climatiche e sull’inospitalità del luogo, faceva un freddo bestia e gli iceberg erano alti come montagne, scoraggiarono per quasi un secolo ulteriori tentativi di rintracciare la mitica Terra Australis Incognita. Il leggendario continente, presente nelle mappe medievali, così come in quella di Ortelius che vedete in basso, scomparve dai planisferi con buona pace della Sterna Paradisea che ogni anno continuava indisturbata il suo viaggio verso il Polo Sud.

Nel corso della sua seconda spedizione intorno al mondo James Cook pose fine a secoli di speculazioni sull’esistenza della Terra Australis Incognita in una missione, finanziata dalla Royal Society che, con una certa ironia, si prefiggeva lo scopo opposto: dimostrare l’esistenza di un continente australe. Non si trattava di un viaggio puramente scientifico, ma motivato da interessi commerciali e politici, che avrebbero garantito la supremazia marittima britannica su di un vasto territorio ancora inesplorato. Curioso osservare allora le mappe successive realizzate tra la fine del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento dove non vi è più traccia della mitica Terra Australis: un intero continente scomparso dalle carte geografiche.

Questa è la storia della scoperta del Polo Sud e degli esploratori dell’Antartide che per oltre un secolo hanno tentato, con mezzi ben più inadeguati della Sterna Paradisaea, di esplorare l’ultima Terra Incognita sul nostro pianeta. La conquista antartica dimostra quanto il desiderio di esplorare e conoscere il nostro mondo sia insito nella natura umana, a dispetto del denaro, della fama o anche solo delle eventuali ricchezze che vi avremmo potuto trovare. Gente tosta gli esploratori dell’Antartide come quel piccolo uccellino che ogni anno compie il suo viaggio a/r verso le terre australi.
La scoperta dell’Antartide
A giudicare dall’accoglienza ricevuta dai primi esploratori che avvistarono il continente antartico, non sorprende più di tanto il fatto che, per almeno una cinquantina d’anni, l’Antartide sia stato cancellato dai planisferi. Non dico che avrebbero meritato onori e fama imperitura, ma a dispetto di un Cristoforo Colombo, di un Amerigo Vespucci o di un Livingstone, ai nomi di Bellingshausen, Palmer o Davis è toccata una sorte simile a quella riservata ai territori da loro scoperti.
A Fabian Gottlieb Thaddeus von Bellingshausen[4] è riconosciuta la scoperta dell’Antartide, quando il 28 gennaio del 1820 avvistò, a bordo della nave Vostok, della marina militare russa, la Costa della Principessa Marta. Tornato in patria nessuno si interessò alle esplorazioni da lui effettuate e i suoi diari di bordo sarebbero stati pubblicati solo dieci anni più tardi.
Indifferenza condivisa anche dai superiori di Edward Bransfield, navigatore britannico che scoprì l’Antartide con un ritardo di soli due giorni rispetto al comandante Bellingshausen. Il 30 gennaio del 1820 Bransfield avvistò la penisola di Trinity, il punto più settentrionale della penisola antartica. I suoi diari e le mappe, da lui realizzate nel corso della spedizione, furono consegnati all’Ammiragliato di Sua Maestà che, più interessato all’esplorazione del passaggio a nord-ovest, mise in un cassetto le scoperte di Bransfield.

E siamo a due dei tre esploratori che si contendono il primato della scoperta dell’Antartide. L’ultimo in ordine di tempo fu il cacciatore di foche Nathaniel Palmer che nel novembre dello stesso anno avvistò le coste dell’Antartide e scoprì le Isole Orcadi Meridionali. Di certo poco interessato alle implicazioni geografiche della sua scoperta, il cacciatore del Connecticut proseguì nell’attività che l’aveva spinto così a sud, dedicandosi, una volta in pensione, ai primi trasporti espressi via mare tra Boston e Hong Kong. Tipo pratico il Palmer.
Spiace deludere gli animi più romantici, ma la scoperta dell’Antartide non potrebbe essere stata accolta con più gelo dalle potenze marittime del tempo. Passeranno più di dieci anni prima che vengano approntate spedizioni antartiche con l’obiettivo di raggiungere il continente di ghiaccio e sbarcarvi.
La conquista del Polo Sud
A partire dal 1837 è come se, le grandi potenze marittime, si fossero accorte per la prima volta della presenza, sugli atlanti, di nuovi territori; dai confini imprecisi, certo, ma della cui esistenza nessuno più dubitava.
Seguì una corsa alla conquista del Polo Sud nella quale i francesi volevano superare i britannici che avevano raggiunto nel corso della Spedizione Weddel (1823) i 74°34′ S: toccando il punto più meridionale mai raggiunto fino ad allora. Il re Luigi Filippo d’Orléans affidò la conquista del Polo Sud all’ammiraglio Jules Dumont d’Urville, mentre gli inglesi che non avevano nessuna intenzione di restare indietro, affidarono l’incarico a James Clark Ross. Da parte loro gli Stati Uniti avevano tutto l’interesse a partecipare a quella che si configurava sempre più come una corsa contro il tempo per la conquista del Polo Sud. Nel 1838 l’incarico di guidare la spedizione antartica statunitense fu affidato all’ufficiale di marina Charles Wilkes.

Spedizione d’Urville (1827-1840)
La spedizione francese in Antartide salpò dal porto di Tolone il 7 settembre 1837. Al comando della missione il capitano di lungo corso Jules Dumont d’Urville che all’epoca aveva 47 anni e una lunga esperienza di navigazione maturata nei suoi precedenti viaggi intorno al mondo. Jules d’Urville non era solo un uomo di mare, un esploratore antartico votato all’azione, ma anche un appassionato studioso di lingue, botanica ed entomologia, oltre a possedere un occhio attento per le antichità classiche. A lui si deve l’acquisto da parte francese della Venere di Milo, oggi conservata al Museo del Louvre e che gli valse la promozione a tenente di vascello. All’epoca funzionava così.

L’obiettivo della spedizione antartica di d’Urville era quello di superare i 74°34′ di latitudine sud raggiunti nel 1823 dalla missione inglese guidata da James Weddell. Ma l’impresa si rivelò proibitiva fin da quando, un anno dopo la partenza, avvistarono nel gennaio del 1838 il primo iceberg. Ferme all’ancora in una baia priva di ghiaccio le due navi, l’Astrolabe e la Zélée ripresero la rotta verso il punto più a sud qualche settimana dopo, superando le isole Shetland meridionali e intitolando una nuova porzione di terra avvistata a Luigi Filippo (oggi conosciuta come Terra di Graham). La spedizione antartica francese alla conquista del Polo Sud fece marcia indietro nel febbraio del 1838 raggiungendo i 63° 23′ di latitudine sud. Lo scorbuto, il ghiaccio e le condizioni meteorologiche estreme avevano vinto. Rispetto agli esploratori antartici precedenti d’Urville e il suo equipaggio furono accolti con tutti gli onori: al comandante fu conferito il titolo di contrammiraglio, mentre ai membri superstiti 15mila franchi in oro.
Spedizione Wilkes – United States Exploring Expedition (1838-1842)
Nella competizione per la conquista del Polo Sud tra Francia e Inghilterra si inseriscono anche i giovani Stati Uniti. La missione guidata da James Wilkes si proponeva di cartografare con maggiore precisione l’Oceano Atlantico e quello Pacifico. L’intento non era solo ed esclusivamente scientifico, visto che entravano in gioco gli interessi mercantili statunitensi nella caccia alle foche e alle balene. All’epoca l’olio di balena rappresentava una materia prima essenziale per la produzione di combustibile per l’illuminazione. La flotta di sei navi lasciò il porto di Norfolk nell’agosto del 1838 per farvi ritorno solo quattro anni più tardi, nel giugno del 1842.

La spedizione di Wilkes in Antartide e i rilevamenti cartografici effettuati durante la missione consentirono per la prima volta di confermare la continentalità dei nuovi territori e di superare, per quel che vale, il punto più a sud raggiunto dalla missione di d’Urville. La spedizione antartica di Wilkes toccò i 69° 30’ di latitudine sud. Al comandante James Wilkes è oggi intitolata una porzione del continente antartico, Terra di Wilkes, compresa tra la Terra della Regina Maud e la Terra Adelia. Al suo ritorno in patria il comandante Wilkes, che nel frattempo sia era autonomamente insignito del titolo di capitano e commodoro, fu accolto con un bel processo per maltrattamenti e abusi sull’equipaggio.
Spedizione Ross (1839-1843)
Si sarà capito, a questo punto, che la faccenda del furthest south[5] (il punto più a sud) non era solo una questione di coordinate e numeri. Per lungo tempo gli esploratori antartici hanno organizzato missioni e spedizioni per raggiungere l’inafferrabile Polo Sud, dove nel 1911 Roald Amundsen avrebbe piantato la bandiera norvegese (perdonate lo spoiler!). Questione di fama e prestigio, come accade negli spazi verticali, dove gli alpinisti si danno da fare per raggiungere per primi le vette. Un tassello importante nella conquista del Polo Sud fu fornito dalla missione degli esploratori antartici James Ross e Francis Crozier che a bordo della Erebus e della Terror attraversarono nel gennaio del 1841 il circolo polare artico.

Un mese dopo, il 2 febbraio del 1841, raggiunsero la latitudine di 78° 10′ S, con tanti saluti a d’Urville e Wilkes. Ross e Crozier avevano raggiunto, per conto di Sua Maestà, il nuovo furthest south. La spedizione inglese fornì, al profilo antartico, una generosa dose di toponimi che ancora oggi troviamo negli atlanti moderni: i monti dell’Ammiragliato, la Terra della Regina Vittoria, il monte Erebus, il monte Terror e Possession Island. E la più grande base scientifica presente sul continente antartico, il campo McMurdo, prende il nome dal tenente Archibald McMurdo, imbarcato sulla Terror; base che guarda caso si trova proprio sull’isola di Ross.
Esploratori in Antartide: eroiche spedizioni al Polo Sud
Dopo la spedizione antartica di Ross e Crozier si registra un vuoto di trent’anni, prima che gli esploratori dell’Antartide riprendano passione e finanziamenti per le missioni polari. Fu la spedizione Challenger (1872–1876) guidata dal comandante Nares a inaugurare una nuova epoca di viaggi alla conquista del Polo Sud. Il rinnovato interesse per il raggiungimento del furthest south seguì un andamento annuale senza però registrare significativi traguardi. Spesso le spedizioni erano male equipaggiate, come la spedizione belga del 1897, con personale poco preparato alle rigide condizioni climatiche e con un equipaggiamento a dir poco improvvisato. Se a questo aggiungiamo i ghiacci, il freddo intenso e la carenza di cibo disponibile possiamo solo immaginare le difficoltà affrontate dai primi esploratori dell’Antartide in un continente più adatto a starne, pinguini e foche che agli esseri umani.

Eppure in quest’epoca eroica di esploratori antartici ci fu anche chi seppe adottare soluzioni innovative per la sopravvivenza in territori così estremi, come il comandante Carsten Borchgrevink che all’età di 34 anni guidò, non senza difficoltà, la spedizione inglese Southern Cross. Oltre a piazzare nel gennaio del 1900 il record personale di 78°50′S (nuovo furthest south) la spedizione inaugurò molte delle innovazioni poi adottate dalle missioni successive. Fu la prima a impiegare cani e slitte, la prima a sbarcare sul continente antartico e a installarvi degli edifici prefabbricati, dimostrando quindi la possibilità di sopravvivere a condizioni climatiche così estreme. Una possibilità che avrebbe aperto la strada agli esploratori dell’Antartide più celebri e conosciuti: Ernest Shackleton, Robert Scott e Roald Amundsen.

Spedizione Nimrod (1907-1909)
Robert Shackleton è stato uno dei più grandi esploratori dell’Antartide e comandante della spedizione Nimrod salpata dalla Gran Bretagna nell’agosto del 1907. La conquista del Polo Sud si dimostrò fin dall’inizio una chimera, in una missione fortemente influenzata dalla figura di un altro grande esploratore dell’Antartide: Robert Falcon Scott. Sia Shackleton che Scott avevano partecipato qualche anno prima alla spedizione antartica Discovery: il primo in qualità di ufficiale, il secondo come comandante.
Il successo e la fama ottenuti da Scott e il suo ego piuttosto ingombrante, fecero sì che nella sua successiva missione al Polo Sud, Shackleton abbia fatto molta fatica a trovare finanziamenti sia pubblici che privati. Nel settore delle esplorazioni antartiche britanniche non si muoveva foglia senza il beneplacito di Scott.

Nonostante tutto la missione verso il Polo Sud ha inizio e il 3 febbraio del 1908 Shackleton stabilisce il suo campo base a Capo Royds, affacciato sul canale McMurdo e da qui si prefigge l’impegnativa scalata del Monte Erebus, la cui cima inviolata si trova a 3.795 metri sul livello del mare. La spedizione è coronata dal successo e l’esploratore antartico, insieme agli altri membri della missione, allestirà una nuova spedizione per la conquista del Polo Sud. Una marcia interminabile di centinaia di chilometri e indicibili fatiche porterà Shackleton e i suoi uomini a toccare un nuovo furthest south a 88°23′ S: a sole 97 miglia geografiche dal Polo Sud. Shackleton e i suoi uomini avrebbero trascorso in Antartide più di un anno: dal febbraio 1908 fino al marzo del 1909 quando risaliranno a bordo della Nimrod per il viaggio di ritorno.
Spedizione Amundsen (1910-1912)
Sono gli anni della corsa alla conquista del Polo Sud. Ci aveva provato Shackleton e prima di lui Scott, così come lo stesso Amundsen a bordo della RV Belgica cinque anni prima. Una corsa contro il tempo che indusse l’esploratore dell’Antartide Roald Amundsen ad allestire in gran segreto la propria spedizione. L’equipaggio verrà informato solo a Madera della vera destinazione del viaggio: pensavano tutti di andare in missione al Polo Nord e invece la nave era diretta verso sud. Freddo per freddo, devono aver pensato gli uomini di Amundsen… nessuno dei quali si tirerà indietro.
L’esploratore mise in piedi il campo base presso la baia delle Balene il 10 febbraio del 1911, ottenendo un immediato vantaggio rispetto alle precedente spedizione di Shackleton. Il sito scelto da Amundsen si trovava infatti cento miglia più vicino al Polo Sud rispetto a quello dell’esploratore britannico.

Occorreranno più di sei mesi prima che la spedizione alla conquista del Polo Sud venga allestita. Mesi trascorsi a organizzare i preparativi nell’attesa della stagione più favorevole per la spedizione. Il primo tentativo compiuto nel settembre del 1911 si rivelerà un insuccesso. Ipotizzando un precoce arrivo della primavera australe, il gruppo di esploratori antartici si metterà in marcia, ma ben presto le temperature, scese a 51° sotto lo zero, renderanno impossibile proseguire nella conquista del Polo Sud. Una nuova missione, con un gruppo di cinque uomini, 52 cani e quattro slitte si metterà in marcia nell’ottobre del 1911. Uno a uno vengono superati i depositi di cibo, allestiti nei mesi precedenti, oltrepassato il furthest south della spedizione Shackleton e dopo 55 giorni di viaggio tra crepacci, altopiani ghiacciati e un paesaggio sconosciuto raggiungono i 90°00’. Amundsen, Hanssen, Hassel, Wisting e Bjaaland raggiungono il Polo Sud il 14 dicembre del 1911.

Spedizione Terranova – Robert Falcon Scott (1910-1913)
L’esploratore antartico Robert Falcon Scott poté contare per la propria missione su 65 uomini di equipaggio, pony provenienti dalla Mongolia, motoslitte e cani. La sua nave, la Terranova, misurava 57 metri di lunghezza ed era equipaggiata con una propulsione a vela e un motore da 140 CV. La preparazione dei suoi uomini, alcuni dei quali avevano partecipato come Scott ad altre spedizioni polari, la generosità dello sponsor privato che aveva finanziato l’intera spedizione e un’attenta pianificazione della missione garantirono a Robert Falcon Scott la conquista del Polo Sud il 17 gennaio del 1911: un mese dopo Roald Amundsen.

Un ritardo in parte dovuto a condizioni meteorologiche avverse che non fecero che peggiorare durante il viaggio di ritorno. Tempeste, disidratazione e malnutrizione, oltre a un terreno sempre più difficile da percorre a causa dell’instabilità dello strato nevoso, prolungarono i giorni necessari al raggiungimento dei vari depositi alimentari disposti lungo il cammino. Alla fine arriveranno a percorrere non più di cinque chilometri al giorno, in quella che si delineava sempre di più come un’impossibile marcia verso la salvezza. Con le provviste ridotte al minimo e una tempesta che li avrebbe bloccati per giorni all’interno di una tenda, Robert Falcon Scott, Henry Robertson Bowers, Edgar Evans, Edward Adrian WilsoneLawrence Oates, moriranno assiderati nel loro rifugio tra il marzo e l’aprile del 1912. Le ultime pagine del diario di Scott risalgono al 29 marzo. A nulla valse il sacrificio di Lawrence Oates[6] che il 17 marzo aveva abbandonato la tenda in cui avevano trovato rifugio per garantire ai suoi compagni qualche giorno in più di sopravvivenza.

Note
1 La migrazione più lunga: sterna artica, andata e ritorno per l’Antartide, Repubblica.it, 7 giugno 2016, da https://www.repubblica.it/ambiente/2016/06/07/news/scoperto_animale_con_migrazione_piu_lunga_e_sterna_artica-141481817/↵
2 HMS Resolution, Wikipedia (en), 9 giugno 2020, da https://en.wikipedia.org/wiki/HMS_Resolution_(1771)↵
3 HMS Resolution (1771) Viaggi di Cook , Wikipedia L’enciclopedia libera, 9 giugno 2020, da https://it.wikipedia.org/wiki/HMS_Resolution_(1771)#Viaggi_di_Cook↵
4 T. Armstrong, Bellingshausen and the discovery of Antarctica, Polar Record, 9 giugno 2020, estratto da https://www.cambridge.org/core/journals/polar-record/article/bellingshausen-and-the-discovery-of-antarctica/C3645AD5995D47C1E3E2B8218D991E0E↵
5 Farthest South, Wikipedia L’enciclopedia libera, 9 giugno 2020, da https://it.wikipedia.org/wiki/Farthest_South↵
6 G. King, Sacrifice Amid the Ice: Facing Facts on the Scott Expedition, Smithsonian Magazine, 9 giugno 2020, da https://www.smithsonianmag.com/history/sacrifice-amid-the-ice-facing-facts-on-the-scott-expedition-96367423/↵